Siamo primi in Europa per evasione dell'IVA

Un report della Commissione europea evidenzia l'evasione dell'Imposta sul Valore Aggiunto nell'Unione Europea: l'Italia è di gran lunga al primo posto, con 35,4 miliardi di euro evasi ogni anno, vale a dire 12 in più della Germania e quasi 23 miliardi di euro all'anno in più della Francia

Giovanni Gazzoli

Circa 140 miliardi di euro persi dai Paesi dell’Unione Europea nel 2018: è la stima della Commissione europea, che ha valutato l’importo dell’evasione dell’imposta sul valore aggiunto, stima ottenuta sottraendo il dato effettivamente riscosso da quello potenzialmente atteso. Il rapporto fornisce anche indicazioni sull’efficacia delle procedure di applicazione e riscossione dell’IVA in ciascuno Stato membro, oltre a fornire una stima delle perdite per frodi, evasione, insolvenze, bancarotta ed errori di calcolo.

In termini generali, il report segnala un lieve miglioramento negli ultimi anni: infatti, in termini nominali l’evasione complessiva è leggermente diminuita di quasi 4 miliardi tra 2016 e 2018. Tuttavia, l’entusiasmo sarà presto smorzato dai risultati post-pandemia, che si prevede aggiungeranno altri 24 miliardi di euro al totale, invertendo il trend positivo. Non casualmente quindi la Commissione arriva a concludere che l’ingente importo evaso nel 2018 - associato alle ancor peggiori previsioni per il 2020 che, appunto, subiranno l’impatto della pandemia - suggerisca la necessità di una riforma comunitaria delle norme sull’IVA, così da porre un freno all’evasione di questa tassa. Sarà cruciale, in questo senso, la cooperazione tra gli Stati membri.

Il Commissario Europeo all’Economia, nonché ex Primo Ministro dell’Italia, Paolo Gentiloni ha commentato: “I dati mostrano che gli sforzi per contrastare l’evasione dell’IVA hanno prodotto graduali progressi, ma anche che c’è bisogno di ancor più lavoro. La pandemia di coronavirus ha drasticamente alterato le previsioni per l’economia dell’Unione Europea, tra cui certamente rientrano i proventi dalla riscossione dell’IVA. Ora più che mai, i Paesi dell’UE non possono permettersi queste perdite.  Questo è il motivo per cui necessitiamo di fare ulteriori passi avanti nella lotta all’evasione dell’IVA con rinnovata determinazione, allo stesso tempo semplificando le procedure ed aumentando la cooperazione transfrontaliera.

Analizzando i dati dei singoli Paesi, è facile partire dall’Italia, che svetta in questa poco nobile classifica. Per l’evasione dell’IVA, le casse dello Stato sono state private nel 2018 di oltre 35 miliardi di euro, una cifra enorme se si pensa alle difficoltà dell’economia italiana. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso: la seconda in classifica, ossia il Regno Unito, ha perso nel 2018 23 miliardi di euro, 12 in meno di noi; la Germania, terza, 22 miliardi; la Francia, nostra “competitor” a livello economico (o almeno presunta tale), ha a disposizione ogni anno ben 23 miliardi in più di noi, dato che i suoi cittadini ne evadono “solo” 12,7 miliardi. Il confronto con i Paesi più piccoli si può fare attraverso la percentuale che rapporta la cifra evasa a quella totale incassata: qui a guidare è la Romania, che perde un terzo delle proprie entrate da IVA, seguita dalla Grecia, che perde il 30%, dalla Lituania con il 25,9% e appunto dall’Italia, che è quarta con il 24,5% delle risorse non incassate. Tra le nazioni più virtuose si segnalano invece la Svezia, che perde solo lo 0,7%, e la Finlandia, che fa segnare il 3,6%.

Tabella 1 - I dati della Commissione europea sull'evasione dell'imposta sul valore aggiunto

I dati della Commissione Europea sull'evasione IVA

Fonte: Study and Reports on the VAT Gap in the EU-28 Member States, European Commission

Nel 2018 la metà degli Stati dell’UE a 28 Paesi hanno registrato un’evasione maggiore della mediana di 9,2%. Rispetto all’anno precedente, i miglioramenti principali sono stati registrati da Ungheria, Lettonia e Polonia che, rispettivamente, hanno diminuito l’evasione del -5,1%, -4,4% e -4,3%. Al contrario, il maggior incremento si è avuto in Lussemburgo (+2,5%), Lituania (+0,8%) e Austria (+0,5%).

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

6/10/2020

 
 
 

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