Alla scoperta del Percorso Previdenziale Ideale

Solidarietà Veneto ha dato il benvenuto all'anno che lo vede festeggiare il proprio trentennale con una novità assoluta per i propri iscritti e per il mercato della previdenza complementare italiana, il Percorso Previdenziale Ideale: ne abbiamo parlato con Paolo Stefan, Direttore Generale del Fondo

Michaela Camilleri e Mara Guarino

All’inizio di questo 2020, dopo un periodo di gestazione durato circa un anno e mezzo, Solidarietà Veneto – fondo pensione complementare intercategoriale per i lavoratori dipendenti di tutti i settori del mondo industriale e artigianale che svolgono la loro attività nel territorio del Veneto – ha lanciato il Percorso Previdenziale Ideale (PPI), soluzione innovativa che nasce, come riporta lo stesso sito del Fondo, con la precisa intenzione di permettere agli aderenti (anche potenziali) di interpretare al meglio le complessità dell’attuale scenario economico-finanziario e di gestire di conseguenza il proprio risparmio previdenziale.  

È in effetti fuori di dubbio, come l’esperienza ormai trentennale del Fondo certifica, che i movimenti di mercato, soprattutto quando repentini e al ribasso, tendano a creare ansia nei risparmiatori, che alla volatilità rispondono talvolta con l’irrazionalità, vale a dire effettuando cambi di comparto sulla scorta dell’emotività suscitata da rendimenti di segno negativo o, al contrario, sulle ali dell’entusiasmo generate da un periodo particolarmente favorevole. Emblematico, anche per capire più a fondo la genesi del PPI, il caso del dicembre 2018, quando 15 giorni a dir poco funesti per i mercati finanziari e, di riflesso, per i fondi pensione hanno trascinato al ribasso performance e fiducia di molti aderenti. 

«Il pesante -3% registrato dal comparto Dinamico in quel mese spinse molti iscritti a chiederci se fosse giunto il momento di cambiare linea», ricorda Paolo Stefan, Direttore generale del Fondo Solidarietà Veneto sottolineando che, al di là della pur comprensibile tensione emotiva che animava le chiamate, di grande interesse è stato in quell’occasione lo scoprire che alcune di quelle telefonate provenivano da persone «consapevoli dell’opportunità di cambiare comparto, riducendo l’esposizione al rischio in ragione della loro età». Da questa considerazione, un’ulteriore questione cruciale per l’iscritto: quale sarebbe (o sarebbe stato) il timing più opportuno per farlo? A maggior ragione dopo un mese così difficile, meglio aspettare o concretizzare il passaggio quanto prima? 

Il Percorso Previdenziale Ideale prova appunto a rispondere a queste domande neutralizzando il rischio timing: con il PPI l’aderente ha infatti la possibilità di suddividere l’operazione di cambio comparto in tanti piccoli switch che si susseguiranno anno dopo anno, secondo uno schema ritmico predefinito e studiato dal Fondo stesso per minimizzare la volatilità. Un’opzione la cui logica di funzionamento può essere per vari aspetti paragonata a quella dei cosiddetti PAC (Piani di Accumulo) e che, d’altra parte, non va confusa con quanto accade nel caso dei piani life-cycle rispetto ai quali il PPI presenta anzi alcuni precisi elementi distintivi: «La premessa - spiega Stefan - è che Solidarietà Veneto, anziché utilizzare gli automatismi del life-cycle, da sempre privilegia la consulenza personalizzata, anche relativamente alla scelta del comparto. Da ciò deriva un soddisfacente grado di consapevolezza dell’iscritto, che ha ben presente la necessità di cambiare e, al più, ha dei dubbi riguardo al momento nel quale esercitare la sua scelta: il PPI, attraverso la gradualità, scioglie il dilemma del “quando”, comprimendo i rischi e i costi legati all’emotività». 

La proposta, che arricchisce ulteriormente l’offerta del Fondo, potrebbe incentivare le adesioni? Secondo Paolo Stefan, non solo o comunque non necessariamente. Il tema, di recente riportato all’attenzione anche dall’Autorità di Vigilanza, è naturalmente centrale anche per Solidarietà Veneto, che ha comunque conosciuto un buon ritmo di crescita negli ultimi anni, superando i 100.000 iscritti proprio verso la fine del 2019. Il PPI - attivo dall'1 gennaio e già selezionato da oltre 100 nuovi aderenti - potrebbe piuttosto rappresentare una risposta innovativa a fronte delle crescenti aspettative dei risparmiatori. Risparmiatori consapevoli di un contesto che non offre più rendimenti “facili” o “sicuri” e che richiede pertanto agli investitori previdenziali un diverso (e forse maggiore) impegno nella proposta di strumenti e soluzioni ai propri iscritti. 

Grafico 1 – Andamento annuale degli iscritti al 31/12/2019

Grafico 1 – Andamento annuale degli iscritti al 31/12/2019

«Il bilancio del Fondo dopo 30 anni di attività è indubbiamente positivo: pochi numeri, seppur soddisfacenti, faticano però a rappresentarne la storia. Un racconto che - commenta il Direttore Generale - potrebbe essere suddiviso in due capitoli principali: il primo, quello che va dalle origini fino al silenzio-assenso, parla di un fondo “artigianale”, che si è dovuto battere per sopravvivere; il secondo descrive invece una realtà che, grazie alla dimensione acquisita, alle economie di scala e agli sviluppi tecnologici, ha saputo crescere mentre la previdenza complementare negoziale soffriva». Un risultato in controtendenza, dovuto in particolare, secondo Stefan, alla capacità di ricercare e mantenere un buon equilibrio tra due aspetti (solo) apparentemente contrapposti: quello dei bassi costi, a suo modo caratteristica tipica dei fondi negoziali, e quello del servizio offerto.  

Nonostante i buoni traguardi raggiunti, il Fondo non intende però distogliere l’attenzione, per il futuro, da quello che resta forse il tallone d’Achille dell’intero secondo pilastro italiano, le dimensioni ancora troppo contenute: «Abbiamo ben chiara la necessità di crescere: non tanto per questioni di concorrenza, quanto per la necessità, resa più acuta dall’attuale scenario, molto severo, di tassi bassi, di soddisfare le aspettative degli associati! Accostarsi agli investimenti alternativi, approntare nuove tecnologie, evolvere la consulenza: si tratta di temi che richiedono competenze e professionalità elevate. Solo un'adeguata dimensione può consentire di sviluppare questi key point. E crediamo che sia un tema che non tocchi solo Solidarietà Veneto». 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

Mara Guarino, Itinerari Previdenziali 

11/2/2020 

 

 
 
 

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