Gli immigrati regolarmente presenti in Italia... Questi sconosciuti!

Perché le proposte dei "paladini" dei diritti degli immigrati sono foriere di nuovi guai per gli interessati: alcuni spunti di riflessione su sanatorie, trasformazioni del mercato del lavoro e diffusione del sommerso 

Natale Forlani

Un governo che si accinge a introdurre una sanatoria per gli immigrati irregolarmente presenti in Italia avrebbe il dovere di spiegare per quale ragione, un Paese che ha di fronte la prospettiva di un drammatico peggioramento della disoccupazione, debba ricorrere a una scelta destinata ad aumentare l'offerta di lavoro ufficialmente disponibile per rispondere a una richiesta di soddisfare una domanda di lavoro per 250mila lavoratori stagionali. Soprattutto se si tiene conto che contemporaneamente sono state destinate decine di miliardi di euro per sostenere il reddito dei disoccupati a vario titolo e per la finalità di reinserirli nel mercato del lavoro.

Eppure la risposta a tale domanda viene accuratamente aggirata dai nostri governanti. E viene aggirata anche dai sostenitori della sanatoria che preferiscono ripiegare sulle ragioni umanitarie, e adesso anche quelle sanitarie, che motiverebbero il provvedimento.

Alcuni intellettuali, tra i quali spicca da tempo l'ex presidente dell'INPS Tito Boeri, lo fanno perché decisi sostenitori della tesi che gli immigrati siano indispensabili per il fine di assicurare un futuro alla nostra comunità. Con tanto di documentazioni statistiche taroccate sui costi benefici degli immigrati, a supporto di queste tesi. Numeri ballerini che vengono utilizzati anche per quantificare gli immigrati irregolari presenti in Italia, i fantomatici 600mila che circolano sui mass media da circa due anni, in buona originati dal mancato riconoscimento del permesso di soggiorno per quelli sbarcati e utilizzati da Salvini in campagna elettorale per promettere le espulsioni. Salvo prendere atto, una volta diventato ministro dell'Interno, che la metà di questi era successivamente approdata in altri Paesi europei.

Coltivando la passione di approfondire i fenomeni migratori, che trova origine da alcuni incarichi professionali svolti nel passato, ho cercato di mettere insieme un po' di numeri, rigorosamente attinti dalle fonti statistiche che sulla materia sono piuttosto abbondanti, per evidenziare non solo l'infondatezza della sanatoria ma persino l'eventualità che un provvedimento del genere possa contribuire a incrementare il fenomeno del lavoro sommerso e a peggiorare le condizioni occupazionali degli stessi immigrati.

Utilizzo per lo scopo un'efficace analisi sulle trasformazioni del mercato del lavoro italiano nel decennio (Rapporto annuale ISTAT, Anpal, INPS, Inail 2019), per evidenziare alcuni numeri significativi. Questo rapporto mette in luce che per effetto della crisi economica durata sino al 2014, e nonostante i recuperi occupazionali successivi a tale data, il potenziale delle persone in cerca di lavoro - composto dai disoccupati ufficiali, dagli inattivi che si dichiarano disponibili a svolgere un lavoro a determinate condizioni, e dalle persone scoraggiate dai mancati esiti della ricerca, - è  aumentato da 4,5 a 5,8 milioni di persone. Trattasi di un bacino estremamente mobile  suo interno. Composto non solo da disoccupati di lunga durata (1,3 milioni), ma anche da giovani che non studiano e non lavorano (2,1 milioni), da donne in difficoltà a conciliare i carichi familiari con il lavoro, da persone sotto-occupate. La gran parte dei quali con limitate competenze lavorative. Una buona metà dell'incremento avvenuto nel decennio, oltre 1,2 milioni, è relazionato a cittadini di origine straniera comunitari ed extra-comunitari.

Questi numeri vanno collegati anche alle radicali trasformazioni del mercato del lavoro italiano nel frattempo intervenute. La crescita dell'occupazione immigrata, +762mila unità, è caratterizzata dal lavoro dipendente a bassa qualificazione, a tempo determinato o a part-time, nei settori dei servizi alla persona, nel turismo, nella ristorazione. Numeri che compensano nel decennio la riduzione complessiva dell'occupazione nelle costruzioni, nell'industria e nelle pubbliche amministrazioni, dei lavoratori autonomi, dei dipendenti a tempo pieno operai e qualificati. Attualmente l'occupazione immigrata, circa 2,5 milioni di lavoratori, è fortemente concentrata nei settori particolarmente esposti al lavoro sommerso. Che incide nei settori richiamati con percentuali che oscillano tra il 18% e il 36%.

