Il ballo dell'istruzione italiana: un passo avanti nella partecipazione, uno indietro nelle competenze
L'istruzione e l'acquisizione di competenze costituiscono un pilastro la crescita personale e per il progresso della società: dal Rapporto Bes 2024 emergono segnali incoraggianti ma persistono criticità su cui intervenire
Il benessere individuale si presenta come risultato di diversi fattori, tutti vincolati alla società entro cui il singolo agisce: viene da sé che una delle prime strutture sociali che il cittadino incontra sono quelle dellistruzione e della formazione. A tal proposito, sebbene possa risultare quasi scontata, proprio la scolarizzazione influisce non poco sulla vita delle persone: chi ha un livello di istruzione più elevato tende a vivere più a lungo, a godere di migliori condizioni lavorative e di salute, oltre che ad accedere più facilmente ai beni e servizi culturali del Paese.
In tal senso, in base al quadro delineato dal Rapporto Bes 2024: il benessere equo e sostenibile in Italia, negli ultimi anni il sistema educativo italiano mostra segnali positivi. Infatti, cresce la partecipazione ai percorsi di istruzione e formazione: la quota di persone tra 25 e 64 anni che possiede almeno un diploma aumenta dal 65,5% al 66,7%, mentre i giovani laureati o in possesso di titoli terziari salgono dal 30,6% al 31,6%. Anche la transizione dalla scuola superiore alluniversità migliora, passando dal 51,7% al 52,4%. Parallelamente, si riducono i giovani che abbandonano precocemente gli studi e i NEET (Not in Education, Employement or Training), che nel 2024 scendono al 15,2% della popolazione 15-29 anni (erano al 23,7% nel 2020 e al 23,2% nel 2018, prima della pandemia), pur rimanendo oltre il 20% in regioni come Calabria, Sicilia, Campania e Puglia. Il valore percentuale si conferma poi più alto tra le donne (16,6% contro 13,8%).
Figura 1 - Giovani che non lavorano e non studiano (NEET) per sesso e classe di età. Anni 2018-2024 (valori percentuali)
Fonte: Rapporto Bes 2024, Istat
In merito a questa fascia di giovani che non studia, non lavora, non segue una formazione è doveroso aprire una parentesi che metta in relazione la situazione italiana con quella del resto dei Paesi UE, anche alla luce delle ingerenze del COVID-19. A fronte di una media UE segnalata da Eurostat all11% per il 2024, il nostro Paese si colloca attualmente al secondo posto per numero di NEET tra i 15-29enni, subito dopo la Romania (19,4%). Tuttavia, è interessante notare come nella decade 2014-2024 il numero di giovani NEET è progressivamente diminuito in tutta Europa, fatta eccezione per il periodo pandemico, quando ha raggiunto il suo picco più alto. Infatti, superato il 2020-2021, la quota di NEET è costantemente diminuita, assestandosi nel 2024 su un valore percentuale inferiore rispetto allo scoppio della pandemia per tutte le fasce detà. Si tratta quindi di un segnale di ripresa: tra laltro, Eurostat riporta lItalia tra i Paesi UE in cui nel periodo interessato si è registrata una delle riduzioni maggiori nei tassi di NEET in termini di punti percentuali (-11 pp), di poco sotto la Croazia (-11,1 pp), e dopo la Grecia (-12,5 pp) e la Bulgaria (-11,3 pp).
Sul fronte dellistruzione superiore, nel 2024 il 31,6% dei giovani 25-34enni possiede un titolo terziario: un aumento rispetto agli anni precedenti (il 30,6% nel 2023 e il 27,9% nel 2018) trainato soprattutto dalle donne, che continuano a iscriversi alluniversità più degli uomini (58,9% contro 45,8% nel 2023). Anche in questo caso, rimangono però forti differenze territoriali: nel Mezzogiorno solo il 40,6% dei ragazzi si iscrive alluniversità nellanno del diploma. Non deve dunque sorprendere che nel confronto europeo lItalia sia ancora indietro: nellUE27 il 44,1% degli under 35 ha un titolo terziario e l80,5% delle persone 25-64 anni ha almeno il diploma, contro il 66,7% in Italia. Dei vari titoli di studio, le lauree STEM sono particolarmente sottorappresentate: in Italia si registrano 18 laureati ogni 1.000 giovani 20-29enni, contro una media europea di 22. Il divario è più marcato per le donne (14 ogni 1.000, contro 21 uomini), con pesanti conseguenze sugli squilibri di carriera.
