Fondi pensione, quanto ha guadagnato chi ha fatto switch a marzo 2020

I rendimenti dei fondi pensione aperti negli ultimi due anni sono stati  inevitabilmente influenzati da COVID-19: quanto sarebbe stato premiato un eventuale cambio di comparto allo scoppio della pandemia? L'analisi dei possibili scenari a partire dai dati del Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali

Leo Campagna

Le performance degli ultimi  due anni, dal 31 dicembre 2019 al 31 dicembre 2021, comprendono la fase immediatamente precedente lo scoppio della pandemia da COVID-19, la brusca e profonda correzione dei mercati finanziari e la successiva ripresa dei listini. Un arco di tempo nel quale i rendimenti dei fondi pensione sono risultati molto divergenti a seconda dell’esposizione alle asset class di rischio.

In particolare, le linee azionarie dei fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali mostrano un apprezzamento medio della quota biennale del +41,4%, le linee bilanciate del +21,2%, le linee obbligazionarie miste del +5,5% e quelle TFR del +4%. Messa in questi termini, sembra non esserci stata partita tra i vari comparti. Tuttavia, i risultati potrebbero risultare capovolti nel caso in cui gli aderenti alle diverse linee abbiano optato per uno switch di categoria del fondo in occasione della correzione dei mercati di marzo 2020.

Ipotizziamo un lavoratore che al 31 dicembre 2019 avesse 100mila euro in quote di un comparto bilanciato. A fine marzo  2020, il controvalore di mercato delle quote sarebbe sceso a 92.759 euro per effetto della profonda correzione dei listini, correzione che avrebbe comportato un calo della quota pari al 7,24%. In parallelo, però, la caduta della quota del comparto azionario sarebbe risultata doppia (-14,35%). Se invece, a marzo 2020, il lavoratore avesse optato per uno switch dal comparto bilanciato a quello azionario, a fine dicembre 2021 avrebbe potuto contare su un controvalore di mercato delle quote pari a 131.177 euro. 

Da notare che tale controvalore risulterebbe superiore anche a quello di un lavoratore che dal 31 dicembre 2019 al 31 dicembre 2021 fosse rimasto costantemente investito nel comparto azionario. 

Leo Campagna 

3/2/2022 

 
 

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