Investimenti, dai giovani e dai millennial segnali incoraggianti

In che modo i più giovani investitori italiani gestiscono i propri portafogli? E quale in particolare il loro approccio al rischio? Alcuni spunti di riflessione a partire dal confronto internazionale

Leo Campagna

Chiuso un 2018 arido di soddisfazioni per gli investitori, lo sguardo è ormai proiettato all'anno in corso. Un 2019 sul quale continueranno a esercitare il loro peso negativo molti dei fattori, che hanno penalizzato i mercati finanziari dallo scorso febbraio in avanti: dai negoziati sulla Brexit alle guerre commerciali globali, dal rialzo dei tassi USA al dollaro forte, dalle difficoltà dei Paesi in via di sviluppo ai sensibili alti e bassi del prezzo del petrolio, dalla situazione politica in Italia alle elezioni europee di maggio 2019. Fattori che hanno alimentato la volatilità rendendo maggiormente timorosi gli investitori, per i quali è sempre più difficile prendere decisioni di portafoglio di medio e lungo termine.

A questo proposito emergono interessanti spunti dallo “Schroders Global Investor Study” 2018, una ricerca annuale che ha coinvolto oltre 22.000 investitori a livello globale. Dalla quale affiora che gli investitori esperti (cioè con conoscenze avanzate) sono esposti negli strumenti ad alto rischio in una percentuale rilevante dei loro portafogli, mantenendo in liquidità una quota ridotta. Analizzando i dati nel dettaglio emerge infatti che gli investitori che si auto-definiscono esperti mostrano un’esposizione media del 24% del portafoglio in asset ad alto rischio (23% la media europea), con la spiegazione che in tali asset class ripongono molta fiducia. La percentuale media degli investitori principianti (con conoscenze elementari) si limita invece al 14%. Da segnalare che anche gli italiani puntano una importante quota proprio portafoglio sugli investimenti rischiosi: quelli esperti arrivano infatti al 22%, una percentuale sostanzialmente in linea con la media globale. Al contrario, però, gli investitori italiani principianti non va oltre un 4% dedicato agli asset rischio, una quota non solo più prudente rispetto alla media mondiale, ma anche a confronto con la media europea (11%).

Ma c’è di più. Tra gli investitori esperti, quelli più giovani (di età compresa tra i 18 e 24 anni) sono quelli che investono maggiormente in prodotti ad alto rischio, con il 27% dei portafogli allocato in tal modo a livello globale. Gli investitori con età superiore ai 65 anni mostrano al contrario un approccio agli investimenti più cauto: la quota di asset class a rischio in portafoglio non va oltre il 20%. In Italia, dove tende di solito a prevalere un approccio maggiormente incline alla prudenza, i giovani in età compresa tra 18 e 24 anni evidenziano una propensione al rischio più simile a quella degli investitori esperti: alle asset class rischiose destinano in media il 17% del portafoglio, mentre gli investitori over 65 anni la delimitano al 10%.

Un altro aspetto importante dello studio di Schroders riguarda la diversificazione del portafoglio. Nell’ambito degli investitori italiani risulta che gli esperti, pur non trascurando affatto l’obbligazionario, al quale dedicano il 28% del portafoglio, prediligono l’azionario, nel quale impiegano il 29% del totale. Ai fondi immobiliari e agli strumenti alternativi, invece, gli italiani destinano quote sostanzialmente in linea con quelle che emergono a livello mondiale: 12% in immobiliare e 11% in alternativi. Infine, sempre all’interno del campione italiano, l’esposizione agli investimenti obbligazionari è meno gettonata da parte delle nuove generazioni: i millennial infatti dedicano in media il 25% del portafoglio a questa asset class, contro il 32% degli investitori italiani over 37.

Leo Campagna 

17/1/2019

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche