Gli italiani e il risparmio: quale valore in quest'epoca di incertezza?

Presentata in occasione della Giornata mondiale del Risparmio, la ricerca Acri-Ipsos “Gli italiani e il risparmio”, in questa edizione inevitabilmente influenzata da guerra in Ucraina e crisi energetica: la ventata di ottimismo dello scorso anno lascia così spazio al timore verso il futuro e a una gestione non sempre lungimirante del proprio denaro

Mara Guarino

Se già Istat, dopo l’effetto rimbalzo del 2021, aveva certificato una discesa della fiducia per il clima economico nel nostro Paese, a confermare le preoccupazioni degli italiani arriva anche dall’indagine Acri-Ipsos su valore e gestione dei risparmi, come ogni anno presentata alla vigilia della Giornata mondiale del Risparmio, promossa dall’Associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine Bancaria e le Casse di Risparmio Spa. Individuando una chiara correlazione con uno scenario aggravato da conflitto in Ucraina, inflazione e aumento del costo dell’energia, lo studio fotografa, infatti, la situazione di crescente difficoltà e insoddisfazione di molte famiglie: a fronte di un 6% che si dichiara molto soddisfatto per la propria condizione finanziaria, il 17% ritiene di non esserlo affatto, dato in crescita di ben 6 punti percentuali rispetto allo scorso anno. 

Sentiment negativo che si ripercuote anche sul futuro, con timori e preoccupazioni solo in parte attenuati dal PNRR, vissuto dalla maggioranza del campione più come una risposta emergenziale alle contingenze del momento che come un’autentica occasione di svolta e rilancio per il Paese. Guardando ai prossimi 3 anni, il 56% degli intervistati è pessimista circa la situazione economica italiana, il 45% riguardo quella dell’Europa e il 36% dichiara che anche quella mondiale è destinata a peggiorare. Con inevitabili ripercussioni sulla propensione al risparmio delle famiglie, che già un terzo del campione vede di conseguenza minacciata nei prossimi mesi. 

Figura 1 – Nel corso dei prossimi 12 mesi, Lei/la Sua famiglia pensa di riuscire a risparmiare più o meno di quest’anno?

Figura 1 – Nel corso dei prossimi 12 mesi, Lei/la Sua famiglia pensa di riuscire a risparmiare più o meno di quest’anno?

Fonte: Indagine annuale Acri-Ipsos “Gli italiani e il risparmio”, 22esima edizione
 

Guerra, inflazione, consumi e risparmi: cosa ci riserva il futuro 

A pesare sulla percezione, e sulle tasche, dei risparmiatori italiani soprattutto la spinta inflazionistica. Tanto che, se la percentuale di famiglie interessate da una situazione lavorativa sfavorevole è rimasta pressoché invariata rispetto alla scorsa indagine, il tenore di vita è peggiorato secondo il 19% degli intervistati (era il 10 nel 2021). Al tempo stesso, tuttavia, non accentuata la propensione a fare a grandi rinunce nel desiderio di tornare a vivere a pieno regime dopo il periodo buio del lockdown: ecco dunque che, stando a quanto emerso dalla surveyl’inflazione sta riducendo i risparmi cumulati, proprio perché - per mantenere quanto più possibile inalterati i propri consumi  (seppur con una certa accortezza) - molti italiani hanno fatto ricorso a riserve o a prestiti. 

Di riflesso, tendono a ridursi le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà: il 39%  (era il 42% nel 2021) potrebbe affrontare con serenità una spesa imprevista pari a 10.000 euro, il 75% una di 1.000 (valore pari al 42% lo scorso anno). D’altro canto, la capacità di risparmio continua a essere vissuta, a maggior ragione in una situazione di incertezza come quella attuale, come una priorità: più di un terzo (37%) non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce  però tenere liquido; un accumulo quasi fine a sé stesso, con tutti i rischi del caso considerato l’elevato livello di inflazione,  e nel quale gli investimenti tendono a giocare un ruolo di secondo piano. Tra gli investitori, comunque in crescita la preferenza per strumenti finanziari meno rischiosi e maggiormente orientati alla protezione.

