IRPEF: chi paga, e quanto?

L'Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate Itinerari Previdenziali dedicato all'analisi delle dichiarazioni dei redditi ai fini IRPEF mostra alcuni dati utili a sgombrare il dibattito sulla prossima riforma da ideologie e pregiudizi: quali sono le categorie di contribuenti su cui attualmente grava il fisco italiano?

Giovanni Gazzoli

Recentemente il Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali ha pubblicato un approfondimento sulle dichiarazioni dei redditi ai fini IRPEF 2018: dallo studio si evince che il totale dei redditi 2018 dichiarati dagli italiani ai fini IRPEF tramite i modelli 770, Unico e 730 ammonta a 879,957 miliardi di euro, con un aumento del 4,98% rispetto al 2017. Il gettito IRPEF generato da questi redditi è di 171,63 miliardi di euro rispetto ai 164 miliardi dell’anno precedente.

Gli abitanti al 31 dicembre 2018 erano (secondo Istat) 60.359.546, mentre coloro che hanno dichiarato redditi sono stati 41.372.851: ne consegue che a ogni contribuente “dichiarante” corrispondono 1,459 abitanti (erano 1,468 nel 2017); c’è da dire, però, che i contribuenti “versanti”, cioè quelli che hanno versato almeno 1 euro di IRPEF, sono molti meno, ossia 31.155.444 (in crescita rispetto ai 482.578 del 2017). Dunque, a ogni versante corrispondono 1,94 abitanti, tanto che se ne potrebbe dedurre che ogni contribuente “versante” paga l’IRPEF anche per un altro abitante. In realtà, scomponendo ulteriormente i dati, si scopre che la percentuale di contribuenti che sopportano quasi per intero il carico fiscale è ben più bassa: infatti è il solo 42% circa che paga il 91% di tutta l’IRPEF; il restante 58% ne paga solo l’8,98%. Un dato cruciale su cui riflettere  in vista dell'annunciata riforma fiscale. Di fatto, i contribuenti delle prime due fasce di reddito (fino a 7.500 e da 7.500 a 15mila euro) sono 18.156.997 e pagano solo il 2,42% di tutta l’IRPEF.

Vediamo ora nel dettaglio come grava il carico fiscale sulle diverse categorie dei contribuenti, rappresentate da lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati.

1) Su un totale di IRPEF versata netta di 154,695 miliardi (164,244 miliardi al lordo del bonus 80 euro), i lavoratori dipendenti ne pagano 90,028 miliardi, che divengono però 80,137 al netto dell’effetto bonus; il versamento è in aumento rispetto all’anno precedente in valore (erano 77,157miliardi) ma in leggero calo come percentuale (51,92% contro 52,14%) rispetto al totale IRPEF ordinaria.

Pur essendo poco meno di 18milioni, secondo i dati Istat, i dipendenti rappresentano più della metà dei contribuenti complessivi essendo pari a 21.250.048 su un totale - come già visto - di 41,373 milioni, e rappresentano il 54,5% di quanti dichiarano redditi positivi (16,985 milioni su 31,155milioni). Parametri tutti in crescita rispetto al 2017 e indizio di un miglioramento dell’occupazione. Si può quindi affermare che il 100% dei dipendenti (forse loro malgrado) sono “fedeli contribuenti”.

2) Considerando come lavoratori autonomi imprenditori, lavoratori autonomi abituali con partita IVA e partecipanti in società di persone e assimilate, nel nostro Paese si stima che i regolari siano circa 6 milioni; i dichiaranti sono 2.941.552, di cui la quasi totalità (2.813.224 ovvero 114.000 in più rispetto al 2017) presenta redditi positivi. A questi andrebbero aggiunti i 506.765 autonomi diversi dal modello CU, 15.068 lavoratori autonomi occasionali e i 20.526 allevatori-agricoltori. 

Da non trascurare tuttavia la percentuale di chi dichiara redditi fino a 15.000 euro lordi l’anno (38,49% circa del totale, in sensibile calo rispetto al 46,56% dello scorso anno) e versa un’IRPEF media di 470 euro, insufficiente per pagarsi anche la sola spesa sanitaria. Il confronto con i dati del 2017 evidenzia l’aumento dei contribuenti con redditi fra 7.500 e 15.000 (+9.252) e la concomitante riduzione di quelli fino a 7.500 euro (-331.724). Il successivo 13,40% di autonomi con redditi tra 15.000 e 20.000 euro paga un’IRPEF media di 1.950 (1.3347 euro a cittadino), ancora insufficiente per coprire i costi della sanità per sé stessi e per la quota di persone a carico. 

3) Infine, i soggetti in pensione nel 2018 erano poco più di 16 milioni, di cui circa 7,9 milioni con prestazioni integrate parzialmente o totalmente a carico della fiscalità e quindi non soggette a imposizione IRPEF; una parte di questi (circa il 25%) ha altri redditi e deve presentare il modello unico, mentre quelli che non hanno altri redditi espongono solo il CU INPS. I pensionati che hanno presentato la dichiarazione dei redditi per l’anno 2018 sono stati 13,5 milioni (erano 13,6 nel 2017), mentre quelli che pagano almeno 1 euro di imposte sono 10,429 milioni (erano 10,380 l’anno precedente): da rilevare che l’alto numero di pensionati che non pagano imposte (solo, in media, 43 euro l’anno per i 2.770.786 con redditi fino a 7.500 euro) è la conseguenza della “no tax area” portata dal 2017 a 8.000 euro.

Nel 2018 i pensionati hanno pagato 45,49 miliardi di euro di IRPEF pari al 29,47% del totale. Tra i dichiaranti, il 47,06% - pari a 6.366.060 pensionati con redditi da pensione e da altre entrate o rendite fino a 15.00 euro, beneficiari della no tax area - ha versato un’IRPEF media di circa 379 euro l’anno. Tra i percettori di pensione, il 47,06% (contro il 43,89% della media nazionale relativa a tutte le persone fisiche) paga il 7,76% dell’IRPEF, mentre il 33,92% paga il 77,16% dell’intera IRPEF della categoria; il dato più significativo riguarda però il fatto che tra i pensionati (dichiaranti e a carico) il 52,94% dei cittadini dichiara ben il 92,24% di tutta l’IRPEF.

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

11/11/2020 

 
 

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