Fondi pensione negoziali, quanto incide il contributo datoriale

L'adesione alla previdenza integrativa, e in particolare ai fondi pensione negoziali, non implica solo possibili vantaggi fiscali ma può anche la possibilità di beneficiare del contributo del datore di lavoro. Ma quanto incide effettivamente il contributo datoriale sul montante cumulato? 

Leo Campagna

Aderire al proprio fondo pensione negoziale comporta diversi vantaggi fiscali. Ma c’è un altro vantaggio che spesso viene minimizzato e che, al contrario, può fare la differenza nel lungo periodo soprattutto se, come sembra, andremo incontro a mercati finanziari con rendimenti tendenziali annui inferiori al passato. Si tratta del contributo del datore di lavoro, una liberalità che spetta al lavoratore che decide di conferire il proprio TFR nella forma di previdenza complementare convenzionata.

Ma quanto incide il contributo datoriale sul montante cumulato del lavoratore? Abbiamo provato a calcolarlo dal dicembre 1998 al marzo 2018 utilizzando le linee dei fondi pensione negoziali censite nel database di Itinerari Previdenziali attive in questo periodo di 20 anni senza soluzione di continuità. 

L’ipotesi di partenza è quella di un lavoratore che, nel dicembre 1998, guadagnava 1.500 euro mensili (pari a 2.075 euro attualizzati in base all’inflazione Istat) e che ha poi visto crescere la propria retribuzione in linea con il tasso di inflazione. Il passo successivo è stato quello di ipotizzare il versamento mensile del TFR (pari al 6,91% della propria retribuzione) e aggiungere il contributo del datore di lavoro (ipotizzato pari all’1%). In questa situazione al 31 marzo scorso, il lavoratore avrebbe accumulato quote per un controvalore complessivo di 55.073 euro, di cui 48.583 euro derivanti dai contributi versati tramite il conferimento del proprio TFR (per un totale di 32.186 euro) e 6.490 euro imputabili ai contributi datoriali rivalutati (rispetto ai 4.300 versati dal datore di lavoro nei 20 anni).

A conti fatti, si tratta di un incremento del 13,35% del montante accumulato con i propri versamenti. Se l’aliquota dei contributi datoriali fosse dell’1,5%, a fronte di 6.449 euro versati dal datore di lavoro il lavoratore si sarebbe ritrovato 9.735 euro (cioè il 20% in più rispetto a quanto cumulato con il proprio TFR conferito nel fondo pensione). Infine, con un contributo datoriale del 2%, a fronte di versamenti del datore di lavoro per complessivi 8.599 euro, il lavoratore potrebbe contare su un numero di quote per un valore di 12.980 euro (+26,7% rispetto al valore della quote acquisite tramite conferimento del tfr).

Leo Campagna 

29/5/2018

 
 

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