La gestione finanziaria delle Fondazioni nell'era post pandemica

Le crisi finanziarie degli ultimi anni hanno sensibilmente condizionato la gestione finanziaria e istituzionale delle Fondazioni che, tuttavia, hanno mantenuto una relativa stabilità nell'attività erogativa grazie alle politiche di investimento adottate: il futuro però si presenta strutturalmente diverso e con maggiori rischi potenziali 

Cosimo Musiello

Ci siamo lasciati alle spalle un 2020 che ricorderemo come uno degli anni peggiori della nostra storia. Non starò certo a ripercorrere gli effetti che la pandemia ha determinato su tutti i fronti ma di certo è stata un ulteriore banco di prova per le Fondazioni. Queste, come nelle crisi precedenti, da un lato hanno dovuto affrontare le criticità dei mercati (più incisive per il settore bancario, che ha subito un sensibile ribasso delle quotazioni, oltre a sospendere la distribuzione dei dividendi), dall’altro sono state chiamate a esercitare un ruolo anche supplementare ai bisogni del territorio, come accaduto nelle altre grandi crisi finanziarie.

Ciononostante le Fondazioni hanno comunque consolidato una relativa stabilità erogativa, assolvendo quindi in pieno ai rispettivi piani programmatici, anche in funzione dell’oculata gestione delle risorse negli anni più virtuosi, che ha consentito accantonamenti al fondo di stabilizzazione per le erogazioni, oltre che accantonamenti aggiuntivi ai fondi per le erogazioni. Tali dinamiche sono state il frutto di scelte di investimento che, pur con le dovute differenze, hanno avuto alcuni tratti comuni identificati in un ridotto peso della partecipazione nella conferitaria (in diverse Fondazioni al di sotto dei limiti sanciti del protocollo), in una contestuale maggiore diversificazione per aree geografiche, stili di gestione e modalità di implementazione, oltre che in una programmazione impostata sulla logica ALM adottata ormai da molte Fondazioni.

Archiviato il 2020 però il tema è come affrontare il contesto prospettico, posto che le dinamiche sul piano economico-finanziario, sul tessuto economico e sociale e sulle stesse prerogative dei mercati finanziari risulteranno strutturalmente modificate. Le politiche espansive adottate a partire dallo scorso anno – eccezionali per modalità, quantità e uniformità a livello globale – se, da una parte, hanno via via migliorato le aspettative e il clima di fiducia, generando attese di una ripresa più incisiva a partire dalla seconda metà del 2021, dall’altra hanno aumentato gli squilibri finanziari e strutturali per i quali prima o poi si dovranno adottare le opportune strategie di riequilibrio. In ogni caso, occorrerà nel tempo verificare quante e quali conseguenze la pandemia avrà generato, soprattutto sul fronte occupazionale e sulla salute delle imprese e sui comportamenti delle famiglie; in altre parole, quali traumi più o meno permanenti potrà aver lasciato. È evidente quindi che le logiche con cui si muoveranno nei prossimi anni i mercati finanziari saranno molto diverse da quelle osservate in passato modificando preferenze e priorità degli attori economici, presentando nuovi rischi ma anche nuove opportunità proprio dalle modifiche dei comportamenti degli operatori economici e dalla capacità di adeguamento del settore produttivo e, quindi, dell’offerta finanziaria. La gestione finanziaria delle Fondazioni deve accentuare il controllo dell’equilibrio tra gli obiettivi di breve termine (conto economico) con quelli di medio-lungo (crescita patrimoniale), equilibrio che diventa sempre più delicato proprio nel momento in cui, come detto, gli elementi congiunturali che guidano le dinamiche dei mercati potrebbero non rifletterne invece gli elementi più strutturali che potranno emergere nel medio termine.

 

Necessaria innovazione… 

Non ci sono ricette sicure nell’affrontare un contesto di mercato caratterizzato da quotazioni non attinenti ai fondamentali, a cominciare da quelle obbligazionarie che dovrebbero rappresentare la componente più sicura (sia dal punto di vista della difesa del capitale sia come reddito cedolare). Risulta quindi necessario diversificare i diversi fattori di rischio (tasso, credito, mercato, valute, liquidità) per cercare il più opportuno equilibrio tra (appunto) gli obiettivi di breve e di lungo termine. I rischi su tutte le asset class si sono accentuati e in ogni caso risultano modificati, per cui vanno affrontati in maniera diversa rispetto ai cicli economici e finanziari passati. La diversificazione deve mantenere evidentemente tutte le connotazioni tradizionali (per asset class, per aree geografiche, per asset type), aggiungendo un ulteriore elemento che attiene agli stili di gestione e all’orizzonte temporale, ponendo in ogni caso un'oculata attenzione alle politiche di bilancio e agli assetti contabili riservati ai rispettivi investimenti. Le diverse tipologie di rischio pur accentuate possono costituire un’opportunità se affrontati in modo dinamico; per far questo occorre sfruttare tutta l’innovazione finanziaria e utilizzare i “pezzi” della catena di montaggio (asset allocation strategica; allocazione operativa, risk management) in maniera sinergica e attiva. Il ruolo dell’advisor in questo contesto è fondamentale perché costituisce il naturale raccordo tra gli obiettivi generali (dell’intero patrimonio) e quelli specifici di ogni singolo pezzo del mosaico gestionale. 

 

…e lungimiranza

Le Fondazioni sono state protagoniste in tutti questi ultimi anni nelle situazioni più gravi che hanno interessato situazioni locali (terremoti o altre calamità naturali), nazionali (crisi economico-finanziarie specifiche) o globali; il percorso che ci attende nei prossimi anni è pieno di incognite in quanto occorrerà assorbire gli squilibri che ci sono creati in questa pandemia e regolarizzare (per quanto possibile) il corso delle politiche economiche. Le Fondazioni in media appaiono comunque abbastanza solide per affrontare tale contesto grazie alle politiche adottate in passato ma occorre consolidare gli atteggiamenti di prudenza, lungimiranza e oculatezza nelle scelte di investimento, innalzando comunque la qualità della gestione e guardando non solo ai rendimenti immediati ma agli equilibri di medio termine e ai rischi che ne possono derivare.

Cosimo Musiello, Responsabile attività di consulenza per le Fondazioni Prometeia Advisor Sim

22/6/2021

 
 
 

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