Libra, Facebook e la pericolosa illusione delle criptovalute

La presentazione di Libra ha riacceso il dibattito sull'impatto e sul futuro di criptovalute e monete digitali: in un contesto già di per sé complesso e certo non privo di zone d'ombra, com'è stata accolta l'ultima creatura di Mark Zuckerberg? 

Filippo La Scala

Il dibattito sulle criptovalute è molto ampio e vede posizioni estremamente differenziate su temi la cui comprensione è già ardua e sui quali l’oggettività (poggiando gran parte delle posizioni su assunti in molti casi tutti da verificare) è merce rara. La mia percezione è che dietro le cosiddette criptovalute (e tutte le loro nuove declinazioni, che spesso di nuovo hanno molto poco) ci siano forze molto diverse, alcune molto temibili, poiché non soggette a controllo e al “vaglio democratico”. 

Da una parte troviamo gli “idealisti",  sognatori che vedono in queste monete non emesse da banche centrali (che considerano espressione del “potere opprimente" dello Stato) la realizzazione del sogno anarchico/anarcoide di poter disporre di strumenti che rappresentino unità di conto, riserva di valore e mezzi di pagamento “liberi”, svincolati  dai “poteri forti”, e il cui valore è implicitamente garantito dai meccanismi di loro creazione, che ne limitano la messa in circolazione - annullando così il rischio inflattivo almeno teoricamente - in modo (apparentemente) trasparente. Spesso questi soggetti credono nelle criptovalute come strumento principe per la realizzazione della loro personalissima rivoluzione sociale ed economica. Con essi - lo dico per esperienza personale - è molto difficile dibattere e ragionare fattualmente, perché hanno posizioni tendenzialmente fideiste, anche se la realtà dei fatti li ha già smentiti, e non solo quanto alla “tenuta” del valore delle cryptocurrency. Sono già numerosi i casi di frodi, di creazione e scambio di criptovalute che hanno violato anche i più semplici e basici dei concetti connessi al loro utilizzo: massima tracciabilità e predeterminazione nella creazione di moneta, massima sicurezza e protezione nelle transazioni.

Poi ci sono gli “avventurieri”, giocatori d’azzardo convinti di essere tra i pochi ad aver compreso e trovato un nuovo modo per realizzare “facili, sicuri, altissimi guadagni”. Ma soprattutto quei temibilissimi gruppi di interesse e pressione (da qualche giorno anche Facebook e la sua galassia, grazie a Libra), “nuovi plutocrati” che mirano a fare ancora più quattrini, formalmente in modo legale, allargando le proprie attività in settori finora di esclusivo appannaggio delle banche e delle istituzioni finanziarie.

Qui, grazie all'innovazione tecnologica (il cosiddetto fintech) possono gestire transazioni e danaro di terzi, fino addirittura a “battere la propria moneta”, liberi (per quanto ancora?) dai vincoli stringenti di una normativa ancora tutta da costruire, sia a livello nazionale che internazionale, e dal controllo degli organismi regolatori (compresi quelle che limitano/impediscono il conflitto di interesse) senza in realtà creare nessuna vera utilità diffusa e percepibile per gli utilizzatori, ma solo nuove opportunità di guadagno e di ulteriore raccolta di preziosissimi dati sugli utilizzatori. Non dispone già Facebook di informazioni molto dettagliate su circa 2 miliardi di persone attive sulle sue piattaforme social, dati che non solo sono venduti al miglior offerente, ma la cui gestione (al di fuori di regole ancora non scritte) ha avuto e continua ad avere un’influenza fortissima sulle coscienze e le scelte politiche a livello globale? 

Quanto ulteriore potere acquisirebbe Facebook gestendo le transazioni finanziarie di miliardi di persone, tanto più denominate nella “sua” moneta digitale? Peraltro, nel caso di Libra, non si tratta neanche di una criptovaluta, ma di uno “stablecoin”, connesso a un paniere di asset (valute vere e relativi strumenti di investimento monetario) che “simula" una moneta, della quale – mi pare - non si sentiva affatto la mancanza.

