Entusiasmo per i dati sull'occupazione di agosto? Teniamo i piedi per terra!

Cessata l'emergenza COVID-19, si susseguono ormai mese dopo mese notizie dai toni trionfalistici sull'andamento del mercato del lavoro italiano. I numeri sono in effetti buoni ma una lettura più attenta dei dati aiuta a comprenderne anche le potenziali criticità

Claudio Negro

Sono due anni che commentiamo i dati Istat sul mercato del lavoro mettendo in evidenza una continua crescita dell’occupazione a partire dal dopo-COVID. Un'occupazione oltretutto “buona”: aumentano i contratti stabili e diminuiscono quelli a tempo determinato, smentendo mese dopo mese gli oracoli catastrofici di buona parte dei sindacati e della sinistra politica. Spero di non essere indiziato di opportunismo se, davanti ai dati dell'Istituto relativi al mese di agosto e all’entusiasmo manifestato (comprensibilmente, peraltro) dalla maggioranza, dal governo e dai TG delle reti pubbliche (circa i quali qualche considerazione non necessariamente di parte potrebbe essere opportuno farla…), tento di precisare il significato reale di quelle statistiche.

Che sono senz’altro positivi: rispetto a quelli di luglio che segnalavano una diminuzione di occupati di circa 60mila unità, per la verità quasi tutti contratti a termine conclusi, c’è un recupero quasi totale. Sempre per amore di verità, si tratta soprattutto di contratti a termine. Non è un fenomeno strano: luglio cominciava a risentire del rallentare della produzione industriale non rinnovando molti contratti temporanei giunti a termine, mentre agosto ha indotto le imprese del settore turismo e affini ad assumere molti lavoratori stagionali, com'è sempre stato. È dunque altrettanto verosimile, anche se non fa piacere, che, a meno di miracolose inversioni di tendenza dell’economia, tra settembre e ottobre, la gran parte dei contratti a tempo determinato (per lo più stagionali)  in scadenza non verranno rinnovati e che avremo, di conseguenza, un nuovo calo degli occupati.

Non c’è alcuna colpa né alcun merito del governo, nonostante quel che dicono e continueranno a dire Salvini e Landini. Resta il fatto, fortemente positivo, che i lavoratori a tempo indeterminato crescono ancora, sia pure lievemente (+ 10mila) e segnano un nuovo record, come ogni mese del 2023, con la sola eccezione di Maggio.

Merita qualche osservazione anche l’altro dato oggetto di entusiasmo, la caduta del tasso di disoccupazione. Ad agosto cala al 7,3%, recuperando in sostanza i livelli del 2008, ante crisi. Ma l’analisi dei numeri assoluti ci dice che questo dato è determinato, da un lato, dall’aumento - virtuoso - di quasi 60mila occupati ma anche dall’aumento - vizioso - di 5mila unità degli inattivi. Si tratta di un indicatore da non trascurare, non tanto per il valora assoluto (anche se più o meno 5mila, quando si parla di decimali di percentuale, fa un po’ la differenza) ma perché agosto è il secondo mese consecutivo in cui il valore degli inattivi aumenta, dopo mesi di calo contestuale all’aumento dell’occupazione stabile.

È probabile che tra settembre e ottobre anche questo dato peggiori, in mancanza di significative novità nel ciclo economico. E, allora, dovremo fare riflessioni più impegnative sul mercato del lavoro, a partire dalle politiche attive.  

 Claudio Negro, Fondazione Anna Kuliscioff e
Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

10/10/2023

 
 

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