Rialzo dei tassi, istruzioni per gli investitori più prudenti

La perdita dei portafogli obbligazionari come conseguenza del rialzo dei rendimenti ha colto impreparati molti investitori a reddito fisso e, più in generale, quelli prudenti. Alcuni aspetti di cui devono dunque tener conto i sottoscrittori dei fondi pensione aperti

Leo Campagna

A settembre l’industria italiana del risparmio gestito ha registrato una raccolta netta positiva per 436 milioni di euro, incrementando a 12,3 miliardi il saldo da inizio anno. Tra i tanti dati che si possono notare analizzando nel dettaglio il report mensile diffuso da Assogestioni spicca la conferma della disaffezione dei risparmiatori verso i fondi obbligazionari.
 
Questa tipologia di fondi ha infatti registrato, anche a settembre, un deflusso negativo pari a 2,2 miliardi: da inizio anno il bilancio è in rosso per 19,2 miliardi. Coloro che hanno in portafoglio fondi obbligazionari accusano da inizio anno una perdita media (misurata con l’indice Banca Fideuram generale dei fondi obbligazionari), di oltre tre punti percentuali: un’ampiezza della perdita che è quasi doppia per i sottoscrittori dei fondi obbligazionari Italia e dei fondi obbligazionari Paesi emergenti. Queste performance negative sono la risultante del graduale, ma costante, rialzo dei tassi di rendimento del mercato a reddito fisso che determinano un calo dei prezzi delle obbligazioni che si muovono in direzione opposta ai rendimenti. Un meccanismo che si amplifica al crescere della durata del titolo obbligazionario. 
 
Per comprendere cosa comporta una variazione, anche limitata, del rendimento a seconda della vita residua del’obbligazione, basterà osservare quanto accaduto ai btp tra l'1 settembre e il 24 ottobre scorsi. In meno di due mesi, sulla scia delle tensioni sul DEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) e sulla legge di bilancio 2019, i rendimenti dei btp a 5, 20 e 30 anni sono aumentati tra lo 0,24% e lo 0,28%. Però, mentre il prezzo del btp quinquennale 1.10.2023 (codice Isin: IT0005344335) ha accusato un arretramento dell’1,1%, quello del btp a 20 anni 1.9.2038 (codice Isin: IT0005321325) ha lasciato sul terreno il 3,8% e il btp trentennale 1.3.2048 (codice Isin: IT0005273013) il 4,7%.
 
Un fenomeno, quello della perdita dei portafogli obbligazionari come conseguenza del rialzo dei rendimenti, che ha colto impreparati molti investitori a reddito fisso e, più in generale, quelli prudenti. Negli ultimi decenni, infatti, i rendimenti delle obbligazioni sono scesi in modo sistematico fino a toccare, con la spinta del Quantitative Easing delle banche centrali, addirittura rendimenti negativi. Uno scenario che ha permesso ai possessori di bond di beneficiare di rendimenti positivi. Ma ora, con il cambio di regime alle porte, ovvero in uno scenario in cui i tassi riprenderanno a salire, i possessori di bond vanno incontro a potenziali performance negative dal momento che le cedole, soprattutto per i titoli a medio e lungo termine, non saranno sufficienti a coprire le perdite in conto capitale. Un aspetto del quale devono tenere conto anche i sottoscrittori di fondi pensione aperti a indirizzo obbligazionario o bilanciato prudente, le cui quote potrebbero accusare arretramenti di una certa ampiezza. 
 
Leo Campagna 
 
9/11/2018
 
 
 

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