Le assicurazioni italiane al tempo dell'incertezza post COVID-19

Le partnership pubblico-privato e una nuova fase di concertazione nel mondo del lavoro alla base del rilancio dell'Italia secondo il Centro Studi SNFIA che, in un recente studio dedicato al comparto Vita, ha evidenziato sfide e punti di forza delle Compagnie di Assicurazione nell'affrontare l'attuale contesto di incertezza globale

a cura del Centro Studi SNFIA

Nel corso del 2022 abbiamo fatto una riflessione sul ruolo del settore assicurativo in ordine al rilancio dell’economia del nostro Paese nel periodo post pandemico. Segnatamente, nel considerare come cruciale un più stretto legame e dialogo tra pubblico e privato, in quell’occasione, abbiamo polarizzato l’attenzione sull’esigenza di sviluppare le infrastrutture e irrobustire le PMI, sfruttando pienamente tutte le opportunità offerte dal PNRR. Temi che sono ancora di strettissima attualità.

Quest’anno, in continuità con tali riflessioni e con i problemi indotti dal ritorno dell’inflazione a due cifre, ci preme contribuire ad articolare ulteriormente la visione al riguardo, partendo da una nostra specifica ricerca sul comparto Vita. Un’indagine che ha abbracciato un periodo molto lungo che va dal 1921 al 2022 e che abbiamo potuto coprire grazie ad alcune fonti istituzionali: in particolare, oltre a quelle di ANIA e IVASS, è stata preziosa la serie storica di alcuni dati del Vita e dell’economia italiana disponibile sul sito dell’Istat.   

Il nostro Paese sta attraversando un momento delicato, soprattutto a causa di un quadro macroeconomico che rimane critico e di un repentino aumento dei tassi di interesse, di fronte ai quali il settore assicurativo continua a mostrare una buona resilienza complessiva, la cui intensità, tuttavia, è condizionata ancora da prove che mettono sotto pressione, per ragioni diverse, sia il comparto Vita sia quello Danni. Ed è stata proprio questa circostanza che ha stimolato il nostro specifico studio di cui riportiamo di seguito qualche conclusione deduttiva. 

Innanzitutto, il comparto Vita, dal 1921 al 2022, ha quasi sempre prosperato indipendentemente dal contesto storico, sociale, economico e politico in cui ha operato. Davvero pochissime le battute di arresto. E così, dopo i rari momenti di "vacche magre", questo comparto ha sempre recuperato la sua attitudine a resistere alle condizioni avverse, producendo di nuovo ricchezza, e la sua propensione ad anticipare le future condizioni di mercato, cogliendone preventivamente i segnali precoci. Alcuni dati possono in particolar modo asseverare queste nostre affermazioni catalizzando in questa sede, per ragioni di spazio, l’interesse solo su tre evidenze. 

La prima. Osservando lo sviluppo del comparto Vita, lungo l’arco temporale 1921-2022, anche a ondate si può rilevare che è stato sempre superiore a quello del PIL. Si tenga presente, a titolo esemplificativo, che dal 1990 al 2008, mentre il CAGR del PIL è stato pari al +4,6%, quello del comparto Vita è stato del +14,9%.  Il riferimento è a una fase in cui il settore assicurativo italiano, durante gli anni Novanta, ha conosciuto una serie di riforme, tra cui quelle pensionistiche del 1992 (Amato) e del 1995 (Dini), quelle di derivazione comunitaria, quelle correlate alla privatizzazione dell’INA e alla successiva risoluzione della questione delle cosiddette cessioni legali. Novità che hanno contribuito ad ampliare e integrare i mercati, favorito la maggiore penetrazione delle assicurazioni nell’economia e dato le ali al comparto Vita e, nel contempo, al decollo della bancassicurazione e della multicanalità.

La seconda. La ricostruzione storica dal 1921 al 2022 indica che la raccolta netta, derivante dal saldo tra i premi e gli oneri per sinistri, è stata negativa solo 4 anni su 102; quindi, di segno postivo per 98 anni. Per 21 ha rappresentato il 75,0% della raccolta lorda, per 57 oltre il 50% fino al 75%, per 14 oltre il 25% fino al 50% e per 6 fino al 25,0%. 

