Le caratteristiche dell'aderente tipo ai fondi pensione in Italia

La previdenza complementare registra ormai quasi 10 milioni di aderenti, con una crescita del 4% rispetto al 2023: un segnale di consolidamento in un settore dove persistono però disuguaglianze per genere, età e territorio, con la necessità di potenziare l'informazione e semplificare le adesioni, rendendo il sistema più "inclusivo". Cosa emerge dall'ultima Relazione COVIP

Federica Cirone

I dati della Relazione COVIP per l’anno 2024 presentata lo scorso 23 giugno, restituiscono un quadro positivo sul mercato del sistema di previdenza complementare nazionale: non solo le tendenze di crescita degli iscritti e dei contributi sono state confermate, ma anche il valore delle risorse destinate alle prestazioni è incrementato, beneficiando del risultato positivo della gestione finanziaria.  Dati alla mano, alla fine del 2024, il sistema nazionale conta 291 forme pensionistiche complementari per un complessivo di 9,953 milioni di iscritti, il 4% in più rispetto al 2023, per un tasso di crescita in linea con quello medio dell’ultimo quinquennio. A tale numero di iscritti corrisponde un numero di posizioni in essere di 11,128 milioni. In rapporto alle forze di lavoro – un aggregato che comprende gli occupati e le persone in cerca di occupazione di età maggiore ai 15 anni e che conta 25,596 milioni di unità nella media del 2024 – il tasso di partecipazione sale al 38,3 %, registrando un lieve, ma importante aumento rispetto all’anno precedente, quando si assestava al 36,9%.

Nel dettaglio, i fondi negoziali totalizzano 4,109 milioni di iscritti, il 5,5% in più dell’anno precedente. Aderiscono in 2,034 milioni ai fondi aperti e in 3,693 milioni ai PIP “nuovi”, rispettivamente, il 7 e il 2,5% in più del 2023. Inoltre, gli iscritti al segmento dei piani individuali di tipo assicurativo sono 3,938 milioni, se si includono anche i circa 283.000 iscritti dei “vecchi” PIP ed escludendo le doppie iscrizioni tra PIP “nuovi” e “vecchi”. Completano il quadro i 661.000 iscritti ai fondi preesistenti. Pertanto, in ultima analisi, nell’ultimo anno, il tasso di crescita degli iscritti è stato superiore a quello medio degli ultimi cinque anni per i fondi aperti, mentre è rimasto sostanzialmente allineato con le rilevazioni precedenti per i fondi negoziali.

Guardando quindi ai neo-iscritti, nel corso dell’anno preso in esame dalla relazione, al netto dei trasferimenti interni al sistema, sono state raccolte 800.500 nuove adesioni, un numero in crescita rispetto alle 733.300 del 2023. Sul totale delle nuove adesioni, 543.400 sono iscrizioni esplicite (corrispondenti al 67,9% del totale); 202.000 iscrizioni sono state raccolte tramite il meccanismo delle adesioni contrattuali (25,2% del totale) e 55.100 attraverso il silenzio-assenso (6,9% del totale). Nello specifico, nei fondi negoziali le nuove adesioni sono state 429.400, in aumento rispetto all’anno precedente come conseguenza positiva della crescita delle adesioni di tipo esplicito (29.600 in più nel 2024). In generale, le nuove adesioni raccolte nelle forme di mercato sono state 190.500 nei fondi aperti e 205.800 nei PIP: rispettivamente, 35.400 e 20.800 in più in raffronto al 2023. Invece, per i fondi preesistenti le nuove adesioni sono state 29.600 contro le 31.700 dell’anno precedente. 

Figura 1 – Le nuove adesioni alle forme pensionistiche complementari (flussi annuali)

Figura 1 – Le nuove adesioni alle forme pensionistiche complementari (flussi annuali)

Fonte: Relazione annuale COVIP per l’anno 2024

L’andamento nel tempo delle nuove adesioni mostra una dinamica di crescita negli ultimi anni, una volta superata la fase dell’emergenza pandemica. Allo stesso modo, però, analizzate sul medio periodo (cinque anni), anche le uscite dalle forme pensionistiche risultano complessivamente in crescita, soprattutto per quanto riguarda le forme di nuova istituzione. Nei fondi negoziali, le posizioni chiuse salgono soprattutto per effetto di riscatti (da 50.700 a 65.600) e prestazioni in capitale (da 50.300 a 62.400).

 

L’aderente tipo italiano ormai è standardizzato

Confermate le ormai caratteristiche standard dell’aderente tipo: vi è la prevalenza di iscritti uomini (61,6% del totale), localizzati nelle regioni settentrionali (57,2%) e appartenenti alle fasce di età centrali, ovvero quelle più anziane (46,7% nella classe 35-54 anni; 33,4% in quella con almeno 55 anni di età). Si registra però un segnale positivo tra i più giovani: gli under 35 costituiscono il 19,9% del totale, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2019. In particolare, nella fascia 15-34 anni, la partecipazione ha segnato l’incremento più marcato, raggiungendo il 29,9% (+8,4 punti percentuali in cinque anni).

L’età media degli iscritti è di 47 anni (46,6 cinque anni prima), sostanzialmente allineata tra uomini e donne. È più alta nei fondi preesistenti (50,3 anni) e più bassa nei fondi aperti (44,7 anni). Per età, il peso delle fasce più giovani è maggiore nei fondi aperti (26,4%); molto distanziati i fondi preesistenti (12,9%). 

