Fondi pensione aperti, uno sguardo ai prossimi trimestri

Le recenti performance registrate dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali per i fondi aperti premiano per il 2023 le linee a indirizzo azionario: non è però scontato che i prossimi mesi offrano agli investitori rendimenti dello stesso livello  

Leo Campagna

Nei primi quattro mesi del 2023 i fondi pensione aperti hanno messo a segno un rialzo medio del +3,0%: è quanto emerge dall’analisi delle performance delle 325 linee dei comparti dei fondi pensione aperti censiti nel comparatore di Itinerari Previdenziali. Osservando i rendimenti nelle diverse categorie si nota come le linee a indirizzo azionario (+5,7%) abbiano finora fatto meglio delle altre: dalle bilanciate  (+3,4%) alle bilanciate obbligazionarie (+3,4%), dalle flessibili (+1,7%) alle garantite (+1,7%) fino a quelle obbligazionarie (+1,7%)

Performance che offrono un po’ di sollievo agli investitori dopo un 2022 da dimenticare. Tuttavia, nessuno si illuda che anche i prossimi mesi possano offrire rendimenti di questo livello. Con un’inflazione in rallentamento rispetto ai picchi del 2022 ma ancora stabilmente su livelli doppi - se non tripli - rispetto alla soglia target del 2%, le Banche Centrali difficilmente taglieranno i tassi. Il contesto resterà pertanto sfidante per le aziende che saranno chiamate a sostenere costi maggiori per le materie prime e oneri più pesanti sui debiti. Se a tutto questo si aggiunge una recessione, anche ammesso che sia contenuta e di breve entità, i margini e i profitti aziendali sembrano destinati a soffrire e con essi le valutazioni di Borsa.

Non solo, se si analizza Wall Street, il listino che fornisce la direzione ai mercati azionari di tutto il mondo, si scopre un altro fattore di rischio. L'ampiezza delle aziende quotate sul mercato azionario statunitense che ha battuto l’indice S&P 500 è sceso ai minimi pluridecennali, mascherando la più debole performance e una minore convinzione degli investitori nei titoli a più piccola e media dimensione. Nella prima settimana di maggio, infatti, soltanto il 32% di tutti i componenti dell'S&P 500 mostrava una sovraperformance rispetto al benchmark, contro una percentuale di norma vicina a circa il 50%. L'indice evidenzia ora due titoli (Apple e Microsoft) a cui corrisponde una ponderazione del 14%, storicamente elevata, e che hanno fornito il 42% della performance dell’intero listino dall'inizio dell'anno. Se si allarga la panoramica ai primi sette titoli del paniere azionario USA, questa manciata di società rappresenta oltre l'80% di tutta la performance dell’indice da inizio anno.

Ciò suggerisce una concentrazione critica su pochi titoli e un'altrettanto elevata vulnerabilità. Per contro, ci sono livelli elevati di tassi privi di rischio che offrono interessanti punti di ingresso nell’ambito delle obbligazioni di alta qualità, sia nell’area dell’euro e sia, soprattutto, nell’area del dollaro USA. La gestione attiva del portafoglio potrà fare la differenza, a patto tuttavia di saper navigare nell’azionario e riuscire a capitalizzare la ritrovata redditività prospettica nel reddito fisso di qualità.

  Leo Campagna 

26/5/2023 

 
 

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