Sanatorie, un vero strumento di tutela per i lavoratori irregolari?

Nonostante le esperienze passate non si siano rivelate particolarmente efficaci, l'attuale esecutivo starebbe pensando a una nuova sanatoria. Alla luce degli ultimi indicatori su mercato del lavoro e povertà economica, sorge però un dubbio: si tratta davvero di uno strumento di tutela per i lavoratori irregolari? 

Natale Forlani

L’intenzione di procedere alla emanazione di un provvedimento normativo che preveda il rilascio di un permesso di soggiorno provvisorio per gli extracomunitari irregolarmente presenti nel territorio nazionale comincia a trovare conferme negli ambienti governativi. Le prime indiscrezioni propendono per l’adozione di un decreto che ricalchi l’impianto della sanatoria adottata nel 2012, finalizzato a consentire il rilascio di un permesso di soggiorno per i lavoratori sulla base: delle richieste dei datori di lavoro (imprese e famiglie), della dimostrazione della presenza nel territorio nazionale nel periodo precedente al varo della sanatoria, e di avere in corso un rapporto di lavoro in corso con il datore richiedente.

Il provvedimento, secondo i proponenti, dovrebbe offrire la possibilità di regolarizzare i rapporti di lavoro attivati dai datori impossibilitati a reperire manodopera disponibile nel territorio nazionale e, nel contempo, di evitare a questi lavoratori di essere ricattabili nel mercato del lavoro.

Sul bacino dei potenziali beneficiari circolano stime approssimative, per lo più riferite al potenziale degli stranieri irregolari aumentato negli anni recenti, per via delle restrizioni introdotte con i decreti sicurezza per  il rilascio dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, sino a raggiungere la cifra di circa 600mila unità. Analisi sul mercato del lavoro? Completamente assenti. Cosa francamente inaccettabile, dato l’obiettivo di voler supplire alla carenza di manodopera nel territorio nazionale e tenuto conto che, sulla materia, l’Istituto di statistica nazionale elabora una notevole quantità di informazioni.  

Secondo l’Istat (Rapporto annuale 2019), le persone in cerca di lavoro e quelle inattive che si dichiarano disponibili a cercarlo a determinate condizioni, nell’ultimo decennio, sono aumentate di 1,3 milioni sino a raggiugere la quota di 5,8 milioni: a questo incremento hanno concorso per circa 600mila unità le persone di origine straniera.

Il rapporto richiamato mette in rilievo che tutto l’incremento degli indicatori della “precarizzazione” del mercato del lavoro avvenuto nell’ultimo decennio: nel lavoro sommerso, a termine o a part-time, è coinciso sostanzialmente con i settori che registrano una grande incidenza di manodopera straniera. Condizioni che vedono coinvolti la grande parte dei lavoratori stranieri regolarmente residenti, non quelli privi di permesso di soggiorno. È sempre l’Istituto di statistica nazionale ad affermare che il 30% delle famiglie straniere versa in condizioni di povertà assoluta e un ulteriore 36% in quella di povertà relativa.

La dimostrazione che il lavoro irregolare non è la conseguenza di una carenza di manodopera ma, al contrario, della scarsità di lavoro disponibile per un'offerta di lavoro con bassa qualificazione che, per lo specifico degli immigrati, è regolarmente residente.

E veniamo al secondo quesito: le sanatorie rappresentano davvero uno strumento di tutela per i lavoratori irregolari? Molti studiosi a livello internazionale criticano questo assunto. Secondo loro le sanatorie, come dimostrazione di una scarsa efficienza dei sistemi di controllo, sono esposte alla manipolazione delle prove e rischiano di ingenerare un effetto di attrazione di nuovi immigrati.

In effetti, se analizziamo i riscontri della sanatoria introdotta nel 2012, in piena crisi economica e occupazionale, troviamo la conferma delle conseguenze negative appena richiamate. Nei tempi previsti dalla normativa vennero inoltrate 134mila domande di regolarizzazione, tra le quali l’80% riguardanti i rapporti di lavoro domestico per lavoratori maschi provenienti da comunità di origine, pakistana, egiziana, marocchina, indiana, cinese (etc), che non hanno mai svolto tali attività in Italia. Circa il 40% delle richieste di assunzione venne presentato da datori di lavoro stranieri delle medesime comunità di origine dei lavoratori regolarizzati. Il fondo dei lavoratori domestici presso l’INPS, nel 2012 registrò un aumento del numero degli iscritti di circa 100mila unità, prevalentemente maschi. Iscritti puntualmente scomparsi nell’anno successivo.

In buona sostanza, i numeri - e le esperienze passate   dimostrano non solo che i presupposti che orientano la scelta di varare una eventuale sanatoria non sono fondati, ma che le conseguenze di tale scelta, aumentando il numero delle persone in cerca di lavoro, potrebbero comportare un peggioramento delle condizioni di occupabilità e di reddito degli immigrati regolarmente residenti in Italia.

Natale Forlani, Comitato Tecnico Scientifico Itinerari Previdenziali 

26/2/2020

 
 
 

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