Fondi pensione aperti, quelli che hanno perso il treno del rally

Come prevedibile, i rendimenti delle linee azionarie dei fondi aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali hanno saputo approfittare del rally iniziato a fine 2022 e proseguito nel gennaio 2023: malgrado il trend positivo, non mancano però significative divergenze tra i diversi comparti

Leo Campagna

Nell'ultimo quadrimestre del 2022, l’indice MSCI world in euro delle Borse mondiali ha registrato un +5,61%; un rally proseguito a gennaio 2023, con un ulteriore +5,15% in euro: performance che hanno consentito di ridurre a meno del 10% le perdite dell’indice dal 31 dicembre 2021 (-9,76%). L'analisi dei fondi pensione aperti azionari censiti dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali dimostra invece che, dal 30 settembre a fine 2022, il rendimento medio si è attestato al +8,7% e a gennaio si è ulteriormente allungato di un +4,4%, seppur con un’ampia diffusione dei rendimenti.

In particolare, da fine settembre 2022  a fine gennaio 2023, 21 fondi pensione azionari su 62 (pari al 33% circa) vantano un rendimento a doppia cifra (fino a un massimo di +15,5%), mentre altri 10 comparti azionari su 62 (pari al 16%) evidenziano rendimenti sotto il 6% (fino a un minimo di +4,1%). Che ci  possa essere una certa differenza tra un campione di 62 comparti azionari è piuttosto normale ma che possa delinearsi una divergenza tanto ampia in soli quattro mesi richiede un approfondimento.

La ragione va ricercata nella differente visione delle prospettive economiche che hanno attualmente i mercati e le Banche Centrali (e la Federal Reserve statunitense in particolare) e le scelte di portafoglio effettuate dai gestori di fondi.

Uno scenario particolarmente positivo potrebbe prevedere, per esempio, l'inflazione che  torna al 2%, il PIL che arretra senza andare in territorio negativo, il mercato del lavoro in raffreddamento ma soltanto per consentire di per far abbassare l'inflazione senza creare problemi alla fiducia dei consumatori, le aziende che annunciano profitti in sostanziale tenuta e la Federal Reserve statunitense che decide di tagliare piano piano i tassi per fine 2023 . Peccato che sia proprio, per l’appunto, uno scenario troppo positivo, dal momento che il Presidente della Fed Powell continua a ripetere di voler evitare gli errori fatti dai predecessori della Banca Centrale USA negli anni Settanta  e di non voler allentare troppo presto la politica monetaria. 

Avranno ragione i mercati che continuano a indossare gli occhiali rosa e vedere il peggio (inflazione, rialzo dei tassi e profonda recessione) alle spalle oppure la Fed che proseguirà con la politica dei tassi alti per più tempo? Non potranno averla entrambi e quindi l’attuale rally potrebbe o subire una dura correzione - in caso che prevalga la Fed - o continuare a recuperare il terreno perso nel 2022. Per gli investitori poco propensi ai rischi e che preferiscono aspettare che il quadro d’insieme si chiarisca, adesso può però essere il momento di comprare titoli di Stato europei a breve termine, che offrono un rendimento intorno al 3%. Una gran bella differenza rispetto a 12-18 mesi fa. 

  Leo Campagna      

10/3/2023

 
 
 

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