Oltre 100 miliardi di spesa per il welfare privato

Gli italiani spendono più di 100 miliardi di euro per integrare le prestazioni pubbliche destinate a pensioni, sanità e assistenza. Quali i maggiori ambiti di spesa secondo i dati rielaborati nel Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano?

Michaela Camilleri

Nel 2021 la spesa per welfare privato a carico delle famiglie per integrare le prestazioni pubbliche per pensioni, sanità e assistenza ha raggiunto i 101 miliardi di euro. Sulla base dei dati raccolti dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali nel Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano, si è registrato un incremento rispetto all’anno precedente (+2,58%), tornando a crescere dopo la leggerissima flessione subita nell’anno della pandemia.

Di questi 101 miliardi di euro, il 46% è destinato alla sanità, sia direttamente tramite la cosiddetta spesa out of pocket (40,6 miliardi) sia indirettamente grazie all’intermediazione da parte di casse, fondi di assistenza sanitaria integrativa, società di mutuo soccorso e Compagnie di Assicurazione (5,8 miliardi); circa il 34% viene speso per la “non autosufficienza”, intesa come assistenza sia domiciliare che residenziale (33,78 miliardi); il 17% viene investito per la previdenza complementare (17,6 miliardi) e la restante quota per le protezioni assicurative individuali (3,28 miliardi).

Figura 1 – La spesa privata per il welfare complementare per l’anno 2021 (dati in milioni di euro)

Figura 1 – La spesa privata per il welfare complementare per l’anno 2021 (dati in milioni di euro)

Fonte: Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Entrando maggiormente nel merito delle principali voci di spesa, il Rapporto rileva che gli italiani hanno speso oltre 40 miliardi di tasca propria per la sanità privata: nel dettaglio, 36,517 miliardi rilevati da ISTAT, cui è stata aggiunta una quota stimata per prestazioni non “in chiaro”, frequenti soprattutto per le spese di medio-basso importo. Considerando i benefici fiscali di cui godono le spese mediche, i curatori della pubblicazione stimano che la spesa netta effettiva che grava sui bilanci familiari sia stata pari a 37,129 miliardi di euro. 

Passando all’altra componente della spesa sanitaria, ovvero quella intermediata, i costi sostenuti per i contributi versati ai fondi sanitari integrativi e per premi di assicurazione malattia ammontano a 5,769 miliardi di euro, intesi come somma dei costi per i contributi ai fondi sanitari iscritti all’Anagrafe del Ministero della Salute e i 2/3 della raccolta premi del ramo 2 danni/malattia che, per il 2021, si attestano a 3,147 miliardi (percentuale prudente per evitare duplicazioni poiché una parte della raccolta potrebbe riguardare i contributi versati dai fondi sanitari che si convenzionano o riassicurano in tutto o in parte tramite polizze). Come precisato nel Rapporto, il dato sulla raccolta di contributi da parte dei fondi sanitari non è pubblico poiché l’Anagrafe dei Fondi Sanitari non rende al momento accessibili queste informazioni. Pertanto, per stimarne l’importo, i rimborsi a favore degli iscritti effettuati dai fondi sanitari sono stati incrementati del 20% in considerazione del fatto che, in una gestione in economia, l’ammontare dei contributi deve logicamente essere superiore a quella dei costi, pena l’insostenibilità della stessa operazione mutualistica. Venendo al calcolo della spesa netta, occorre considerare che le agevolazioni fiscali attualmente previste dalla legge per la sanità integrativa implicano una disparità di trattamento, che meriterebbe peraltro di essere risolta dal legislatore, tra iscritti contrattuali, per i quali è prevista la deducibilità dei contributi versati fino a 3.615,20 euro e iscritti alle società di mutuo soccorso che hanno la possibilità di detrarre al 19% fino a 1.300 euro all’anno; per le polizze del ramo malattia la detraibilità è del 19% con limiti diversi a seconda che si tratti di copertura per invalidità (su un massimale di 530 euro) e per LTC danni (su un massimo di 1.291 euro). Al netto, dunque, dei benefici fiscali è possibile stimare una spesa effettiva per la sanità intermediata pari a 4,743 miliardi di euro.

Subito dopo la spesa per la sanità, si evidenziano i 33,78 miliardi di euro destinati alla gestione della non autosufficienza, intesi come costi sostenuti dai singoli e dalle famiglie per residenzialità (RSA e altro) e per assistenza domiciliare (“badanti”)m oltre al totale premi per polizze assicurative LTC. Al netto dei trasferimenti pubblici per indennità di accompagnamento e sostegno alla residenzialitàm di cui beneficiano i fruitori di queste prestazioni, la spesa è pari a 23,05 miliardi di euro. In merito alla gestione della non autosufficienza, merita tuttavia di essere segnalata in questo contesto anche la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge n. 33 del 23 marzo 2023, contenente "Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”. Più precisamente, il provvedimento contiene 3 principali deleghe all'esecutivo, per l'adozione di uno o più decreti legislativi, riguardanti: l'invecchiamento attivo, la promozione dell'inclusione sociale e la prevenzione della fragilità; l'assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti; le politiche per la sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane, anche non autosufficienti. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali dovrà predisporre i provvedimenti di attuazione della delega entro il 31 gennaio 2024. In un Paese che invecchia come il nostro, l’auspicio è che all’interno della cornice di questa legge delega si possa costruire un nuovo approccio alla terza età e alla non autosufficienza, a beneficio non solo degli anziani ma anche dei caregiver e delle risorse private impegnate.

Per quanto riguarda invece, la previdenza complementare nel 2021 si registra una notevole crescita dei contributi versati dagli iscritti ai fondi pensione (6,1% contro il 2,4% del 2020), per un totale di 17,6 miliardi di euro. Ai fini del calcolo della spesa netta, l’ammontare dei contributi è stato abbattuto della deducibilità ai fini IRPEF sul massimale di 5.164,57 euro annui, pari a 4,62 miliardi di euro secondo i dati rilevati dall’Agenzia delle Entrate, e, di conseguenza, la spesa effettiva per la previdenza complementare si attesta a 12,97 miliardi di euro.  

Figura 2 – Confronto tra spesa privata lorda e netta per il welfare complementare per l’anno 2021 
(dati in milioni di euro)
                  Figura 2 – Confronto tra spesa privata lorda e netta per il welfare complementare per l’anno 2021
Fonte: Decimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Alla luce delle inesorabili tendenze demografiche in atto e dell’ingente spesa degli italiani per welfare complementare, la sanità, la non autosufficienza e la previdenza risultano allora essere gli ambiti fondamentali su cui impostare un’alleanza ben strutturata tra pubblico-privato nel prossimo futuro; un'alleanza che possa garantire un risparmio da entrambe le parti, Stato e privati, e un efficientamento dei servizi offerti e delle prestazioni garantite.

  Michaela Camileri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

10/5/2023 

 
 

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