Il fondo tesoreria: funzionamento, criticità e prospettive di riforma

Alla base del finanziamento del fondo tesoreria era sotteso uno scambio che bilanciasse i sacrifici delle imprese con incrementi degli investimenti anche strutturali nel sistema Paese: una premessa che non ha però sempre trovato concretezza. Tra criticità e prospettive di riforma, il punto sul fondo tesoreria

Francesco Vallacqua

Sintesi delle principali caratteristiche e utilizzo previsto dalla legge[1]

La legge finanziaria per il 2007 (L. 296/2006) ai commi 755 ss. ha istituito il fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto, di cui all’art. 2120 del Codice civile (il cosiddetto «fondo tesoreria»); il 30 gennaio 2007 è stato emanato il relativo d.m. di attuazione

Il fondo tesoreria è un fondo gestito per conto dello Stato dall’INPS secondo il sistema a ripartizione su apposito conto corrente aperto presso la Tesoreria dello Stato. A tale fondo confluiscono (dall'1 gennaio 2007, o dalla data di assunzione del lavoratore se successiva) le quote di TFR maturando per i lavoratori delle aziende con almeno 50 addetti non destinate alle forme pensionistiche complementari secondo le modalità previste dalla normativa[2]

La legge 296/06 ai commi 758 e ss. aveva però previsto che le risorse del Fondo (al netto sostanzialmente delle prestazioni erogate, e degli oneri per la finanza pubblica derivanti dalle agevolazioni fiscali ex d.lgs. 252/05 per i datori di lavoro e per le maggiori adesioni alla previdenza complementare) fossero destinate, nei limiti degli importi di cui all'elenco 1 annesso alla legge 296/06 legge, al finanziamento dei relativi interventi, e in ogni caso nei limiti delle risorse accertate con apposito  procedimento. Entro il 30 settembre di ogni anno, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, avrebbe dovuto presentare al Parlamento una relazione che specificasse dettagliatamente la consistenza finanziaria e le modalità di utilizzo del Fondo.

Quote da accantonare

La situazione attuale e le prospettive di utilizzo a garanzia degli investimenti infrastrutturali degli investitori previdenziali

Secondo i dati Covip nel 2016 il flusso complessivo di TFR generato nel sistema produttivo può essere stimato in circa 25,2 miliardi di euro; di questi, 13,7 miliardi sono rimasti accantonati presso le aziende, 5,7 miliardi versati alle forme di previdenza complementare e 5,8 miliardi destinati al Fondo di Tesoreria (cfr. Tav. 1.4.1). Dall’avvio della riforma, la ripartizione delle quote di TFR generate nel sistema produttivo fra i diversi utilizzi è rimasta pressoché costante: circa il 55 per cento dei flussi resta accantonato in azienda, un quinto del TFR viene annualmente versato ai fondi di previdenza complementare e il residuo viene indirizzato al Fondo di Tesoreria.

Dalla seguente tabella si evince come il TFR affluito al fondo tesoreria dal 2007 sia circa 56,4 miliardi di euro.

TFR generato nel sistema produttivo

Alla base del finanziamento del fondo tesoreria era sotteso uno scambio che bilanciasse i sacrifici delle imprese con incrementi degli investimenti anche strutturali nel sistema Paese. In sostanza, la sottrazione di liquidità alle imprese private era collegata al rispetto dello specifico vincolo di destinazione all’investimento e più nello specifico per investimenti in opere infrastrutturali, finanza d’impresa. 

Tale vincolo non è stato però rispettato, come la stessa Corte dei Conti ha avuto modo di eccepire più volte[3]

Per ristabilire il rispetto di quanto previsto nell’originario disegno del legislatore una soluzione potrebbe essere quella di destinare tali somme ad un fondo di garanzia a supporto degli investitori previdenziali che effettuassero investimenti infrastrutturali. Il fondo di garanzia potrebbe esser pensato come strumento per eventuali esigenze di liquidità degli Enti previdenziali in caso di non corretta determinazione del premio di illiquidità per investimenti infrastrutturali purché, ad esempio, ciò fosse dovuto a  eventi sopravvenuti e non stimabili ex anteda tipizzare sotto il profilo normativo.

Soluzione concorrente o alternativa potrebbe essere quella di aumentare le agevolazioni fiscali per i fondi pensione mediante abbattimenti dell’imposta sui rendimenti in caso di investimento in FIA (forme alternative di investimento: esempio i fondi comuni di investimento immobiliare chiusi) infrastrutturali.

In assenza di correttivi si perpetuerebbe invece un pericoloso utilizzo, divergente rispetto agli originari intenti del legislatore, del fondo Tesoreria che potrebbe avere anche effetti reputazionali politici negativi ove l’opinione pubblica venisse a conoscenza che risorse, da destinare per lo sviluppo del Paese sono state invece finalizzate a scopi diversi.

[1]Cfr. Vallacqua F., La previdenza complementare per i lavoratori pubblici e privati, Egea , 2012

[2]Si vedano tra gli altri oltre al decreto di attuazione,  la circolare Inps 70/2007 e il  messaggio n.10577/2007.

[3]Si veda ad esempio Corte dei Conti, “Determinazione e relazione della Sezione del controllo sugli enti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) per l’esercizio 2012”, p. 6 ove in relazione a tale fondo si parla di notazioni critiche collegate alla sottrazione di liquidità alle imprese private e al pieno  rispetto dello specifico vincolo di destinazione . 

 

Francesco Vallacqua, Docente di Economia e gestione delle assicurazioni vita e dei fondi pensione  Univ. L. Bocconi e Docente di Diritto del lavoro II, Università C. Cattaneo LIUC

19/6/2018

 

 
 

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