Mercato del lavoro, semplice perturbazione o inizio di una recessione?

Diffuso dall'INPS l'Osservatorio sul precariato con i dati di giugno 2019: ancora una volta, i dati sono di segno positivo ma a un'analisi dettagliata rivelano un trend decisamente orientato verso il basso. Siamo davanti a un momento di difficoltà passeggero o all'inizio di una preoccupante inversione di tendenza? 

Claudio Negro

I dati INPS relativi al primo semestre 2019 (si ricorda che si tratta di dati di flusso e che danno quindi conto di quanti avviamenti al lavoro e quante cessazioni ci sono state nel periodo considerato, non di quante persone sono al lavoro) mostrano che le dinamiche del mercato del lavoro, pur restando in campo positivo, sono orientate verso il basso.

Le assunzioni, sommando tutte le tipologie contrattuali, sono state 3.726.000 contro le 4.069.000 del primo semestre 2018. Aumentano le assunzioni a tempo indeterminato (713.000 contro 669.000), ma a questo dato, che appare di segno sempre positivo, occorre affiancare due osservazioni: 1. sono in calo costante dal primo mese del semestre (a gennaio erano 182.000) fino all'ultimo (a giugno sono state 2.000); 2. per circa metà del totale (372.000) si tratta non di nuova occupazione, ma di trasformazione di contratti a termine in contratti stabili. Il dato dei contratti a tempo indeterminato quindi, pur rimanendo (per fortuna) di segno più, è molto meno positivo di quanto non appaia a prima vista.

L'impressione che gli effetti del cosiddetto "Decreto Dignità" (incentivazione dei contratti stabili e penalizzazione di quelli a termine) siano in via di esaurimento è  però confermata dal fatto che i contratti a termine, pur inferiori a quelli del primo semestre 2018 (- 200.000), sono ormai stabili da novembre 2018 e non accennano più a calare. Da notare che diminuiscono in modo notevole le assunzioni in somministrazione (lavoro interinale): - 67%! Il dato è significativo perché, per conoscenza empirica, sappiamo che le variazioni in positivo o negativo delle assunzioni in somministrazione sono un buon termometro delle aspettative delle aziende e, dunque, delle prospettive della congiuntura economica.

Un altro indicatore da tenere d'occhio è il saldo tra assunzioni e cessazioni, in attivo per 824.000 unità (nel primo semestre 2018 erano 100.000 in più). Da registrare con molta attenzione il saldo dei contratti stabili: in attivo di 321.000 unità, incoporando tuttavia le 372.000 trasformazioni da contratti a termine. Il che non significa che al netto delle trasformazioni il dato delle assunzioni stabili sia negativo (il database prende in considerazione solo le comunicazioni obbligatorie, che possono anche essere, e spesso sono, più di una per persona), ma indica indubbiamente una tendenza. Rafforzata dal fatto che nel mese di giugno, sommando nuove assunzioni, trasformazioni e cessazioni, il saldo sia risultato in attivo solo per 8.000 unità. Come già registrato per il dato sulle semplici assunzioni, il trend complessivo è dunque fortemente in discesa (45.000 era il saldo in aprile, 31.000 a maggio).

Un ultimo dato che mostra come vi sia un trend di decrescita nel mercato del lavoro: il dato tendenziale dei nuovi rapporti di lavoro (che, ripetiamo, non corrispondono ad altrettante persone assunte, per le ragioni dette prima) per giugno 2019 è di (+)271.000 rispetto a giugno 2018. Ma non si tratta di un dato così buono: è il peggiore dal luglio 2017. E in parte ciò è giustificabile con il fatto che negli ultimi 24 mesi i tassi occupazionali sono tornati ai livelli ante crisi e, di conseguenza, gli incrementi marginali non possono mantenersi costantemente a livelli molto alti. 

Tuttavia questa constatazione diventa un campanello d'allarme se la mettiamo in relazione con i dati ISTAT sull'occupazione relativi al mese di luglio, non ricchissimi ma comunque significativi: rispetto a giugno il numero degli occupati cala di 18.000 unità, e il tasso di occupazione (rapporto occupati/popolazione in età da lavoro) scende dello 0,1%. Vero che questo dato va confrontato con quello del luglio 2018 (+0,8%) ma, paradossalmente, ciò dimostra che una crescita tendenziale abbastanza consolidata nei mesi scorsi sta invertendo direzione.

I dati del mese di agosto, per ovvie ragioni, saranno solo parzialmente indicativi ma, a partire dal mese di settembre, potremo renderci conto se siamo di fronte a una semplice perturbazione del mercato del lavoro o all'inizio di una recessione. 

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Fondazione Anna Kuliscioff 

3/9/2018

 
 

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