Dimensioni e linee di tendenza del mercato istituzionale italiano

In costante aumento il patrimonio gestito dagli investitori istituzionali italiani, circa il 70% affidato direttamente o indirettamente a gestori professionali: la fotografia del mercato nel Quinto Report di Itinerari Previdenziali

Michaela Camilleri

Nonostante le difficoltà economiche e finanziarie dell’ultimo decennio la crescita del mercato istituzionale italiano si conferma solida: il patrimonio di Fondi pensione, Casse di previdenza privatizzate e Fondazioni di origine bancaria ha registrato un incremento costante, passando dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 233,29 miliardi di euro di fine 2017, con un aumento del 63,6%. Se si considerano anche le risorse gestite dai fondi pensione aperti e dai PIP (53,77 miliardi), dalle forme di assistenza sanitaria integrativa (stimate in 3,96 miliardi) e le riserve delle Compagnie di Assicurazione (539 miliardi riconducibili alla Classe C del settore Vita) il patrimonio complessivo raggiunge quota 830,42 miliardi di euro, cioè il 48% del Pil.

Anche dal punto di vista dei flussi da reinvestire, l’Italia inizia a vantare un mercato istituzionale di rilievo con un totale di oltre 20 miliardi l’anno. Nel 2017iflussidinuoveentratetraproventipatrimoniali, contribuzioni(al netto delle prestazioni) e dividendi per Fondi, Casse e Fondazioni ammontano a 9,58 miliardi, con un incremento del patrimonio rispetto all’anno precedente del 4,20%; in termini di totale investibile, andrebbero considerati anche gli asset in scadenza, stimabili inoltre11 miliardi l’anno.

L'evoluzione del patrimonio degli investitori istituzionali

Sotto il profilo della numerosità, nel 2017 sono operativi 402 investitori istituzionali (35 fondi negoziali, 88 fondazioni di origine bancaria, 20 casse di previdenza, 259 fondi preesistenti), in riduzione di 36 unità rispetto al 2016, 46 sul 2015 e 67 sul 2014. Si assiste, dunque, a un processo di razionalizzazione degli operatori, soprattutto nel settore dei fondi pensione dei grandi gruppi bancari e dei settori del trasporto e della cooperazione. Il fenomeno è certamente positivo, nonostante gli investitori risultino ancora molto numerosi (862 unità sommando anche fondi sanitari, fondi aperti, PIP e Compagnie di assicurazione) e, salvo pochi casi, di dimensioni estremamente contenute dal punto di vista sia degli aderenti sia delle risorse gestite.

Venendo alle modalità di gestione di questi patrimoni, negli ultimi anni gli investitori istituzionali italiani hanno rafforzato la tendenza a esternalizzare l’attività di gestione sia mediante acquisti di prodotti del risparmio gestito sia tramite mandati. In particolare, dei 237,2 miliardi di euro di patrimonio gestito da fondi pensione, casse di previdenza e fondazioni di origine bancaria nel 2017, 113 miliardi sono stati affidati a gestori professionali con mandato 50,17 investiti direttamente in OICR tradizionali, FIA, ETF, etc.

I mandati di gestione costituiscono dunque una soluzione a cui gli investitori istituzionali ricorrono in misura rilevante, seppure con importanti differenze tra i diversi Enti: se i mandati rappresentano infatti la modalità quasi esclusiva di gestione dei fondi pensione negoziali, al confronto con Casse di previdenza e Fondazioni di origine bancaria il loro peso sul totale del portafoglio gestito si riduce di molto (22% per le prime e 2,7% per le seconde). Volendo individuare il posizionamento dei principali soggetti con deleghe di gestione sul mercato istituzionale italiano, si evidenzia una raccolta, da parte dei primi cinque, di oltre il 36% del totale affidato in gestione dagli investitori istituzionali. Nello specifico, secondo la classifica stilata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali nel Quinto Report Annuale, al primo posto si colloca Generali Italia che, pur riportando un numero molto inferiore di mandati rispetto alla seconda Amundi (78 mandati e 8,9 milardi), ha in gestione 9,5 miliardi con “soli” 19 mandati; a seguire si posizionano Unipol, Eurizon Capital e BlackRock (rispettivamente 8,9 miliardi per 35 mandati, 7,6 miliardi per 42 mandati e 6,6 miliardi per 11 mandati). 

Passando invece agli strumenti di risparmio gestito detenuti in via diretta dagli investitori istituzionali, aumenta per tutti gli Enti il peso di questa componente sul totale investimenti. A fine 2017, i fondi d’investimento tradizionali sono in prevalenza obbligazionari (oltre il 44% del totale), azionari e altre tipologie come total returnmultiasset, etc. mentre nei fondi alternativi predominano gli immobiliari (54% del totale), principalmente grazie alle Casse di previdenza e alla ormai consolidata tendenza a far confluire gli immobili detenuti direttamente in fondi comuni dedicati; pur a notevole distanza in termini di importo, da evidenziare anche l’importante incremento dei fondi di private debt (giunti a circa 400 milioni di euro) di private equity.

Le due classifiche che seguono mostrano i primi 5 gestori per tipologia di prodotti (tradizionali o alternativi) venduti direttamente presso la clientela istituzionale italiana. Nella prima classifica spiccano due SICAV lussemburghesi, Effipilux e FPSPI rispettivamente al primo e al quinto posto, per via degli investimenti effettuati da due grandi fondi pensione preesistenti; occupano le posizioni centrali Fondaco (1,68 mld), Amundi (904 mln) e Blackrock (846 mln). Quaestio Capital guida, invece, la seconda classifica con 5,26 miliardi di euro presso le fondazioni di origine bancaria; seguono gestori di FIA immobiliari (ad eccezione di Fondaco al quarto posto) con una quota di mercato allineata tra l’8 e il 9%: Idea Fimit (2,46 mld), Investire (2,42 mld) e Fabrica Immobiliare (2,14).

I primi 5 gestori di OICR tradizionali, FIA e SICAV

Michaela Camilleri, Area Previdenza e Finanza Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

27/9/2018

 
 

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