PIP, prepararsi a un quarto trimestre difficile per gli asset di rischio

Settembre difficile per i PIP censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali, le cui performance da inizio anno restano però in territorio positivo: cosa aspettarsi invece dal prossimo trimestre?  

Leo Campagna

Si è chiuso il terzo trimestre e i rendimenti dei PIP sono finiti in rosso. In base alle performance delle unit linked collegate ai PIP censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali al 30 settembre 2023, il rendimento medio nel terzo trimestre si è attestato al -1,3% ma quelli da inizio anno restano in positivo (+3,3%). In particolare, i PIP a indirizzo azionario evidenziano una performance positiva più ampia (+5%), nonostante a settembre abbiano accusato una perdita media dell’1,5%.

Guardando al quarto trimestre, gli investitori farebbero bene a prepararsi a una fase che si preannuncia piuttosto difficile per le asset class di rischio. Mentre a settembre l'indice S&P500 ha perso quasi il 5% tornando ai livelli di inizio giugno, dai quali era partito il rialzo estivo che lo aveva portato in area 4600 punti, a ottobre va segnalata una situazione alquanto insolita sui mercati finanziari. Il rendimento dei titoli di Stato USA a breve termine è sugli stessi livelli del tasso medio sulle varie scadenze dei titoli corporate americani investment grade e, in parallelo, sui livelli dell'aggregato degli utili delle aziende statunitensi in rapporto alla capitalizzazione (rapporto utili/prezzo).

Perché è un’anomalia? Si tratta di tre parametri che dovrebbero attestarsi su livelli non identici tanto più che che il rischio delle tre tipologie di asset è completamente diverso. Il titolo di Stato USA a breve termine viene considerato privo di rischio, mentre il flusso cedolare e la restituzione del capitale delle società con rating buono viene considerato molto probabile (ma pur sempre con qualche possibile default). Gli utili aziendali, infine, subiscono gli impatti di molte variabili e questioni aperte che dipendono da fattori sia micro che macroeconomici.

A questo punto, secondo gli esperti, gli scenari possibili affinché questa anomalia di mercato sparisca sono quattro. Il primo è quello in cui scendono i tassi a breve, ipotesi che il numero uno della Federal Reserve statunitense ha escluso diverse volte, anche di recente. Il secondo scenario vede invece i rendimenti dei corporate bond investment grade aumentare ulteriormente determinando un rialzo dei tassi anche per quelli con rating più basso. La terza ipotesi è quella in cui i profitti aziendali americani dovranno registrare una forte accelerazione (al momento altamente improbabile). Infine, lo scenario forse più fisiologico: quello secondo il quale gli indici azionari scenderanno adeguando così il premio per il rischio.

Qualcuno obietterà che non sempre i fondamentali nel breve vengono rispettati dai mercati. È vero, ma come insegnano il Black Monday dell'87 e la bolla delle dotcom a inizio degli anni Duemila, le crisi spesso sono innescate da rialzi dei tassi ripetuti che hanno creato vari tipi di problemi. Per tutte queste ragioni, non deve sorprendere che il consiglio che diversi esperti si sentono di fare adesso è quello di restare parcheggiati sui titoli di Stato a breve termine, che riconoscono un rendimento decente e, per gli investitori  più intraprendenti e abili, utilizzare strategie capaci di sfruttare un brusco rialzo della volatilità.

Leo Campagna

20/10/2023 

 
 

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