Fondi pensione negoziali: scelte difficili per costruire portafogli resilienti

L'imprevedibile andamento dei mercati degli ultimi mesi ha, in modo pressoché inevitabile, influenzato anche le performance di breve termine dei fondi pensione negoziali: quali le strategie per mettersi al riparo da oscillazioni e volatilità?

Leo Campagna

Il primo semestre del 2023 ha scompaginato la maggior parte delle previsioni che gli analisti avevano tratteggiato a fine 2022. Prevaleva infatti l’ipotesi che il segmento obbligazionario potesse essere il meglio posizionato in un contesto caratterizzato da inflazione alta, progressivi rialzi dei tassi di interesse e rischio elevato di recessione. Uno scenario che risultava essere piuttosto di ostacolo, invece, al mercato azionario: le Borse, al contrario, hanno proseguito il rally iniziato dai minimi di ottobre 2022, in particolare è cresciuto il settore tecnologico USA con l’indice Nasdaq che segna a oggi un progresso del +36% da inizio anno. Il segmento obbligazionario, pur registrando un andamento positivo, ha recuperato solo una modesta parte delle cospicue perdite accumulate lo scorso anno.

Queste diverse dinamiche hanno inevitabilmente plasmato anche le performance dei fondi pensione negoziali. In base alle quote a fine giugno 2023, le 102 linee dei fondi pensione negoziali censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali evidenziano un rendimento medio del +3,1% da inizio anno: mentre le linee bilanciate azionarie vantano un apprezzamento medio del valore della quota semestrale del +5,6%, le linee obbligazionarie non sono andate oltre il +1,3% medio.  

È probabile che nei prossimi mesi e, in futuro, i portafogli possano essere messi alla prova e dovranno saper resistere ai cicli di mercato. Anche i gestori dei fondi negoziali saranno chiamati a una gestione efficace del rischio attivo. Questo richiede che gli asset in portafoglio siano aggregati nel modo migliore per mantenere il tracking error desiderato, evitare quello indesiderato e convertire efficientemente il rischio attivo in rendimento attivo.

In quest’ottica, una strada quasi obbligata è quella di incorporare nell’asset allocation il cambiamento climatico che avrà un impatto sui risultati degli investimenti. Avrà un impatto sulle variabili macroeconomiche, come la crescita del PIL e l’inflazione, ma anche sulle dinamiche aziendali, come i costi e l’attività delle imprese, e persino sulle decisioni in materia di regolamentazione e politica fiscale. Tutti questi fattori esercitano a cascata un impatto sui prezzi degli asset e sull’asset allocation. Inoltre per ridurre l’esposizione al ciclo, i gestori possono prendere in considerazione gli investimenti tematici. Sono orientati al lungo periodo e al futuro, e possono quindi contribuire a ridurre l’impatto del ciclo economico a breve termine sui rendimenti del portafoglio. Recenti studi hanno rivelato che la sensibilità degli investimenti tematici al ciclo economico è mediamente circa la metà rispetto a quella dei settori. 

Leo Campagna

11/8/2023 

 
 

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