La sanità integrativa italiana: una (grande) risorsa, da mettere ancora a fuoco

Cresce il desiderio di tutela della salute degli italiani e, di riflesso, anche il numero di aderenti a forme di sanità integrativa, i cui principali operatori possono dunque ormai vantare numeri importanti anche in termini patrimoniali: il quadro tracciato dal Nono Report curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Lorenzo Vaiani

Premessa indispensabile a farsi per un quadro dettagliato sulla diffusione della sanità integrativa italiana (e dei suoi operatori) è che, come già evidenziato in precedenti articoli, gli ultimi dati ufficiali disponibili presso l’Anagrafe dei fondi sanitari del Ministero della Salute risalgono al periodo pre COVID-19, e in particolare all’anno fiscale 2019. All’epoca, i 318 fondi attestati avevano a carico un totale di 14.715.200 persone, comprendenti, oltre ai lavoratori, anche i loro familiari, i pensionati e i familiari di quest’ultimi e con un ammontare generale impegnato per erogare le prestazioni sanitarie pari a 2,83 miliardi di euro, di cui 928 milioni (il 32,8%) destinati esclusivamente all’erogazione di prestazioni extra-LEA.

Il Nono Report Annuale “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021” curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali  permette di avere uno sguardo più aggiornato e con un maggior livello di dettaglio, anche grazie ai dati di bilancio reperiti sui siti istituzionali o forniti da alcune delle principali Casse, fondi e società di mutuo soccorso (SMS). In merito al quadro generale è dunque possibile affermare che, sulla base delle stime elaborate con l’ausilio delle serie storiche, negli anni segnati dall’emergenza sanitaria sia cresciuto sia il numero di soggetti assicurati, che nel corso del 2021 dovrebbe aver superato quota 15,5 milioni, sia l’ammontare generale e parziale che, sempre nell’ultimo anno, dovrebbero aver varcato rispettivamente la soglia dei 3 miliardi e del miliardo di euro.

Scendendo ancora più nel dettaglio, il Report permette poi di scandagliare con maggior attenzione iscrizioni e situazione patrimoniale dei principali operatori del Paese, tra Casse, fondi e società di mutuo soccorso (l’elenco dettagliato è riportato nel capitolo 9 della pubblicazione). A questi soggetti sono iscritti un totale di 9,04 milioni di persone, il che significa che il 16% degli enti ha in carico oltre la metà del totale delle persone assicurate (58%), con un incremento di iscritti totali rispetto al 2020 dell’8,8%. Se si considerano le prestazioni erogate si rileva come poco meno del 73% dell’ammontare generale, vale a dire 2,22 miliardi di euro sui 3,06 miliardi del totale sistema, è a capo dei cinquanta principali player. In questo caso, la crescita rispetto al 2020 è stata di quasi 500 milioni (+25,5%). Per quanto riguarda invece la stima dei contributi versati dagli iscritti, dato quest’ultimo non fornito dal Ministero della Salute, si può ipotizzare che, sempre con riferimento al 2021, i primi cinquanta enti abbiamo raccolto 2,74 miliardi di euro, con un incremento di oltre il 26% rispetto al 2020.

 

I principali operatori di assistenza sanitaria integrativa del "sistema Italia"

Volendo provare a stilare una “classifica”, si osserva come rispetto al numero di iscritti gli unici 3 fondi con oltre un milione di aderenti sono: Fondo Est, che associa tutte le imprese commerciali e di servizi e al quale aderiscono 1.875.000 persone, ovvero il 20,7% degli iscritti totali ai 50 principali operatori; Metasalute, la forma di assistenza sanitaria destinata ai metalmeccanici, con 1.313.879 unità (14,5%); ed Emapi, che riunisce gli iscritti alle Casse privatizzate dei liberi professionisti, con 1.050.000 unità (11,6%). Seguono, seppur a grande distanza San.Arti, la cassa dedicata agli artigiani, con 562.665 individui, e la società di mutuo soccorso MBA Mutua con 400.000 unità [1]. Se si considerano invece i contributi raccolti si riscontra la permanenza al primo posto di Fondo Est con 468,75 milioni di euro, che corrispondono al 17,1% dei contributi complessivamente raccolti dai principali enti, Casse e SMS; in seconda posizione sale FASI (il fondo di assistenza sanitaria dei dirigenti delle aziende industriali) con 398,88 milioni di euro (14,6%), mentre al terzo troviamo Metasalute con 215,04 milioni (7,9%). Al quarto e al quinto posto si collocano fine Intesa Fondo Sanitario, dedicato al personale del Gruppo Intesa, e Fasdac (dirigenti delle aziende commerciali), rispettivamente con 156,5 e 132,5 milioni di euro di contributi raccolti. Distribuzione analoga se si analizza il posizionamento rispetto all’ammontare delle prestazioni erogate: guida Fondo Est con 352,56 milioni di euro (15,8%), alle spalle si posizionano FASI con 308,95 milioni (13,9%) e Metasalute (193,9 milioni pari all’8,7%); anche in questo caso seguono Intesa fondo sanitario con 152,1 milioni di euro di prestazioni erogate e Fasdac con 104,6 milioni di euro.

