L'occupazione torna a salire, ma attenzione... alla fine dell'anno!

Gli ultimi dati Istat sull'andamento del mercato del lavoro evidenziano segnali di ripresa ormai relativamente consolidati ma è troppo presto per tirare un sospiro di sollievo: con la fine dell'anno, potrebbe infatti esplodere la bolla dei licenziamenti "congelati", innescando una situazione occupazionale ben difficile da gestire 

Claudio Negro

I dati Istat sul mercato del lavoro relativi al mese di luglio forniscono un'importante conferma, anche se modesta dal punto di vista quantitativo, dell'inversione di segno nelle dinamiche economiche già segnalata alla fine del secondo trimestre dell'anno: per luglio Confindustria segnalava una crescita della produzione del 7,5%, e il PMI (che indica i programmi di acquisto delle imprese) era indicato al 51,6, 4 punti più di giugno. Già a partire da maggio le ore lavorate pro capite erano aumentate e le assenze dal lavoro diminuite: si tratta di due dati che illustrano l'andamento dell'utilizzo reale della cassa integrazione, a prescindere dalle ore richieste e autorizzate, e che mostrano appunto chiaramente come stia diminuendo il ricorso alla CIG. 

Come ci si aspettava, il mese di luglio ribadisce queste dinamiche positive e fa registrare finalmente un'inversione di segno sul piano occupazionale che, come di consueto, segue con 2-3 mesi di ritardo le ricadute delle tendenze dell'economia sulle imprese: gli occupati aumentano di 85.000 unità (pari a +0,4%). Vale la pena di notare due particolari: in primo luogo, che degli 85.000 occupati in più ben 80.000 sono donne. E sarebbe allora interessante capire quanti di questi contratti sono part-time. Il dato non è ancora stato pubblicato, tuttavia qualche idea ce la può fornire il focus di ANPAL sugli avviamenti al lavoro, che si ferma al mese di giugno ma che ci dice comunque come tre soltanto fossero i settori con un bilancio attivo tra avvii e cessazioni: agricoltura, costruzioni e assistenza familiare. Quest'ultima è di gran lunga l'attività col maggior numero di avviamenti, e ciò fa pensare che si tratti di un trend proseguito anche a luglio e in grado di giustificare in buona parte l'insolita predominanza di assunzioni di personale femminile.

In secondo luogo, i dati indicano un boom del lavoro dipendente a tempo indeterminato: +138.000 rispetto a giugno e addirittura +181.000 rispetto a giugno 2019. Per mettere a fuoco questo dato occorre precisare che gli 85.000 occupati in più sono la differenza tra 138.000 tempi indeterminati più 7.000 a termine, meno 60.000 autonomi. Un quadro molto verosimilmente “drogato” dal divieto di licenziamento per motivi economici che ovviamente si applica ai tempi indeterminati. Per cui, il pur positivo dato occupazionale sarebbe in realtà il combinato disposto di nuove assunzioni che vanno ad assommarsi a un serbatoio di cessazioni “congelate”, destinato a esplodere non appena scaduto il divieto con effetti facilmente prevedibili.

Discreto il dato sulle ore lavorate procapite, che aumenta - sia pure lievemente - a 33,1 ore settimanali. Erano 33 nel mese di giugno, il che interrompe una serie molto virtuosa iniziata a maggio; d'altro canto ma si giustifica in parte con l'aumento degli addetti; resta comunque significativo l'aver ridotto il delta con le ore lavorate pre crisi (35,3 a febbraio).

Infine, è un segnale positivo circa le aspettative delle persone per il futuro il fatto che continui a diminuire il tasso di inattività, a luglio in modo particolarmente rilevante: -0,6%. Significa appunto che più persone, davanti alla necessità di trovare lavoro, hanno fiducia nel riuscire a trovarlo e quindi si attivano per cercarlo: naturalmente, in un contesto di mercato ancora molto debole, i più non lo trovano e quindi sale, statisticamente, il tasso di disoccupazione. Per il momento non è però da considerarsi un dato necessariamente negativo, tanto che l'Osservatorio Excelsior (Unioncamere) informa che le imprese programmano 200.000 assunzioni in agosto, con il settore costruzioni in evidenza ma anche con una marcata ripresa del settore ristorazione.

Abbiamo quindi indicatori di ripresa ormai relativamente consolidati ma si profila per la fine dell'anno, quando esploderà la bolla dei licenziamenti congelati, una situazione occupazionale ben difficile da gestire. Soprattutto se governo e parti Sociali non saranno capaci di mettere in piedi un sistema capace di favorire e accompagnare la mobilità lavorativa in modo efficiente.

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Fondazione Anna Kuliscioff 

2/9/2020 

 
 

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