Fondi pensione negoziali, perché gli obbligazionari stanno faticando

I comparti dei fondi negoziali censiti dal Comparatore Itinerari Previdenziali segnano da inizio anno un guadagno medio del 2%: con un rendimento pari allo 0,1%, risultano però ben sotto la media le linee obbligazionarie

Leo Campagna

I fondi pensione negoziali hanno chiuso il mese di maggio con un rialzo medio dello 0,8% che porta al 2% il guadagno medio da inizio anno. Lo si evince dai dati del Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali, che consente anche di osservare come il rendimento medio da inizio anno premi le linee a indirizzo bilanciato azionario (+4,6%) rispetto a quelle obbligazionarie (+0,1%). 

Questa significativa divergenza di performance è spiegabile con il fatto che la sorpresa maggiore, rispetto alle attese di inizio anno, riguarda proprio il mercato obbligazionario. Il rendimento del BTP decennale che, all'avvio del 2024, era a 3,6% oggi viaggia al 4,07%, mentre quello del bund a 10 anni è passato dal 1,98% al 2,47%. E se questo può essere spiegato, almeno in parte, dall’allargamento degli spread nella zona euro causati dagli impatti sul mercato degli esiti delle elezioni parlamentari europee, la stessa dinamica si è vista anche negli Stati Uniti.

Il Treasury USA a 10 anni, che aveva chiuso il 2023 al 3,88%, rende oggi il 4,30% con una perdita in conto capitale di oltre 4 punti percentuali. Dei sette tagli dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense che il mercato era arrivato a scontare a metà dello scorso mese di gennaio si è persa rapidamente traccia, mentre l’inflazione per alcuni mesi - invece di continuare a scendere - è risalita. Inoltre, come fanno notare gli esperti del mercato valutario, lo yen continua a perdere quota e adesso non è più conveniente nemmeno in ottica di export per il Giappone: cresce la possibilità che, per difendere la propria valuta senza alzare i tassi, la Banca Centrale nipponica possa iniziare a vendere i Treasuries USA che ha accumulato nelle sue riserve facendo scendere i prezzi e salire i rendimenti dei governativi statunitensi.

Nonostante tutto questo, esiste comunque la possibilità che per l’obbligazionario il secondo semestre possa essere positivo, soprattutto per quelli a media e lunga scadenza. L’inflazione, per esempio, potrebbe cominciare a ridurre la propria inclinazione al rialzo anche per effetto di un quadro macroeconomico meno surriscaldato. Inoltre, se in Europa i dati più recenti segnalano una timida ripresa dopo diversi semestri di stagnazione, negli Stati Uniti emerge un contesto tendenzialmente meno brillante rispetto agli ultimi trimestri: un trend che sembra favorevole a una graduale riduzione dei tassi obbligazionari a medio e lungo termine.

Leo Campagna

12/7/2024 

 
 

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