 Tabella 1 – Classifiche delle prime 5 Casse, fondi e SMS per: iscritti, contributi e prestazioni

 Figura 1 – Classifiche delle prime 5 Casse, fondi e SMS per: iscritti, contributi e prestazioni

 Fonte: Nono Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021”

 

La gestione patrimoniale dei principali operatori italiani 

Il Nono Report fornisce poi un’interessante classifica sul patrimonio netto delle prime 19 Casse, fondi e Società di Mutuo Soccorso. A riguardo, risulta a ogni modo importante sottolineare sin da subito che quanto verrà illustrato di seguito è il frutto di una stima elaborata da Itinerari Previdenziali e basata sugli importi medi di versamento, sul numero di iscritti e sulle uscite per prestazioni: né l’Anagrafe né gli stessi fondi, in genere, forniscono infatti informazioni sull’ammontare dei patrimoni e delle riserve. Fatta questa premessa, spiccano tra gli enti con un patrimonio netto superiore ai 300 milioni FASI, Fondo Est, Casdic e Metasalute. Quelli con un patrimonio compreso tra i 101 e i 300 milioni sono San.Arti, Caspie, Fasdac, Quas, Faschim e ANIA, mentre tra quelli con un ammontare inferiore ai 100 milioni vanno segnalati MBA Mutua, Fisde Enel, Fondo Intesa, Cesare Pozzo, Casagit Salute, Assilt, Cadiprof, Uni.C.A. (Unicredit) e Asim. Più in generale, il patrimonio totale dei 50 fondi analizzati nel Report può essere stimato in 4,001 miliardi di euro, ovvero l’82,6% del patrimonio complessivo degli enti che costituiscono la sanità integrativa italiana.

Figura 1 – La classifica dei principali fondi, Casse e SMS per patrimonio netto

Figura 1 – La classifica dei principali fondi, Casse e SMS per patrimonio netto

Fonte: Nono Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021”

Per quanto riguarda la gestione finanziaria del patrimonio dei primi 50 operatori, dal Report emerge abbastanza chiaramente come tenda a prevalere la gestione diretta; tuttavia, non sono pochi i fondi che si avvalgono della gestione indiretta tramite delega a gestori terzi. Nel dettaglio, l’investimento in polizze assicurative è pari all’11%, con una crescita di quasi 7 punti percentuali rispetto al 2020; le obbligazioni e i Titoli di Stato hanno un’incidenza di poco superiore al 24%, con un’importante riduzione rispetto all’anno scorso quando pesavano per oltre il 40%, mentre la liquidità - conti correnti, gli investimenti a breve termine e i titoli postali - pesa per il 39% (+1,5 punti percentuali rispetto al 2020). Altre due voci fanno poi segnare un incremento del loro peso relativo: gli investimenti in OICR, che passano da un’incidenza del 9,5% del 2020 al 15% del 2021, e quelli in azioni che passano dal 5,2% al 6%. Infine, si rileva un incremento degli investimenti in FIA dal 3,7% al 5%. 

Figura 2 – Distribuzione % del patrimonio per tipologia di gestione per il 2021

Figura 2 – Distribuzione % del patrimonio per tipologia di gestione per il 2021

Fonte: Nono Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021”

Dati che, in conclusione, consentono di affermare come i fondi costituiti da più tempo e con un patrimonio cospicuo abbiano ormai iniziato a investire a tutti gli effetti come “normali” investitori istituzionali, cercando una diversificazione del patrimonio che consenta loro di migliorare i rendimenti. In generale, comunque, si rileva come tutti gli enti cerchino di effettuare investimenti che siano coerenti con le proprie attività specifiche, con una buona parte delle principali riserve che devono restare disponibili e liquidabili in tempi assai brevi. Osservazione ancora più vera per i fondi e le Casse con modeste dimensioni patrimoniali, mentre, come si diceva in precedenza, le realtà medio-grandi e grandi possono ormai permettersi una gestione maggiormente diversificata con investimenti delle riserve sul medio lungo periodo. 

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

20/9/2022
 


[1] Per MBA Mutua i dati su: numero di iscritti, contributi raccolti e prestazioni erogate sono stimati sulla base delle informazioni disponibili sul sito dell’Ente.

 
 

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