Già oggi possiamo custodire valore (unità di conto) e soprattutto eseguire transazioni e pagamenti digitali in monete come dollari, euro, sterline, ecc., che peraltro hanno “corso legale”. Con esse, cioè, estinguiamo legalmente le nostre obbligazioni, mentre una criptovaluta assolve a questa funzione solo se entrambe le parti la accettano, e non è una differenza da poco.

L’elenco è lungo: bonifici online (da qualche tempo addirittura istantanei), carte di credito (con le quali, fuori dall’area Euro, effettuiamo pagamenti anche in valute esotiche, mai viste prima), PayPal, Apple e Samsung Pay, Satispay, ecc. non sono già sufficienti? Molto marketing per nulla, insomma, parafrasando Shakespeare.

Per Facebook e i suoi partner, tra i quali peraltro figurano - e non è un paradosso - Visa, Mastercard, PayPal, e ancora Uber, Lift, Booking, Spotify, Vodafone, Iliad, eBay, il nuovo business è gestire pagamenti/transazioni con la propria “moneta" tra miliardi di loro utenti, investendo un’inezia (a partire da 10 milioni di dollari ciascuno) e generando volumi colossali e profitti della stessa misura.

In cambio si offrono (così dicono) commissioni più basse (presto tutto il mercato si adeguerà per poi trovare un equilibrio, se non addirittura un accordo di cartello, come già successo molte volte), cercando di passare per benefattori che puntano all’inclusione di coloro i quali sono sprovvisti di accesso ai canali bancari tradizionali e/o vivono in Paesi sottosviluppati, con monete deboli/instabili.

Anche la scelta di basare a Ginevra l’Associazione Libra, l’organo di governo e di gestione della relativa criptovaluta, pare rispondere a un’attenta scelta fatta per massimizzare i vantaggi offerti da una normativa e da un’autorità di vigilanza sui mercati finanziari (in Svizzera, la FINMA) che, da un parte, mira a incoraggiare la costituzione nella Confederazione di imprese del settore fintech a proiezione internazionale con procedure autorizzative particolarmente attrattive, e dall’altra, potrebbe soffrire della limitata capacità (per dimensioni e risorse) di svolgere compiutamente la propria attività di vigilanza.

Sono tuttavia convinto che nessun governo sia e sarà disponibile a perdere la propria sovranità monetaria, a cederla a colossi transnazionali come Facebook & Co., che si arrogheranno il diritto di battere moneta e avranno ancora più dati/informazioni per controllare gli elettorati (quantomeno nei paesi con sistemi democratici), sfuggendo progressivamente al loro potere e controllo.

Immediate sono state infatti le reazioni al lancio di Libra. Maxine Waters, Presidente del comitato dei servizi finanziari nella Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, proprio in considerazione della recente condotta di Facebook, ha chiesto a quest’ultimo di sospendere lo sviluppo di una criptovaluta fino a quando il Congresso e le autorità di regolamentazione non avranno l'opportunità di esaminarne a fondo le caratteristiche e le relative implicazioni. Subito a ruota il Ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, il quale ha ribadito che una moneta digitale non potrà mai sostituire le valute sovrane: "La sovranità deve restare nelle mani degli Stati e non di aziende che rispondono a interessi privati”. Dichiarazione cui ha fatto eco il Governatore della Banque de France, François Villeroy de Galhau, il quale ha annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro in seno al G7 dedicato ai progetti su criptovalute, tra cui quella di Facebook. Anche il governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, ha dichiarato che la nuova moneta annunciata da Mark Zuckerberg dovrà dimostrare la sua resilienza operativa e occorrerà scongiurare il rischio che essa venga utilizzata per il riciclaggio di denaro o per il finanziamento del terrorismo.

Le banche centrali, poi, non tarderanno a emettere la propria “criptovaluta” (quella cinese lo ha già annunciato), mettendo fuori gioco, sia attraverso la regolamentazione sia utilizzando le medesime tecnologie, la criptovaluta “lib(e)ra” con quella a corso legale.

Almeno fino a quando il potere politico e i “plutocrati” non saranno la stessa cosa e noi avremo la conferma di vivere in un mondo orwelliano.

Filippo La Scala,  Managing Director Garnell e
Socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Blockchain Italia 

9/7/2019

 
 
 

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