La Silver Age dell'Italia

L'Istat ha diffuso nei giorni scorsi le proiezioni demografiche per la popolazione italiana aggiornate al 2022: i nuovi dati, che non si discostano in maniera significativa dai precedenti, mostrano in modo inequivocabile come il nostro Paese stia entrando a velocità sostenuta in una nuova fase storica, la Silver Age  

Lorenzo Vaiani

Il futuro dell’Italia è Silver, può sembrare un paradosso ma così non è. Il nostro Paese sta vivendo una progressiva e via via sempre più accentuata fase di invecchiamento, come certificato dalle nuove proiezioni demografiche elaborate dall’Istituto nazionale di statistica e diffuse il 22 settembre scorso.


Il futuro della popolazione italiana: meno residenti e calo delle nascite 

Le nuove previsioni realizzate dall’Istat sulla base dei residenti all'1 gennaio 2021 indicano un significativo calo della popolazione, già in atto da qualche anno, e destinato a diventare sempre più importante. Nel dettaglio, la popolazione italiana dovrebbe passare dai 59,2 milioni di abitanti del 2021 a 57,9 milioni nel 2030, per poi scendere ulteriormente a 56,4 nel 2040 e assestarsi a 54,2 milioni nel 2050: ciò significa che annualmente verrebbe registrata una riduzione media pari a un terzo di punto percentuale, vale a dire il -3,3‰. Le proiezioni effettuate dall’Istat tengono peraltro già conto dei flussi migratori sia in entrata che in uscita; pertanto, a meno di incredibili e al momento non prevedibili arrivi di persone dall’estero (nelle ultime stime effettuate dall’Istituto nazionale di statistica si ipotizza un saldo migratorio annuo in diminuzione dalle attuali +150mila unità alle circa +120mila del 2070) il numero di abitanti del nostro Paese è inesorabilmente destinato a contrarsi. 

Quasi di riflesso, da molteplici e variegati esponenti della società civile e della sfera politica viene frequentemente rilanciata l’importanza di incrementare il numero di nascite per contrastare il calo demografico in atto. Anche con un incremento significativo del numero di figli per donna dall’attuale valore di 1,2 a un ipotetico 1,8, il numero di nuovi nati resterebbe però intorno alle 400.000-450.000 unità in quanto il numero di donne in età fertile è in costante diminuzione per via del ridotto numero di nati registrato negli scorsi anni. Risulta chiaro, quindi, come la panacea promossa a più voci, per quanto comprensibile in via di principio, sia destinata a essere poco efficace.
 

Il futuro della popolazione italiana: più anziani e famiglie più piccole 

Oltre alla progressiva riduzione del numero di abitanti, nel nostro Paese è in atto un altro importante fenomeno demografico: l’invecchiamento sempre più marcato. Le nuove proiezioni Istat stimano che nel 2050 la fascia d’età over 65 rappresenterà il 35% dell’intera popolazione (oggi è pari al 23,5%). Viceversa, l’incidenza percentuale degli under 14 è destinata a ridursi dall’attuale 13% al 11,7% del 2050, così come la fascia d’età tra i 15 e i 64 anni che scenderebbe da un’incidenza percentuale del 63,6% al 53,4% del 2050. E se questo trend di longevità già da solo presenta sfide importanti per il futuro prossimo, all’orizzonte vi è un’ulteriore tematica sfidante, quella relativa al numero di persone sole. Oggi gli ultra65enni rappresentano la metà delle persone che vivono sole in Italia e l’incidenza è destinata a crescere fino ad arrivare al 60% nel 2041: in valori assoluti, ciò corrisponde a 6,1 milioni di Silver soli (+44%). Un incremento che comporterà sicuramente una crescita dei fabbisogni di assistenza ma che potrà anche avere dei risvolti positivi: ad esempio, la maggior sopravvivenza - laddove affiancata da una migliore qualità della vita - potrebbe consentire a queste persone di svolgere un importante ruolo sociale a favore delle proprie comunità. 

