Fondi pensione, aperta la caccia al rendimento 2025

I rendimenti dei fondi pensione aperti censiti dal Comparatore Itinerari Previdenziali confermano, almeno per ora, un 2024 positivo per i mercati: il confronto tra linee azionarie e obbligazionarie offre però interessanti spunto di riflessione sul momento che stiamo vivendo e sui possibili trend del 2025

Leo Campagna

Manca un mese e mezzo alla chiusura del 2024 che, finora, è stato tendenzialmente positivo per i mercati finanziari. Le performance dei fondi pensione aperti, in base ai NAV al 31 ottobre 2024 disponibili nel Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali,  segnano un +4,2% di guadagno in media da inizio anno, con i comparti azionari a doppia velocità (+8,5%) e quelli obbligazionari a velocità dimezzata (+1,9%).

Una divergenza confermata a 2 e a 3 anni. Per la precisione, tra il 31 ottobre 2022 e il 31 ottobre 2024, mentre la media di rendimento di tutte e 304 le linee dei fondi aperti censiti segna un +11,6%, i comparti azionari si attestano a +21,7% e quelli obbligazionari a +6,3%. Nell’ultimo triennio, tra il 31 ottobre 2021 e il 31 ottovre 2024, invece, la media complessiva si posiziona a +1,1%, con i fondi pensione aperti azionari a +8,9% e quelli obbligazionari a -3,5%.

Proprio quest’ultimo confronto fornisce uno spunto per interrogarsi sulla fase che stiamo attraversando: mercati azionari con valutazioni tirate e mercati obbligazionari che presentano ampi spazi di recupero. Entrando però più in dettaglio si scopre che nell’azionario l’Europa è trattata a sconto rispetto a Wall Street e rispetto alla media storica. Inoltre, nell’equity USA se si tolgono le 10 maggiori corporation dell’S&P 500, il p/e atteso per il 2025 si avvicina alla media di lungo periodo. In aggiunta, la prospettiva di un taglio alle tasse aziendali dovrebbe sostenere la dinamica dei profitti statunitensi, a tutto vantaggio delle valutazioni. Allo stesso modo, nell’obbligazionario si possono intravedere prospettive diverse sia in termini di duration che valutarie. È probabile che le politiche di Trump risultino inflazionistiche, rallentando l’allentamento monetario della Federal Reserve, e amplifichino il deficit, alimentando l’emissione di nuovi ingenti quantitativi di Treasury. Nell’area euro, invece, la BCE dovrebbe proseguire il suo percorso di tagli dei tassi anche nel corso del 2025 anche per sostenere una crescita anemica.

La risultante potrebbe essere quella di un dollaro forte sull’euro, e rendimenti a lungo termine, soprattutto negli USA, su livelli elevati, e rendimenti a medio e breve termine, soprattutto nell’area euro, in diminuzione.  

Leo Campagna

29/11/2024 

 
 

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