Figura 2 – In generale, Lei investe almeno una parte dei Suoi risparmi, oppure li mantiene liquidi sul conto corrente? 

Figura 2 – In generale, Lei investe almeno una parte dei Suoi risparmi, oppure li mantiene liquidi sul conto corrente?

Fonte: Indagine annuale Acri-Ipsos “Gli italiani e il risparmio”, 22esima edizione

Questo desiderio di cercare nel risparmio una fonte di rassicurazione si scontrerà tuttavia, secondo i risultati dell’indagine, con l’effettiva capacità di assolvere al compito nei prossimi 12 mesi: considerato l’aumento del costo della vita più di un terzo degli italiani (35%) risparmierà meno e solo l’11% in misura maggiore, modificando gli equilibri registrati fino allo scorso anno quando i due estremi (risparmierò di più vs di meno) erano pressoché allineati (26% di meno, 22% di più). A ogni modo, sono pochi quanti si sentono al riparo dagli effetti inflattivi e i rincari sono infatti fonte di preoccupazione per l’83% del campione, con punte del 90% toccate nel caso delle famiglie con figli. 

 

La mancanza di prospettive a lungo termine: in problema di educazione finanziaria? 

Insomma, malgrado una notevole consapevolezza del clima incerto cui si sta andando incontro, spirale inflazionistica e decremento del potere d’acquisto delle entrate familiari  ancora non portano gli italiani a privilegiare un impiego del denaro diverso dall’accumulo. Anzi, paradossalmente, l’aumento dei prezzi sta producendo l’effetto opposto, con una crescente propensione verso la liquidità come forma di tutela verso l’imprevisto, denotando una visione poco lungimirante e, in parte, legata alla difficoltà di identificare l’investimento ideale. Spendere il denaro a disposizione o tenerlo a disposizione sul conto corrente è la soluzione verso cui propende il 63% degli italiani, contro il 61% registrato nel 2021. E se la precedente edizione dell’indagine, a fronte della concreta possibilità di ripresa del Paese post COVID, aveva osservato una maggiore apertura verso gli investimenti e verso gli strumenti finanziari più a rischio da parte degli investitori, tale propensione si sarebbe ridimensionata in questo difficile 2022, riportando il livello di apertura all’investimento a livelli analoghi a quelli dell’anno della pandemia (2020). 

Pesa senza dubbio il fatto che, nel risparmio e nella possibilità di accumulo, solo poco meno di due terzi degli italiani intraveda anche la possibilità di progettare il futuro, peraltro con indicazioni molto variabili anche in termini di orizzonte temporale, che spazia tra gli intervistati tra i 2 e i 10 anni. Ma incide forse ancora di più una cultura finanziaria storicamente lacunosa che, da molti anni, porta a descrivere i nostri connazionali come bravi risparmiatori ma anche come investitori non altrettanto efficienti (in relazione ai propri obiettivi): numeri alla mano, deficitaria soprattutto la quota di risparmio/investimento destinata a esigenze di lungo periodo. D’altro canto, ragionare sul breve periodo è certamente più “semplice”, ma spesso porta a prendere decisioni di investimento poco in linea con le proprie esigenze future. 

E chissà allora che l’attuale congiuntura sfavorevole, unita all’ingente piano di risorse attivato dal PNRR, non diventi quantomeno un’occasione per il nuovo governo: perché non dare più spazio, innanzitutto (ma non solo) all’interno delle scuole, a programmi tesi a incrementare conoscenze e competenze economico-finanziarie degli italiani, favorendo così anche l’allocazione del risparmio verso investimenti di lungo periodo?

Mara Guarino, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

7/11/2022

 
 
 

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