Parallelamente alla scolarizzazione, anche la partecipazione culturale fuori casa raggiunge nel 2024 il valore più alto dellultimo decennio (37,4%), con un aumento di 5,8 punti rispetto al 2014, fatta eccezione per il cinema, cui ha remato contro la diffusione delle piattaforme di streaming. Sebbene si sia registrata una crescita nella frequentazione delle biblioteche, la lettura di libri e quotidiani continua però a diminuire: passa dal 37,9% del 2014 al 35,3% del 2024, con un calo significativo dei lettori di quotidiani (dal 28,8% del 2016 al 20,9% del 2024), mentre rimane stabile la quota di lettori di libri (circa il 23%).
Più problematica è la situazione in merito alle competenze degli studenti. Infatti, a fronte di un aumento del numero di studenti che riescono a diplomarsi, il Rapporto INVALSI 2025, al netto delle rimostranze in merito ai parametri di giudizio nella sola valutazione delle intelligenze linguistiche e logico-matematiche, ha riscontato che il livello reale di competenze dei diplomati è piuttosto insoddisfacente. Non solo: come riporta il Rapporto Bes, nel 2024/25, il 41,4% degli alunni di terza media non raggiunge livelli adeguati in italiano (si parlava del 34,4% nel 2017/18) e il 44,3% in matematica (rispetto al 39,3% nel 2017/18). Dopo la pandemia, le percentuali di studenti con competenze insufficienti i cosiddetti low performer sono rimaste stabili, senza recuperare i livelli antecedenti al 2020.
Figura 2 - Competenza alfabetica non adeguata (studenti classi III scuola secondaria di primo grado) per sesso, ripartizione geografica e cittadinanza.
Anni scolastici 2017/2018, 2023/2024 e 2024/2025 (valori percentuali)
Fonte: Rapporto Bes 2024, Istat
Da sottolineare anche significative differenze di genere nei diversi ambiti di studio: se in italiano il 45,9% dei ragazzi è low performer (contro il 36,7% delle ragazze), in matematica la situazione si inverte, con il 47,3% delle ragazze insufficienti rispetto al 41,4% dei ragazzi. Ancora più marcati poi i divari territoriali. In Sicilia oltre la metà degli studenti non ha competenze adeguate in italiano (53,3%) e raggiunge il 62% di insufficienze in matematica: valori simili si registrano anche in Calabria e in Sardegna. Tra gli studenti nati allestero, il 75% non raggiunge livelli adeguati in italiano e il 67,6% in matematica; le percentuali migliorano leggermente per chi è nato in Italia da genitori stranieri (57,2% in italiano e 52,6% in matematica), mentre tra gli studenti nativi le quote scendono al 37% e al 41,4%.
Non da ultime, anche le competenze digitali rappresentano unarea critica per il Paese: solo il 45,9% delle persone tra 16 e 74 anni possiede competenze almeno di base, contro una media europea del 55,6%. Oltre un terzo della popolazione (36,1%) ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur utilizzando internet, non possiede alcuna competenza digitale.
Nel complesso, bisognerebbe soffermarsi a pensare che, sebbene lItalia stia mostrando segnali incoraggianti in termini di partecipazione ai percorsi educativi e culturali, continua ad affrontare ancora sfide significative sul piano delle competenze, dei divari territoriali e delle disuguaglianze sociali, che continuano a limitare le opportunità di molti cittadini.
Federica Cirone, Itinerari Previdenziali
27/11/2025
