Fondi pensione e rendita: un amore, forse, ritrovato

L'emergenza COVID-19 sta sottolineando con prepotenza l'importanza di poter disporre di un reddito costante nel tempo: un'occasione utile per ribadire il ruolo della previdenza complementare e per valorizzare, in particolare, uno strumento spesso sottovalutato (in favore della liquidazione in forma di capitale), la rendita pensionistica 

Nicola Barbiero

Il particolare momento che stiamo vivendo, se da un lato ci sta ponendo di fronte a domande nuove e difficilmente immaginabili solo qualche mese fa, dall’altro richiede, ancor di più rispetto al passato, di prestare particolare attenzione alle istanze che emergono dalle diverse fasce della società e che sollecitano risposte nuove. Le difficoltà e le esigenze poste in questa nuova quotidianità sono molto eterogenee, nonostante ciò si può individuare in filo conduttore che unisce le parti sociali della nostra comunità, spesso distanti, in modo quasi indissolubile: la necessità di un reddito stabile e costante nel tempo.

Molti di noi sono soliti fare affidamento su un flusso periodico di reddito che, mensilmente, viene ripartito tra risparmio e consumo in base ai bisogni personali/familiari e ai progetti che ognuno si propone di realizzare. Un elemento, quello del flusso stabile e costante di reddito, che, in misura più o meno profonda, influenza anche il nostro approccio all’investimento: spesso si preferiscono i titoli con cedola (meglio se emessi dallo Stato) o azioni di società che, storicamente, hanno dimostrato capacità di distribuire dividendi con costanza, rispetto a opportunità che richiedono un lungo orizzonte di temporale. Tutto ciò è stato oggetto di lunghi, articolati e quotati studi da parte degli esperti di finanza comportamentale e, proprio in questi giorni, abbiamo la possibilità di osservare la teoria descritta nei testi applicata alla pratica del nostro vivere: purtroppo, in troppi casi, si rileva una riduzione della disponibilità di reddito mensile e, a fronte di ciò, la necessità di ripensare come soddisfare i nostri bisogni e riformulare, se non cancellare, i progetti. In questo senso aumenta, in alcuni casi di misura maggiore in altri in modo più contenuto, l’urgenza di ricevere un’integrazione a tale reddito.

Ciò richiede una riflessione che, andando oltre alla contingenza attuale, possa permettere un’analisi in prospettiva futura: vedere ridotta l’entrata su cui siamo soliti contare rappresenta un elemento di incertezza a cui la ricchezza cumulata (in senso di patrimonio a disposizione) spesso non permette di dare piena risposta. Non si può escludere che, nel corso degli anni, ci si trovi di fronte a periodi simili che, come abbiamo nostro malgrado imparato, non possono essere previsti in anticipo, con un'unica eccezione: il pensionamento. Tutte le stime e l’esperienza comune ci dicono che, una volta raggiunto l’agognato traguardo, l’importo della pensione sarà inferiore rispetto a quello che eravamo abituati a percepire durante l’attività lavorativa; alcune valutazioni evidenziano una flessione del 40%, altre del 30%, altre ancora del 20%: elemento comune è la riduzione di reddito. L’importanza di attivare una pensione complementare per “ammortizzare” questa flessione è sempre più chiara e, a testimoniare ciò, ne è prova il sensibile aumento degli iscritti che, negli ultimi anni, il mondo della previdenza complementare ha rilevato. In modo altrettanto evidente emerge, però, un'incoerenza: in fase di riscatto, l’aderente predilige (per i motivi più svariati) la liquidazione sotto forma di capitale e preferisce non attivare la rendita che, al contrario della liquidazione in un’unica soluzione, integrerebbe stabilmente e costantemente il reddito pensionistico.

Sulla base dei dati pubblicati nella relazione di COVIP con riferimento al 2018 (ultima disponibile al momento della scrittura del presente), solo 277 aderenti alla previdenza complementare di origine negoziale hanno trasformato, nell’anno, la propria posizione in rendita (per complessivi 19 milioni di euro) contro i 33.061 che hanno preferito ritirare il proprio risparmio in un'unica soluzione (complessivamente 924 milioni).

Oggi stiamo toccando da vicino, nella pratica di questi mesi, l’importanza di poter disporre di un reddito costante e ci accorgiamo del valore che può fornire la previdenza complementare nel trasformare il risparmio efficacemente maturato nel corso degli anni in una efficiente rendita e del ruolo che questa ha quale elemento “anti-incertezza” del reddito disponibile. Da qui l’importanza che il fondo pensione sia protagonista nello strutturare, in collaborazione con i propri partner, tipologie di rendita che sappiano rispondere volta per volta, e in base alle evoluzioni del mercato, alle esigenze dei propri iscritti.

In questa fase sta emergendo l’importanza della rendita come vero e proprio strumento di welfare capace di integrare il reddito al momento del pensionamento; una lettura che permette di dare risposte nuove ad alcune delle esigenze che le parti sociali stanno manifestando e in grado, chissà, di fare scoccare finalmente la scintilla d’amore capace di legare in modo indissolubile la previdenza complementare e la rendita pensionistica.

Nicola Barbiero 

18/5/2020

 
 
 

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