Coefficienti di trasformazione più favorevoli dal 2023, pensioni più generose

Sono stati aggiornati i coefficienti di trasformazione per il calcolo della quota contributiva della pensione nel biennio 2023-2024: per la prima volta dalla loro introduzione, sono più favorevoli rispetto ai precedenti e incideranno positivamente sull'importo della rendita pensionistica (a scapito però della speranza di vita)

Michaela Camilleri

Lo scorso dicembre sono stati aggiornati i coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi per i lavoratori che andranno in pensione a partire dall'1 gennaio 2023. Pubblicati con Decreto Direttoriale dell'1 dicembre 2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, emanato di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, i nuovi coefficienti che determinano la quota contributiva della pensione per il biennio 2023-2024 sono più favorevoli rispetto ai precedenti e, per la prima volta dalla loro introduzione, produrranno un incremento dell’importo della rendita pensionistica. 


I nuovi valori e quanto incidono sull'importo della pensione

Si tratta del sesto aggiornamento dall'introduzione del sistema contributivo con la Legge Dini del 1995 e avrà effetto sugli assegni pensionistici la cui decorrenza è compresa tra l'1 gennaio 2023 e il 31 dicembre 2024. Per la prima volta, si registra un incremento dei valori che si riflette positivamente sull’importo della rendita: i nuovi coefficienti recepiscono la variazione della speranza di vita Istat dovuta essenzialmente agli effetti della pandemia da COVID-19 e, di conseguenza, aumentano tra il 2,01% e il 2,92% rispetto ai valori previsti nel biennio 2021-2022 in corrispondenza della medesima età

Tabella 1 – I coefficienti di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica (valori %)Tabella 1 – I coefficienti di trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica (valori %)
Fonte: elaborazioni a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

Per fare un esempio pratico, supponendo che un lavoratore abbia maturato (attraverso il versamento dei contributi e la rivalutazione annuale del montante accumulato alla media quinquennale del PIL) un montante contributivo pari a 300.000 euro e sia andato in pensione all'età di 64 anni nel 2022, per calcolare la rata di pensione lorda annua spettante basta semplicemente moltiplicare l'importo del montante finale per il coefficiente relativo ai 64 anni di età anagrafica: 300.000 € x 5,060% = 15.180 euro lordi l'anno. Con i valori in vigore da quest’anno, lo stesso montante vale 15.552 euro annui lordi, 372 euro in più. All’età di 67 anni, un montante di 300mila euro fino al 31 dicembre 2022 corrispondeva a 16.725 euro, in quanto si applica un coefficiente più elevato all’aumentare dell’età di accesso alla pensione, ma a partire dal 2023 il medesimo importo vale 444 euro in più.


Cosa sono i coefficienti di trasformazione 

Secondo il sistema di calcolo contributivo, introdotto con la Legge Dini n. 335/1995, l’importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante contributivo, ossia la somma rivalutata dei versamenti effettuati durante la vita lavorativa, per un coefficiente di trasformazione, che cresce con l’aumentare dell’età, premiando di fatto quanti vanno in pensione più tardi

I coefficienti di trasformazione variano dunque in base all’età anagrafica del lavoratore alla data di raggiungimento dei requisiti pensionistici, dai 57 ai 71 anni: maggiore è l’età del pensionando, maggiore sarà anche il valore del coefficiente. Al di sotto dei 57 anni (per gli assegni di invalidità o le pensioni ai superstiti), viene comunque applicato il coefficiente previsto per questa fascia anagrafica. 

I coefficienti sono revisionati automaticamente, a partire dal 2019, ogni 2 anni anziché ogni 3 come inizialmente previso dalla riforma Monti-Fornero (la riforma Dini prevedeva una revisione decennale), sulla base dell’andamento dell’aspettativa di vita per far fronte alle dinamiche demografiche. I coefficienti di trasformazione rappresentano, così, un importante stabilizzatore del sistema pensionistico italiano

Applicandosi alla sola quota contributiva della pensione, la revisione riguarda nel concreto precise categorie di pensionati, e in particolare: i cosiddetti “contributivi puri”, ovvero i soggetti sprovvisti di anzianità al 31 dicembre 1995; chi esercita l'opzione di calcolo per il sistema contributivo; chi aveva meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e, pertanto, si vede applicato il metodo di calcolo misto; chi aveva almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, per la quota di anzianità accreditata dopo il 31 dicembre 2011.

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

16/1/2023

 
 
 

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