Qualche segnale negativo per il mercato del lavoro

Dopo mesi di crescita costante, i dati Istat riferiti a maggio 2024 evidenziano per il mercato del lavoro italiano qualche primo segnale di congelamento: si riduce il numero di occupati mentre sale il tasso di inattività. Una battuta di arresto occasionale o il possibile inizio di un nuovo trend? 

Claudio Negro

Prima o poi doveva accadere: dopo mesi di crescita modesta ma costante il numero degli occupati diminuisce… Era già accaduto nel luglio 2023, ma si era derubricato il tutto a una variazione stagionale; stavolta, a differenza del precedente citato, non aumenta il numero delle persone in cerca di occupazione: un brutto segnale di un possibile congelamento del mercato del lavoro.

Nel dettaglio, i dati Istat riferiti a maggio 2024 rivelano un calo dei contratti a termine e relativo  ai lavoratori autonomi. Il segnale non è catastrofico ma è chiaro: le imprese si tengono stretti i lavoratori a tempo indeterminato, sui quali hanno investito e sarebbero più difficili da sostituire; si alleggeriscono di rapporti "non fondamentali" (contratti a termine e partite IVA) in attesa di vedere come vanno le cose. Il che rappresenta un'indicazione piuttosto esplicita delle aspettative delle imprese; aspettative oltretutto giustificate da una diminuzione dell’indice di fiducia delle aziende, che scende di 0,6%, e dal fatto che l’indice di produzione dell’industria manifatturiera cala da tre mesi consecutivi, per un tasso cumulato superiore al meno 1,5%. È verosimile che la stagione turistica determinerà un aumento di assunzioni: fatto positivo, da rivalutare tuttavia al netto di stagionali e (ma non è possibile con gli attuali strumenti) "contratti di fantasia".

Mi sembrerebbe in ogni caso improprio attribuire colpe nel merito alle politiche del governo. Esse sono del tutto ininfluenti agli andamenti negativi del mercato del lavoro, così come lo sono state rispetto a quelli positivi. Sarebbe già una cosa buona se l’esecutivo provasse a pensare che non è un normale andamento altalenante, ma che si è aperta una finestra su una nuova fase: il dato più trascurato e più preoccupante è il tasso di inattività (33,1%), che sale per la prima volta dopo l’ottobre 2023.

Last but not least... Dobbiamo sperare che il governo non abbia in mente di intervenire sulle dinamiche del mercato del lavoro tramite il pubblicizzato "Superbonus Occupazione". Ma, nel caso, se ne parlerà un’altra volta.  

 Claudio Negro, Fondazione Anna Kuliscioff e
Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

8/7/2024

 
 

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