A certificare come il fenomeno dell’invecchiamento sia in atto sono anche gli indicatori di struttura della popolazione. Per l’età media della popolazione italiana, ad esempio, i nuovi calcoli Istat riportano un valore medio per il 2030 pari a 47,9 anni, per poi salire a 50,6 nel 2050 (oggi il valore è pari a 45,9 anni). Anche l’indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra ultra65enni e under 14, mostra chiaramente i prossimi mutamenti: il dato, attualmente pari a 188, sarà pari nel 2050 a 299, il che significa che ogni 299 persone in quiescenza ci saranno 100 individui con età inferiore ai 14 anni. Ancora, un’ulteriore conferma arriva dall’indice di dipendenza dagli anziani, ovvero il rapporto tra over 65 e popolazione in età da lavoro (15-64 anni), che oggi presenta un valore pari a 37,5 e che è destinato a crescere entro il 2050 a 65. Più che verosimile dunque che, nei prossimi anni e decenni, l’età di pensionamento, già indicizzata all’aspettativa di vita, sia destinata a scivolare sempre più in avanti (verosimilmente per il 2050 sarà intorno ai 70 anni). 

 

L'inizio di una nuova fase d'argento? 

È pertanto possibile affermare come l’Italia sia entrata in una nuova fase, la Silver Age. Questo periodo, caratterizzato dal progressivo invecchiamento della popolazione pone certamente importanti sfide tanto per il decisore pubblico quanto per il mercato privato, sia in termini di policy da implementare che di offerta di servizi e nuovi consumi da soddisfare, come emerso in maniera puntuale all’interno del Quaderno di Approfondimento "Silver Economy, una nuova grande economia. Chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silver italiani". Le nuove previsioni diffuse da Istat, infatti, confermano e rafforzano quanto emerso all’interno della pubblicazione curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, sia in termini di una necessaria e non procrastinabile ricalibratura della spesa pubblica sia di nuove opportunità per gli operatori privati. 

Due esempi su tutti permettono di capire verso quale direzione occorrerà muoversi nei prossimi anni. All’interno dello studio è stato messo in evidenza il rilevante peso a carico delle famiglie per la spesa per la Long Term Care (LTC), che per il 2020 è ammontata a circa 33,4 miliardi di euro, cui bisogna aggiungere almeno altri 31,3 miliardi di spesa pubblica, che corrispondono all’1,9% del PIL 2020. In quell’anno il numero di persone over 65 era pari a 13,9 milioni e di questi 2,8 milioni risultavano essere non autosufficienti: ciò significa che la spesa pro-capite totale per la LTC si aggira intorno ai 23.000 euro [1]. In totale, sommando la componente pubblica e quella privata, sono stati dunque spesi oltre 60 miliardi per far fronte ai bisogni legati alla non autosufficienza. Se si pensa che, come scritto poco sopra, nel 2041 le persone ultra65enni saranno più di 18 milioni e di queste 6,1 milioni saranno completamente sole, è facilmente intuibile l’importanza di agire per tempo per fronteggiare il problema. 

Il secondo esempio riguarda invece l’invecchiamento attivo. Nel 2021, in Italia, le persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni occupate sono poco più di 1 su 2 (53,4%), valore molto distante da quello registrato in Paesi come la Germania (71,8%), i Paesi Bassi (71,4%) o il Portogallo (63,4%), e anche dalla stessa media UE a 27 Paesi (60,5%). Risulta pertanto essenziale incrementare l’attuale scarsa partecipazione alle forze di lavoro dei senior, anche in vista del progressivo, e in parte inevitabile, scivolamento dell’età di pensionamento. È opportuno sviluppare e implementare una strutturale riforma del mercato del lavoro che preveda, da un lato, l’incremento delle politiche di invecchiamento attivo (oggi solo il 6,1% dei 55-64enni svolgono formazione continua) e, dall’altro, un ripensamento delle modalità e degli ambienti di lavoro con lo spostamento dei lavoratori più anziani in posizioni meno labour intensive. Altrettanto fondamentale, infine, non cadere (al di fuori di dove strettamente necessario) nella facile e frequente tentazione di ricorrere a prepensionamenti e anticipazioni, che rischierebbero di rendere insostenibile un incremento della spesa per pensioni, già destinata a crescere “fisiologicamente” per via dell’ondata di pensionamenti in arrivo legata alla coorte dei cosiddetti baby boomer.  

In conclusione e alla luce di quanto scritto, risulta evidente come in Italia sia iniziata una nuova fase storica, la Silver Age. Un nuovo periodo, come si è detto, che porterà con sé molteplici sfide ma al tempo stesso creerà nuove opportunità e con esse una nuova grande economia che, sempre secondo le stime di Itinerari Previdenziali, nel nostro Paese già oggi vale tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro.

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

10/10/2022


[1] Il dato pro-capite è stato calcolato dividendo la spesa per LTC pubblica e privata pari a 64,5 miliardi di euro per il numero di persone ultra65enni non autosufficienti pari, in difetto, a circa 2,8 milioni. 

 
 

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