La terza. Negli anni più recenti, il comparto Vita del nostro Paese è uscito con profitto da una lunga fase di bassi di interesse, tanto temuta dagli assicuratori di tutto il mondo e durata ben 11 anni. Infatti, dopo la maggiore volatilità delle performance rilevata tra il 2008 e il 2011, dal 2012 al 2021, ha inanellato una serie lunga e stabile di risultati positivi sul lato, ad esempio, della redditività netta, interrotta solo nel 2022. Per dare un’idea, il ROE medio annuo del Vita, relativo al periodo 2012-2021, è stato dell’11,5%; se si estende, poi, il calcolo al 2022 si scopre che questa percentuale si è mantenuta comunque a due cifre, attestandosi al 10,4%. 

Altra conclusione a cui siamo pervenuti. La storia settoriale, anche quella più recente, ci consegna una lezione e ci segnala che il comparto Vita acquisirà di nuovo stabilmente la capacità di produrre ricchezza. L’incertezza è solo sui tempi di recupero. A tale scopo, il Centro Studi SNFIA ritiene che, per abbreviare i tempi di rientro, vadano rafforzati gli "anticorpi" per resistere anche a quest’ultimo scenario infausto, derivante da un quadro economico sfavorevole e incerto, in particolare dall’inflazione elevata e dal rialzo dei tassi di interesse e cioè dalle due variabili che ne stanno influenzando maggiormente i conti. Cosa vogliamo dire con questo?

Certamente,  vi sono due requisiti da affermare che potranno permettere al comparto Vita di mettersi al riparo da questo momento delicato e non subire avversità: il miglioramento del quadro macroeconomico e una manovra finanziaria volta alla crescita del benessere collettivo, fattori in mano soprattutto ai decisori politici e istituzionali. La stabilità finanziaria del nostro Paese e opportunità di investimento sicure e più redditizie per gli investitori istituzionali, di concerto con l’intervento pubblico, sono il punto di partenza necessario per realizzare ogni piano strategico. Ve ne è poi un terzo da soddisfare che ricade, invece, sotto il controllo delle Compagnie Vita. Ci riferiamo alla necessità:

  • di presidiare ulteriormente i loro fondamentali, anche alla luce del fatto, ad esempio, che secondo EIOPA il mercato Vita del nostro Paese ha un’esposizione al rischio riscatti (lapse risk) che è superiore alla media europea;
     
  • di riposizionarsi socialmente con una politica più convinta e volta a modificare in senso ancora più inclusivo il meccanismo di accesso ai prodotti e ai servizi assicurativi;
     
  • di dare agli assicurati maggiori garanzie a monte e ciò al fine di allontanare il rischio che la crisi di qualche singola impresa possa trasformarsi in un danno reputazionale per l’intero settore assicurativo.

Nel primo caso, ad esempio, vogliamo immaginare che, almeno con riferimento ai nuovi contratti, le Compagnie Vita operanti in Italia stiano già correndo ai ripari e vi stiano inserendo specifiche clausole di salvaguardia. Un’evoluzione, il cui pieno governo, restituirebbe loro maggiori certezze gestionali. 

Nel secondo, sempre in una logica di collaborazione e di cooperazione pubblico-privato, potrebbe essere questa l’ennesima occasione per dare al settore Vita un effettivo progetto di sistema in grado di integrare effettivamente le prerogative sociali dello Stato sul lato della previdenza e dell’assistenza e di dare risposte concrete anche a qualche bisogno emergente, come ad esempio, quello correlato al rischio crescente di non autosufficienza degli anziani.

Nel terzo, affinché il buon nome del Vita non sia di nuovo screditato, dopo il caso di Eurovita, richiamiamo l’attenzione sull’importanza, in caso di analoghe crisi aziendali irreversibili, di dotare tale comparto di meccanismi legislativi di garanzia che, a monte e preventivamente, possano tutelare gli assicurati e l’occupazione. Meccanismi oggi assenti.  

Questi sviluppi, parti di una concezione unitaria, saranno il frutto del lavoro delle professionalità del settore assicurativo che sono sempre state in prima linea nei periodi di crisi, distinguendosi per competenza, conoscenza e formazione continua. Il rafforzamento della qualità e della dignità del lavoro lungo tutta la filiera assicurativa e - lo ribadiamo ancora una volta - un approccio multistakeholder sono i presupposti per valorizzare il contributo di tutti in un clima costruttivo di partecipazione e di condivisione. Due vincoli irrinunciabili anche per il benessere e il progresso del comparto Vita e per una sua più decisa funzione sussidiaria positiva delle assicurazioni sul versante sociale, da costruire con un legame sempre più forte tra pubblico e privato e mantenendo sempre aperti i canali della comunicazione e del dialogo tra tutti i soggetti che hanno più a cuore le sorti della democrazia nel nostro Paese. 

 a cura del Centro Studi SNFIA

20/9/2023

 
 
 

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