La precarizzazione dei rapporti di lavoro è constatata anche nelle statistiche relative alle nuove assunzioni rilasciate dal sistema delle comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro. Più della metà  dei 2,2 milioni di nuove assunzioni di lavoratori immigrati effettuate nel corso del 2018 ha riguardato rapporti di lavoro inferiori a tre mesi. Questi numeri evidenziano due cose fondamentali: il progressivo deterioramento della qualità  del lavoro e del reddito degli immigrati regolarmente residenti e la particolare condizione di perenne precarietà di questi lavoratori costretti a convivere con situazioni di forte mobilità del lavoro, di sotto-occupazione e di concorrenza sleale.

Tutte cose ampiamente documentate nelle statistiche dell'Istat sull'andamento dei redditi delle famiglie, che evidenziano una condizione di povertà assoluta pari al 30% sul totale dei nuclei familiari composti da stranieri. E al 66% del totale sommando a questi i nuclei quelli a forte rischio di impoverimento. Un'incidenza di 5 volte  superiore a quella delle famiglie italiane. Giova evidenziare che la gran parte delle famiglie immigrate è stata esclusa dai benefici del reddito di cittadinanza per la mancanza del requisito dei 10 anni di residenza.

Ebbene, in queste condizioni cosa potrebbe comportare l'introduzione di una sanatoria per regolarizzare nuovi immigrati? Ai fini della necessità di sopperire al fabbisogno di lavoratori stagionali, come citato nell'art.1 della bozza che circola nelle stanze del governo, praticamente nulla. Come rimarcato dalle organizzazioni dei datori di lavoro del settore agricolo i tempi della promozione e della gestione delle sanatorie, dai tre mesi a un anno, sono incompatibili con i fabbisogni della domanda di lavoro. E come sottolineato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini, la storia insegna che le sanatorie vengono pure utilizzate per favorire l'approdo a un permesso di soggiorno per persone che non vanno a lavorare nei campi.

È giustificabile per motivi umanitari? Lecito dubitarlo. Come evidenziato nei numeri illustrati, e dai verbali degli ispettori del lavoro, la gran parte dei lavoratori immigrati irregolari sono in possesso di regolare permesso di soggiorno. La dimostrazione che la condizione di sfruttamento è dovuta soprattutto alla spregiudicatezza di imprenditori malavitosi ed evasori fiscali ai quali viene pure fornita l'occasione di condonare a basso costo i reati.

Cosa potrebbe comportare una sanatoria per le condizioni degli immigrati? Per gli interessati, siano essi in Italia o stimolati a venire dalla sanatoria, coronavirus permettendo, con una simulazione di un rapporto di lavoro, la conquista di un permesso di lavoro. Ma, nelle condizioni attuali, per gli immigrati regolarmente residenti un aumento dell'offerta di occupazione comporterebbe una maggiore concorrenza nella ricerca di nuove opportunità di lavoro. In buona sostanza, un ulteriore incentivo per la crescita del lavoro sommerso.

Non bisogna certo essere dei geni, e tantomeno espertissimi di mercato del lavoro per comprendere queste cose. Allora la domanda sorge spontanea: perché tanta insistenza da parte di intellettuali della sinistra, politici e associazioni nel richiedere le sanatorie e la programmazione di nuovi flussi di ingresso di immigrati? La scarsa conoscenza dei fenomeni migratori ha la sua importanza. Buona parte dei cosiddetti esperti che ci vogliono spiegare che le migrazioni sono un fenomeno di rilevanza epocale, in realtà lo declinano ancora con i paradigmi che a malapena andavano bene per comprendere i fenomeni dell'emigrazione europea del secolo scorso.

Una ruolo notevole lo gioca pertanto l'ideologia. Nell'immaginario collettivo di una parte della sinistra gli immigrati hanno assunto il ruolo salvifico nella lotta di classe a suo tempo svolto dal proletariato. E, come tale, destinato a purificare le nostre coscienze deviate dagli eccessi del turbo capitalismo. Buoni a prescindere, esattamente come, in modo speculare, diventano malvagi nell'approccio mentale dei neo-sovranisti. Ma un un ruolo di rilievo lo svolgono anche le associazioni che si occupano dell'accoglienza degli immigrati. Un ruolo meritorio, ammesso che non venga fatta una confusione tra le politiche migratorie con quelle dell'accoglienza. Queste ultime rappresentano una componente fondamentale della integrazione a condizione che le politiche siano in grado di rendere sostenibili i fenomeni migratori.

Altrimenti, rischiano di degenerare in una sorta di professionismo dell'accoglienza. Il mezzo che diventa il fine. Con l'esito di rendere politicamente e socialmente insostenibili i fenomeni migratori.

Natale Forlani, Comitato Tecnico Scientifico Itinerari Previdenziali

21/4/2020

 
 
 

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