L'occupazione sembra migliorare ma sta per arrivare lo tsunami

Se confrontati con quelli degli ultimi mesi, i dati Istat sull'andamento del mercato del lavoro a maggio offrono segnali positivi: con l'occupazione che tiene grazie soprattutto alle coperture offerte dalla CIG, è però in realtà ancora presto per l'ottimismo. Solo grandi sforzi in termini di politiche attive permetteranno di evitare il peggio

Claudio Negro

Il Rapporto “Occupati e Disoccupati” Istat riferito al mese di maggio sembra indicare che, pur rimanendo in campo negativo, la caduta dell'occupazione (così come altri indici econometrici) ha perso velocità. Gli occupati sono 22.777.000, meno 84.000 rispetto ad aprile, con un calo dello 0,4%. Tra aprile e marzo il calo era stato di oltre tre volte superiore (meno 1,3%).

Il segno negativo tuttavia resta molto forte se consideriamo il dato accumulato negli ultimi tre mesi (comprensivi quindi del lockdown): in questo periodo gli occupati sono calati di 381.000 unità, e addirittura di 620.000 rispetto a maggio 2019. Un altro indicatore “positivo”, in questo caso effettivamente un'inversione di tendenza, è l'aumento significativo della popolazione attiva, ossia della somma tra chi lavora e chi cerca lavoro: +307.000 rispetto al mese precedente (+18,9%). Da notare che questo dato avvicina abbastanza quello di chi nel trimestre ha perso il lavoro ed è probabile che indichi che in gran parte chi è rimasto disoccupato nei mesi precedenti stia recuperando fiducia nel fatto che un ricollocazione sia possibile. Un trend, quest'ultimo, che anticipa quello sul clima di fiducia dei consumatori e delle imprese che, sempre secondo Istat, a giugno aumentano entrambi di circa 7 punti. Non solo, paradossalmente, questa dinamica produce un sensibile aumento del tasso di disoccupazione che sale al 7,8% crescendo di 1,2 punti, pari a 307.000 unità: guarda caso esattamente l'incremento della popolazione attiva. Normalmente diciamo di prendere con le pinze il dato riguardante la disoccupazione, che ha la propensione a essere meramente statistico. Stavolta però presenta aspetti inquietanti: se alla nuova ricerca di lavoro corrisponde un'analoga mancanza di domanda, il clima di fiducia che segnalavamo prima può svanire in fretta con pessimo impatto sulla vita sociale.

Occorre tuttavia segnalare un altro dato che dà conto di un rallentare, almeno in termini econometrici, della crisi: le ore lavorate pro capite a maggio aumentano sensibilmente rispetto ad aprile, superando anche quelle di marzo. Questo in virtù di un calo del 50% degli assenti dal lavoro (essenzialmente dipendenti in CIG). In sostanza c'è un parziale ma visibile ritorno al lavoro, tanto che Confindustria segnala un "rimbalzo" della produzione industriale del 31,4% rispetto ad aprile.

Ma le notizie “buone” finiscono qui. Entrando nel dettaglio, si possono trovare dinamiche fortemente negative, peraltro già previste in numerose recenti ricerche. Innanzitutto la stragrande maggioranza dei nuovi disoccupati sono donne: 227.000 contro 80.000. Degli 84.000 che han perso il lavoro in maggio le donne sono la stragrande maggioranza, 65.000. Non ci sono evidenze concrete in proposito ma è facile immaginare che siano stati falcidiati soprattutto i part-time a basso livello professionale, che erano tipici dell'occupazione femminile. Dei citati 84.000 cessati 79.000 erano lavoratori a termine. In questa fattispecie contrattuale si è determinata un'autentica morìa: 318.000 cessati in termine di trimestre. Guarda caso, ancora una volta, praticamente tutti coloro che nel trimestre hanno perso il lavoro: a maggio 2020, principalmente donne con contratto a termine part-time, e poi lavoratori a termine in genere.

Un ulteriore approfondimento della questione può venire dall'analisi dei dati INPS sulla CIG (CIG Ordinaria, in Deroga, FIS e fondi di solidarietà) relativi sempre al mese di maggio: a fronte di un numero di ore autorizzate di CIG - non si disponde ancora del dato dell'effettivo utilizzo, ma i numeri sulle assenze e sulle ore lavorate citati sopra ci fanno pensare che sia in calo) - aumentano vistosamente quelle relative a FIS, fondi di solidarietà e CIG in Deroga, mentre calano moltissimo quelle di CIG Ordinaria (meno 68%). Queste ultime attengono alle imprese medio-grandi, in particolare manifatturiere, che registrano, come visto, una certa ripresa, mentre aumentano le ore autorizzate da Fondo di solidarietà (+381%) e in Deroga (+393%), viceversa destinate in prevalenza a imprese principalmente medio-piccole, di comparti non manifatturieri. Se si guarda nel dettaglio si può osservare che la stragrande maggioranza delle ore autorizzate (circa il 50%) è nei settori alberghi-ristoranti, servizi alle imprese, commercio all'ingrosso e al dettaglio; sono appunto i settori in cui è di gran lunga concentrata l'occupazione a termine, femminile e part-time.

Diventa allora facile immaginare cosa accadrà quando cesserà inevitabilmente la copertura della Cassa Integrazione, che finora ha bene o male tenuto in piedi la baracca dell'occupazione, consentendo anche risultati (all'apparenza) “positivi” come quelli sopra illustrati. Per avere un'idea delle dimensioni del problema, basti pensare che solo nel comparto alberghi-ristorazione i cassintegrati sono quasi 1.200.000; i contratti a termine ancora vigenti (per lo più perchè prorogati in virtù di Decreto Legge) sono circa 3.000.000. Una parte soltanto degli oltre 8 milioni di lavoratori per i quali è stata richiesta la Cassa Integrazione. Attualmente, le indennità di disoccupazione (NASPI e DIS-COLL) autorizzate sono circa 180.000 a maggio, con crescita reale ma moderata nel trimestre: ci si può aspettare uno tsunami quando la copertura CIG cesserà. In termini di spesa pubblica comporterà il mantenere invariato il livello di spesa almeno per un biennio (grosso modo la CIG comporta la stessa spesa del NASPI), ma con la consapevolezza che sarà necessario un grande e ulteriore sforzo in termini di politiche del lavoro per far fronte a una situazione che finora è stata solo - anche legittimamente - tamponata.

Claudio Negro, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e Fondazione Anna Kuliscioff 

4/7/2020 

 
 

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