Wall Street: sarà ancora toro oppure orso? Dipende dai punti di vista

Come spesso succede all'inizio di un nuovo anno, in questi giorni si susseguono le previsioni sul possibile andamento della Borsa: per il 2020 i giudizi sono però discordanti e, proprio per questa ragione, diventa ancora più importanti saperli leggere e interpretare sulla base dei propri obiettivi di investimento 

Leo Campagna

Ogni giorno leggiamo previsioni su come andrà la Borsa nel 2020. Un esercizio reso ancora più interessante alla luce delle spumeggianti performance azionarie registrate dal primo gennaio 2019 e per il fatto che i principali indici viaggiano sui massimi. Quello che però può disorientare gli investitori è constatare come autorevoli studi giungano a conclusioni diametralmente opposte, come successo ad esempio lo scorso novembre quando nel giro di un'ora sono stati pubblicati online due rapporti di altrettanti grandi banche.  

Il primo era condotto da una banca commerciale USA ed era sui gestori di fondi globali. Quel sondaggio, a frequenza periodica, aveva mostrato - citando le parole degli autori del rapporto - che: "I tori sono tornati mentre le recessioni globali non sono all’orizzonte e alimentano un’ondata di ottimismo che stimola all'esposizione alle azioni". Sempre in quel report emergeva che i livelli di liquidità hanno registrato la loro più significativa contrazione dalle elezioni presidenziali del 2016, scendendo dal 5% al ​​4,2%.

Dopo meno di un'ora, è stato rilasciato un secondo rapporto, questa volta basato su un sondaggio di un’importante istituto svizzero, secondo il quale il 55% degli investitori più ricchi del mondo vede in arrivo il prossimo anno un significativo calo delle azioni. Gli autori hanno dichiarato che gli investitori segnalano più di una ragione per essere cauti sul nuovo anno e che le posizioni in contanti tra gli intervistati si collocavano in media al 25% delle loro attività, una percentuale ben al di sopra di quella consigliata dagli esperti della banca elvetica.

Ma come può una banca sostenere che la liquidità si sta indirizzando sulla Borsa e un’altra rivelare invece che gli investitori stanno accumulando contanti? La risposta sta tutta nei rispondenti alle indagini condotte dai due diversi report. L'indagine della banca USA riguardava gestori di fondi, persone che investono denaro di altre persone, mentre il rapporto dell’istituto svizzero riguardava individui con un patrimonio netto consistente che investono direttamente il proprio denaro.

Non solo. Nella quasi totalità dei casi, il piccolo risparmiatore non ha le competenze finanziarie adeguate per investire direttamente e si affida ai consigli della banca o del consulente di fiducia che, al suo posto, allestisce un portafoglio diversificato per raggiungere gli obiettivi del cliente: in un ambiente con tassi a zero o negativi è normale che il consulente tenda ad assumere più rischi nell’azionario. I super ricchi puntano a preservare il capitale e, di conseguenza, sono meno inclini a rischiare.

Viviamo in un'epoca in cui informazioni, analisi e opinioni sono tutte immediatamente e gratuitamente disponibili. Ci vuole competenza e tempo da dedicare agli investimenti. 

Chi legge i report, e più in particolare l’investitore, deve cercare di capire in quale parte della strada si vede. Non tanto (o soltanto) in base all’entità del proprio patrimonio quanto piuttosto dal punto di vista degli obiettivi che ritiene prioritari, anche in tema di previdenza complementare: quali siano le sue competenze finanziarie e il tempo che potrà dedicare ai risparmi, e quale sia l'orizzonte temporale più adeguato alle sue esigenze.

Leo Campagna 

3/1/2020

 
 
 

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