Fondi pensione, torna valida l'opzione obbligazionaria in portafoglio

Come confermato dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali, il 2022 è stato finora un anno difficile anche per i comparti obbligazionari. Secondo gli asset manager, siamo però vicini alla svolta: il reddito fisso tornerà presto un'opzione fondamentale all'interno di in un portafoglio diversificato

Leo Campagna

A meno di un'imprevista - e, al momento, molto improbabile - inversione di tendenza nelle prossime settimane, il 2022 passerà alla storia come uno dei peggiori, se non il peggiore in assoluto, nel secondo Dopoguerra. Non tanto per la caduta dell’azionario (che comunque al 17 novembre segna un -10% in euro da inizio anno in base all’indice MSCI World delle Borse mondiali) quanto piuttosto per la quasi similare perdita accumulata dalle asset class obbligazionarie e dai portafogli bilanciati. 

Per esempio, in base ai rendimenti a fine ottobre 2022 dei fondi pensione aperti censiti dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali da inizio anno, i comparti a indirizzo azionario accusavano una perdita media del -11,8%, che si confrontava con il -9,4% di quelli obbligazionari. Ma adesso, come fanno notare diversi asset manager, le obbligazioni sono tornate a offrire valutazioni più interessanti e un reddito più elevato rispetto alle azioni. Inoltre, oltre a essere storicamente meno volatile dell'azionario, l'obbligazionario fornisce anche soluzioni in grado di ridurre il rischio e potenziali vantaggi in termini di diversificazione. 

Insomma, è tornato il momento di prendere in considerazione le obbligazioni. Per una serie di ragioni, la prima delle quali riguarda la loro convenienza relativa. Da inizio anno, infatti, le valutazioni obbligazionarie sono decisamente migliorate e si trovano attualmente a livelli che non si vedevano da un decennio. Questo è vero soprattutto in termini di spread creditizi, divenuti molto più alti: basti pensare che attualmente l’investment grade euro rende il 3,76%, contro lo 0,48% di inizio anno, e l’high yield euro il 7,3% contro il 2,8% di fine dicembre 2022. Come diretta conseguenza di questo rialzo dei rendimenti, e siamo al secondo punto a favore, il segmento obbligazionario potrebbe tornare a generare un reddito interessante. A questo proposito va sottolineato come il recente movimento al rialzo dei rendimenti ha di fatto archiviato la stagione dei tassi in territorio negativo; una fase che aveva portato alla fine del 2020 quasi il 30% del debito globale in un’area a tassi "in rosso".

L’obbligazionario è pertanto tornato a rappresentare un'alternativa interessante alle azioni nel contesto di un portafoglio multi‑asset, resettando il famoso TINA (There is no alternative, in italiano: "Non c'è alternativa") che ha dominato negli ultimi anni e che sottintendeva la convinzione che non vi fossero alternative valide alle azioni. Ecco quindi che il reddito fisso può finalmente costituire quel cuscino di protezione per tutti gli investitori che sentono l'esigenza di ridurre i rischi alla luce delle crescenti incertezze macroeconomiche. Una componente utile per gestire la volatilità del loro portafoglio, contando sulla generazione di un reddito potenzialmente maggiore capace di stabilizzare l’andamento dell’investimento complessivo.

Leo Campagna      

2/12/2022

 
 
 

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