Fondi negoziali, grazie al 2019 battuto il TFR nel biennio

Malgrado un 2018 da dimenticare, l'ultimo biennio si è concluso positivamente per i fondi pensione negoziali, che possono vantare un risultato superiore a quello garantito dal TFR. Non scontato però replicare il risultato...

All'incirca 12 mesi fa si chiudeva un anno da dimenticare per i mercati finanziari di tutto il mondo. Il 2018, infatti, aveva visto tutte le principali asset class azionarie e obbligazionarie finire in territorio negativo alla fine dei 12 mesi.

Un trend che aveva spinto in "rosso" anche i fondi pensione negoziali. La performance media annuale delle 102 linee censite dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali si attestava infatti a -2,51%. risultato che si confrontava con il +2,24% garantito dal TFR alle somme accantonate in azienda dai lavoratori.

A distanza di un anno, grazie alla forte ripresa dei mercati finanziari e, in particolare, delle asset class più rischiose (azioni, obbligazioni societarie e mercati emergenti), le performance dei fondi pensione negoziali evidenziano rendimenti annuali nettamente positivi: in media, tra il primo gennaio e il 30 novembre 2019, risultavano pari al +7,04%. Una prestazione che ben si confronta con il +1,52% del TFR maturato nei primi 11 mesi dell’anno scorso. Combinando le performance 2018 e 2019 dei fondi pensione negoziali si arriva a un risultato biennale del +4,35%, superiore al 3,79% del TFR. Ne consegue che, grazie alle performance del 2019, i fondi pensione negoziali possono vantare un risultato biennale superiore a quello garantito dal Trattamento di Fine Rapporto.

Ma, attenzione! Il meccanismo che sta alla base del TFR prevede che le somme accantonate per il Trattamento di Fine Rapporto si rivalutino ogni anno su base composta dell’1,5% più il 75% dell’inflazione dell’anno di riferimento. Se, come si prevede, i prezzi al consumo continueranno a stagnare (in base alle ultime stime della Bce dovrebbe posizionarsi all’1,1% nel 2020), riuscire a realizzare un rendimento annuo superiore a quello del TFR non sarà affatto semplice per i portafogli obbligazionari o prevalentemente investiti nel reddito fisso. Infatti, con i tassi dei titoli di Stato dei Paesi core in negativo e con gli spread delle obbligazioni societarie – ovvero il differenziale di rendimento rispetto ai titoli di Stato – ai minimi storici, riuscire a ricavare un rendimento annuo tra il 2% e il 2,5% per un portafoglio obbligazionario sarà un esercizio piuttosto complicato.

Leo Campagna 

17/1/2020

 
 
 

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