Figura 2 – Iscritti per genere, area geografica e tipologia di forma (anno 2024)

Figura 2 – Iscritti per genere, area geografica e tipologia di forma (anno 2024)

Fonte: Relazione annuale COVIP per l’anno 2024

Per localizzazione geografica, le regioni del Nord concentrano la percentuale maggiore di iscritti nei fondi aperti (65,5%) e nei fondi preesistenti (64,3%); nelle regioni del Sud, la percentuale è più alta nei fondi negoziali (24,9%) e nei PIP (24,8%). Secondo la condizione professionale, prevalgono gli iscritti lavoratori dipendenti: 7,311 milioni, il 4,9% in più rispetto all’anno precedente. I lavoratori autonomi sono 1,205 milioni, l’1,6% in più rispetto al 2023; per quasi la totalità sono concentrati nei PIP (698.000) e nei fondi aperti (444.000).

La composizione per genere ed età secondo la condizione professionale conferma la prevalenza degli uomini sia per i dipendenti (63,4%) sia per gli autonomi (66%). Per fasce di età, solo il 6,8% degli autonomi ha meno di 35 anni contro il 18,8% tra i dipendenti; per contro, il 64,6% degli autonomi ha almeno 50 anni rispetto al 45,5% dei dipendenti. L’età media è di 46,8 anni per i lavoratori dipendenti ed è invece più alta, 52,7 anni, per i lavoratori autonomi. D’altra parte, sul flusso di nuove iscrizioni negli ultimi cinque anni, gli individui giovani sul totale degli “altri iscritti” raggiungono percentuali elevate: il 65,5% (corrispondente a circa 170.000 unità) aveva meno di 25 anni al momento dell’adesione; nelle diverse forme pensionistiche, fondi aperti e PIP ne hanno registrati circa 156.000, mentre i fondi negoziali solo 12.000. Una parte rilevante di tali soggetti è fiscalmente a carico di individui che lavorano. Ciò rispecchia decisioni familiari di aprire una posizione previdenziale per i propri figli in vista di una successiva alimentazione con versamenti autonomi una volta che essi entreranno nel mondo del lavoro.

Nel confronto con l’occupazione emerge la bassa copertura previdenziale del settore del lavoro autonomo: solo il 23,7% degli autonomi è iscritto a un piano pensionistico complementare contro il 38,8% dei lavoratori dipendenti. Gli uomini partecipano alla previdenza complementare più delle donne: 41,3% contro 34,1%. La disparità tra i generi è presente trasversalmente per fascia di età nella forza lavoro con una forbice costante intorno ai 7 punti percentuali. Si attenua in modo significativo nella classe più giovane e, specie, tra i minori, fenomeno da interpretare come effetto delle scelte della famiglia di appartenenza. In generale, la più bassa partecipazione delle donne è certamente spiegata in primo luogo dal loro minore tasso di attività: 57,6% contro il 75,6% degli uomini. Tuttavia, una volta entrate nelle forze di lavoro, la partecipazione delle donne alla previdenza complementare è comunque di circa sette punti percentuali più bassa. 

La diffusione della previdenza complementare nelle diverse aree geografiche del Paese è molto eterogenea. Valori del tasso di partecipazione ampiamente superiori alla media generale si registrano nelle regioni del Nord e, in particolare, in quelle aree dove l’offerta previdenziale è completata da iniziative di tipo territoriale. Il 62,8% delle forze di lavoro in Trentino-Alto Adige, il 47,6% in Veneto e il 47,2% in Valle d’Aosta. Si registrano valori superiori alla media anche in altre regioni settentrionali: 45,4% in Friuli-Venezia Giulia, 42% in Lombardia e 40,4% in Piemonte. Nell’Italia centrale si riscontrano valori intorno alla media nazionale, con l’eccezione del Lazio, dove la partecipazione è più modesta: 32,1%. Valori decisamente più bassi nel Meridione.

 

Punti di partenza saldi e spinte nuove per il futuro

Dunque, nel 2024 il sistema della previdenza complementare ha mostrato segnali positivi, con un incremento, seppur lieve, sia del numero di iscritti sia delle risorse gestite, confermandosi come uno strumento solido e affidabile nel lungo periodo. Tuttavia, permangono importanti squilibri – tali ormai da potersi considerare quasi endemici – nella partecipazione: gli iscritti sono prevalentemente uomini, in età matura e residenti al Nord e al Centro, mentre risultano ancora poco coinvolti i giovani, le donne e chi vive nel Mezzogiorno.

Per colmare queste disuguaglianze e rafforzare il sistema, è essenziale promuovere una comunicazione mirata, capace di aumentare la consapevolezza dei cittadini riguardo i benefici della previdenza integrativa. Parallelamente, è auspicabile l’introduzione di strumenti che semplifichino l’adesione, come il meccanismo del silenzio-assenso o l’iscrizione automatica con possibilità di recesso. 

Anche nella fase di erogazione delle prestazioni emergono criticità, poiché molti preferiscono ricevere il capitale in un’unica soluzione anziché una rendita vitalizia. Per rispondere meglio alle esigenze degli aderenti, sarebbe auspicabile introdurre opzioni più flessibili, come rendite temporanee o prelievi flessibili. Inoltre, per incentivare l’adesione, soprattutto tra le fasce più deboli, si potrebbero adottare misure fiscali come un bonus di ingresso e incentivi all’iscrizione dei minori, ad esempio in occasione della nascita di un figlio.

Federica Cirone, Itinerari Previdenziali

1/7/2025

 
 
 

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