Fondi pensione, il contributo dei dividendi azionari

Malgrado le correzioni dovute a COVID-19 prima e rialzo dei tassi da parte delle Banche Centrali poi, i comparti azionari dei fondi pensione mostrano buone performance nell'arco dell'ultimo quinquennio. Quali i possibili scenari nei mesi a venire? 

Leo Campagna

Negli ultimi 5 anni i fondi pensione aperti hanno mostrato un rendimento medio del 14,5%, pari al 2,6% annualizzato. Quelli azionari, invece, hanno evidenziato una performance complessiva quinquennale del 40,8%, pari al 6,6% annuo composto.

Si tratta di performance, quelle evidenziate dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali, che hanno beneficiato di un trend rialzista dei mercati azionari nonostante i 5 anni considerati includano anche la profonda - anche se breve - correzione di febbraio-marzo 2020 in occasione dallo scoppio della pandemia e quella - più duratura - del 2022, per effetto del brusco e prolungato rialzo dei tassi da parte delle Banche Centrali.

Un aspetto interessante da approfondire riguarda il contributo dei dividendi. Soprattutto in Europa dove le compagnie sono storicamente più generose nei confronti degli azionisti nel confronto con gli Stati Uniti dove viene viceversa privilegiato il buy back (riacquisto di azioni proprie). Ebbene, nell'ultimo quinquennio i dividendi hanno contribuito alla performance complessiva dello Stoxx 600 per circa il 33%, mentre nel caso dell’S&P 500 il contributo si è fermato al 15%: una via di mezzo, all’incirca, quello nell’MSCI World (22%). La buona notizia è che i dividendi del primo trimestre di quest’anno sono cresciuti a livello globale arrivando a toccare livelli record per il periodo, a 339,2 miliardi di dollari, con un aumento del 2,4% su base nominale.

Un trend che lascia in ogni caso le invariate le previsioni: secondo gli esperti, la crescita sottostante prevista per il 2024 si attesta al 5,0%. Stime incoraggianti anche per i gestori di fondi pensione che potranno contare, oltre che su cedole obbligazionarie più generose rispetto agli ultimi 10 anni, anche su dividendi azionari consistenti, i quali consentiranno di allocare nuovi investimenti in aree del mercato sottovalutate o con maggiori potenziali di crescita futura.

Leo Campagna

7/6/2024 

 
 

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