Fondi pensione, alcune riflessioni sui portafogli bilanciati

Malgrado performance nel complesso positive sull'anno in corso, da inizio 2022 i fondi pensione aperti bilanciati hanno accusato una perdita media del 9,4%: risultati che spingono a riflettere su importanza e valore della diversificazione

Leo Campagna

In attesa di conoscere gli impatti sui rendimenti di marzo del collasso della Silicon Valley Bank e della speculazione di Borsa sul titolo Credit Suisse, a febbraio i mercati finanziari hanno cominciato a frenare. I fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali hanno registrato una perdita media mensile dello 0,8%, che ha ridotto i guadagni da inizio 2023 all’1,8%. I comparti bilanciati, invece, a fronte di una perdita media mensile a febbraio dello 0,7% vantavano ancora un rialzo medio del +2,2% dal primo gennaio scorso a fine febbraio 2023.

Da inizio 2022, però, i fondi pensione aperti bilanciati accusano ancora una perdita media del 9,4%. Nonostante questo, molti investitori rimangono fedeli alla tradizionale allocazione 60% (azioni) - 40% (obbligazioni), che rischia di esporli a rischi significativi. Infatti, secondo diversi osservatori, il problema del portafoglio bilanciato classico è che non include sufficienti fonti di diversificazione e di rendimento. I gestori di fondi, in particolare quelli pensione, sono chiamati infatti a prendere in considerazione la possibilità di includere nei loro portafogli una gamma più ampia di asset class rispetto alle sole azioni e obbligazioni long-only.

Per esempio, hanno a disposizione l’investimento immobiliare diretto e quello quotato (REITS) che, di solito, segue un ciclo diverso da quello dei mercati azionari e obbligazionari. Possono investire nelle aziende attive nelle infrastrutture (autostrade, ferrovie, ponti, aeroporti, reti di trasmissione di energia, torri di comunicazione ecc.) che possono contare su flussi di ricavi abbastanza svincolati dal ciclo economico. Possono anche diversificare sulle materie prime, ovvero metalli industriali, beni alimentari, petrolio e gas. O, ancora, allocare una quota in oro, tendenzialmente considerato uno dei beni rifugio per eccellenza. 

I gestori previdenziali hanno anche l’opportunità di partecipare a collocamenti nelle asset class private (obbligazioni e azioni). Possono diversificare in ambito valutario per costruire piccole quote di portafoglio, che reagiscono positivamente durante le turbolenze di mercato (franco svizzero e dollaro USA) o che garantiscono generosi flussi cedolari nel tempo (bond dei mercati emergenti in valuta locale). Infine, ma non certo per importanza, possono sfruttare anche le cosiddette strategie alternative tipiche dei gestori hedge ma incorporate in fondi e SICAV nel rispetto delle regole Ucits europee: azionari market neutral, arbitrage, event driven, convertible arbitrage, merger arbitrage e global macro. 

Utilizzando adeguatamente tutte queste asset class è possibile allestire un portafoglio che risulti relativamente poco influenzato dai movimenti del mercato azionario e da quello del reddito fisso per puntare a generare rendimenti positivi nei diversi scenari di mercato.

  Leo Campagna      

30/3/2023

 
 

Ti potrebbe interessare anche