Fondazioni Bancarie e private equity italiano

Il modello tradizionale di alleanze che, dopo il Secondo Dopoguerra, aveva permesso nascita e sviluppo del sistema imprenditoriale italiano è stato superato con l'evoluzione del sistema bancario e dei modelli democratici e istituzionali cui il Paese ha aderito negli ultimi decenni. Oggi è necessaria una nuova infrastruttura economico-istituzionale che aiuti a supportare le imprese e i territori in un periodo di transizioni epocali

a cura di Equinox

Negli ultimi anni, si sono sperimentate notevoli modifiche negli assetti e negli equilibri ai quali eravamo abituati fino a pochi anni fa. Pandemia, apertura di diversi fronti di guerra persino in Europa, crisi energetica e inflazionistica, forte tendenza alla de-globalizzazione e forte competizione fra le grandi economie globali, disequilibri demografici e migratori sono i grandi temi che alimentano un crescente clima di incertezza e la conseguente turbolenza sui mercati finanziari. 

L’analisi di queste implicazioni macroeconomiche sta assumendo un’importanza fondamentale nelle strategie d’investimento, poiché il rischio geopolitico insieme all’accelerazione dei modelli di de-globalizzazione stanno emergendo come fattori cruciali per gli investitori e per le scelte di business delle imprese.

Le economie mature dei Paesi occidentali rappresentano perciò oggi una frontiera investibile molto più interessante rispetto al passato e tutto sommato meno rischiosa dal punto di vista geopolitico, presentando importanti opportunità di crescita e sviluppo (assenti nei vintage passati) legate alle grandi sfide imposte dalle transizioni in atto (digitale, energetica, climatica, demografica). Questi fenomeni, tuttavia, richiedono alle imprese significativi investimenti in tecnologia, innovazione e, soprattutto, maggiori livelli di managerializzazione e di governance.

Le piccole e medie imprese italiane sono dunque esposte a un'elevata incertezza dovuta alla straordinaria complessità generale a cui, solo di recente, hanno iniziato a fare esperienza. La loro dimensione media contenuta e la frammentazione domestica dei settori industriali in cui esse operano genera tuttavia per il private equity grandi opportunità di creazione di valore mediante operazioni di M&A anche su scala internazionale. Tale dinamica contemporaneamente favorisce la riduzione del rischio industriale, generata dalle maggiori economie di scala e da una più strutturata diversificazione geografica, e produce rendimento per gli investitori.

Allo stesso tempo, l’infrastruttura economica e istituzionale che aveva favorito la nascita e lo sviluppo dell’imprenditoria italiana nel Secondo Dopoguerra, per motivi diversi, è stata superata da una nuova dimensione sovranazionale dei circuiti economici e finanziari, aumentando l’isolamento delle piccole medie imprese italiane nell’affrontare il contesto descritto. Il private equity italiano può perciò assumere un ruolo cruciale per costruire e sostenere la prossima generazione di imprese (quelle basate cioè sulle nuove tecnologie e orientate alla sostenibilità ambientale ed energetica) e per transitare l’attuale sistema produttivo verso nuovi modelli di business capaci di performance sostenibili. Questo è possibile perché i gestori di private equity hanno la possibilità di incidere in maniera effettiva nella gestione delle imprese partecipate, contribuendo ad apportare quelle risorse che a esse mancano per affrontare il contesto descritto. Il ruolo del socio finanziario, infatti, non è quello di sostituirsi all’imprenditore, bensì di affiancarlo e supportarlo nel suo percorso di evoluzione e nel perseguimento di una visione imprenditoriale moderna.

La presenza degli investitori istituzionali italiani nei fondi di private equity operanti in Italia risulta perciò più che mai cruciale, per dare stabilità e credibilità a questo modello e per favorire l’afflusso alle PMI non solo del capitale necessario alla crescita, ma anche l’attrazione di nuovo management, lo sviluppo di nuovo know-how, nuove competenze tecniche e manodopera qualificata, maggiore disponibilità all’investimento in tecnologia e soprattutto un concreto e convinto orientamento alla sostenibilità, che costituisce una leva di innovazione concreta per accelerare lo sviluppo delle imprese. 

L’investimento da parte delle Fondazioni di origine Bancarie nel private equity italiano, perciò, è ben lungi dall’essere un fattore di aumento del rischio Paese – motivato spesso dalla presenza di una quota significativa delle banche conferitarie negli attivi di questo genere di investitori - rappresenta bensì un asset complementare e sinergico che può generare rendimenti idonei a finanziare le missioni delle Fondazioni e a stabilizzare il rischio dei loro portafogli. 

Esistono dunque tutti i presupposti perché si possa proporre un’alleanza strutturale con il private equity Italiano e generare una nuova governance “di mercato” per le imprese italiane, favorendo la nascita di un nuovo modello di sviluppo per il Paese.

Giorgio Mercogliano, Managing Partner Equinox

10/6/2024 

 
 
 

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