Fondi pensione e PIP, le performance 10 anni dopo Lehman Brothers

Le recenti turbolenze dei mercati finanziari offrono lo spunto per un'analisi di lungo periodo: a dieci anni di distanza dal crac Lehman Broters, qual è il bilancio per fondi pensione e PIP?  

Leo Campagna

Anche i fondi pensione negoziali hanno sofferto in ottobre le turbolenze dei mercati finanziari. La performance media dei 102 comparti censiti nel database di Itinerari Previdenziali si posiziona a -1,4%, portando quella da inizio anno a -1,5%: un livello comunque inferiore a quello messo a segno dai fondi pensione aperti (-2,4% ) e delle unit linked dei PIP (-4,4%). Proprio questa ampia differenza di performance da gennaio a ottobre 2018, evidenziata dalle diverse forme di previdenza complementare, offre lo spunto per un’analisi di lungo termine, quella decennale. 

Un’analisi che coincide con i primi 10 anni post crac Lehman Brothers, il fallimento che diede l’ultima spallata al sistema finanziario entrato in crisi un anno prima con lo scoppio della bolla dei mutui subprime statunitensi e che ha portato alla più profonda recessione del dopoguerra e alla più severa correzione dei mercati finanziari dal 1929. Cominciamo dalle performance medie a 10 anni. Quella relativa a tutti i fondi pensione negoziali è risultata pari al 46,4%, ovvero al 3,88% annuo composto; quella dei fondi pensione aperti al 46,8% (3,9% su base annua) e quella delle unit linked dei PIP al 59,4% (4,8%). Confrontando queste performance sembrerebbe non esserci stata partita tra le diverse forme di previdenza complementare viste le ampie differenze di rendimento registrate sul campo. 

In realtà va puntualizzato innanzitutto che si tratta di medie (con significative differenze tra i comparti che hanno registrato le performance decennali migliori e quelli che si posizionano in fondo alla classifica). In secondo luogo, ci sono differenze strutturali nell’offerta all’interno della medesima tipologia di forma di previdenza complementare. Nei fondi pensione negoziali, per esempio, non esistono linee azionarie pure, mentre all’interno dei fondi pensione aperti se ne contano 56 e all’interno delle unit linked dei PIP ne figurano 25, di cui una decina specializzate per area geografica (Europa, USA, Asia) o per capitalizzazione o per settore. Dal momento che i 10 anni in considerazione (ottobre 2008 – ottobre 2018) sono stati contrassegnati da un mercato azionario (indice MSCI world +136,4% in euro) molto più brillante di quello obbligazionario (JPMorgan Global government bond index +43,7% in euro), ecco quindi che la categoria delle unit linked dei PIP è risultata avvantaggiata su quella dei fondi pensione aperti, che a propria  volta ha potuto primeggiare rispetto ai fondi pensione negoziali. 

Il confronto diventa più significativo se si mettono sul tavolo soltanto le sotto-categorie più omogenee delle tre forme di previdenza complementare, i compari bilanciati e i bilanciati obbligazionari. Il rendimento medio dei 22 comparti bilanciati dei fondi pensione negoziali si è posizionato a +67,2%, mentre quello medio delle 16 unit linked dei PIP bilanciate non è andato oltre il 53,8% e quello medio dei 22 comparti bilanciati dei fondi pensione aperti si è fermato al 52,9%. Nei bilanciati obbligazionari, le 27 linee dei fondi pensione negoziali hanno registrato un rialzo medio del 53,7% contro il 38,4% dei 15 comparti dei fondi pensione aperti e il 35,3% delle 6 linee unit linked

Leo Campagna 

2/1/2019

 
 

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