I fringe benefit "raddoppiano": un'opportunità non solo per il welfare aziendale

Portando il limite per la detassazione di beni e servizi ceduti dall'azienda al lavoratore a 516,46 euro (il doppio della quota precedentemente fissata per i fringe benefit), il governo italiano sembra con il "decreto Agosto" aver finalmente riconosciuto il ruolo che il welfare aziendale potrà giocare nella fase post COVID-19

Luca Palermo

In Italia diventa sempre più importante il ruolo del welfare aziendale nel rapporto tra impresa, dipendenti e collettività. Da un’analisi condotta dall’Osservatorio Welfare a cura di Easy Welfare Edenred risulta che, negli ultimi anni, il numero dei contratti che prevedono premi di produttività tradotti in interventi di welfare è passato dai 9.000 del 2016 ai 54.000 del 2019; inoltre, a inizio del 2020, su 10.000 contratti attivi ben 6.000 prevedono misure di questo tipo. Un incremento notevole, che certifica una sempre maggiore diffusione di strumenti ideati con l’obiettivo di integrare il reddito delle famiglie dei dipendenti, aumentare il potere d’acquisto delle persone e, al tempo stesso, migliorare le performance dell’azienda.

Tra le misure più diffuse ci sono i fringe benefit: una particolare forma di retribuzione integrativa prevista dalla legge e costituita da soluzioni alternative al reddito - come la cessione da parte dell’azienda di beni e servizi - sottoposte a un regime fiscale agevolato. Si tratta di veri e propri buoni acquisto utili per la spesa, lo shopping, e per il rifornimento di carburante, utilizzabili all’interno di una rete di esercizi commerciali convenzionati. I fringe benefit contribuiscono in maniera immediata a far crescere il potere di spesa e il benessere del singolo dipendente, che vede in questo modo premiata la sua produttività. Rappresentano, inoltre, uno strumento di integrazione allo stipendio estremamente vantaggioso, sia per le aziende che per i lavoratori, grazie alla loro defiscalizzazione: il valore del buono acquisto, infatti, corrisponde a quanto riceve effettivamente il lavoratore e al costo effettivo sostenuto dall’azienda.

Nel 2019, i fringe benefit sono arrivati ad avere un peso del 41% sulla spesa legata al welfare aziendale in Italia (dati Osservatorio Welfare 2019). E oggi, in una fase come quella che stiamo vivendo, di crisi economica e contrazione dei consumi indotte primariamente della diffusione di COVID-19, costituiscono misure concrete in grado di offrire un supporto sia all’auspicabile ripresa economica, sia alle famiglie in difficoltà. 

Il governo italiano ha riconosciuto questo ruolo portando il limite per la detassazione di beni e servizi ceduti dall’azienda al lavoratore a 516,46 euro, raddoppiando così la quota precedentemente fissata a 258,23 euro. Un provvedimento importantissimo, introdotto dal testo del decreto n.104 approvato dal Consiglio dei Ministri l’8 agosto 2020, che conferma l’efficacia delle misure di welfare aziendale e che va incontro alle necessità dei dipendenti e delle loro famiglie, offrendo un sostegno al reddito grazie a una riduzione sostanziale del cuneo fiscale. 

In tema di fringe benefit, Edenred crede fermamente nell’importanza del loro ruolo e nei vantaggi offerti dal loro utilizzo a tutti gli attori coinvolti, siano questi aziende, dipendenti o partner commerciali. Per questo è impegnata nello studio di prodotti e servizi sempre più innovativi e vantaggiosi e nello sviluppo di un’ampia rete di punti vendita e strutture convenzionate in grado di garantire la massima spendibilità del credito welfare. Siamo convinti che il welfare aziendale sia uno strumento indispensabile per il benessere dei dipendenti e per la crescita dell’intero sistema Paese, a maggior ragione in un periodo così difficile come quello attuale.

Luca Palermo, Amministratore Delegato Edenred Italia

24/9/2020

 
 
 

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