Le Casse di Previdenza tra trend demografici, welfare attivo e sostegno al Paese

Il XIII Rapporto AdEPP traccia un (positivo) bilancio del sistema delle Casse di Previdenza a fine 2022: aumentano sia gli iscritti, soprattutto donne e pensionati attivi che continuano a esercitare l'attività professionale, sia il contributo al sistema Paese

Michaela Camilleri

Il XIII Rapporto AdEPP sulla previdenza privata presentato lo scorso 12 dicembre delinea il quadro di sintesi delle Casse dei liberi professionisti a fine 2022. Il sistema rappresenta 1,61 milioni di iscritti attivi (+25% in 17 anni) e gestisce un patrimonio di oltre 100 miliardi di euro (+58% rispetto al 2013). Nello stesso anno sono state erogate prestazioni per 7,7 miliardi di euro (di cui 450 milioni sotto forma di welfare), a fronte di entrate contributive pari a 12 miliardi. 


L'analisi demografica degli iscritti: in aumento pensionati attivi e donne (soprattutto giovani) 

Nel 2022 il numero degli iscritti alle Casse previdenziali private si è attestato a 1.611.840 (+1,43% rispetto all’anno precedente), di cui 1.501.778 iscritti attivi e 110.062 pensionati attivi (+8,7% sul 2021). Come rilevato nei precedenti rapporti, tale crescita è dovuta in parte ai nuovi ingressi, in parte all’aumento dell’età di pensionamento e del numero di pensionati che continuano a esercitare l’attività professionale anche dopo il pensionamento. 

Sotto il profilo anagrafico, oltre la metà degli iscritti AdEPP rientra nella fascia d’età 40-60 anni, anche se la percentuale di iscritti in ogni classe evidenzia una distribuzione molto ampia: se consideriamo la classe 30-40 anni si osserva che il minimo è 4% degli iscritti, mentre il massimo è circa il 38%. Ciò conferma come le Casse siano molto eterogenee in relazione all’età degli iscritti, con un’età media che va da un minimo di 42 a un massimo di 56 anni. La composizione degli iscritti per età è andata modificandosi negli anni, complici, da un lato, l’innalzamento dell’età pensionabile e, dall’altro, la sempre maggiore propensione a proseguire l’attività lavorativa anche dopo aver raggiunto la pensione, oltre a fattori più generali come l’invecchiamento della popolazione e la diminuzione di iscritti alle università. 

Figura 1 – Distribuzione degli iscritti attivi per età e anno

Figura 1 – Distribuzione degli iscritti attivi per età e anno

Fonte: XIII Rapporto AdEPP sulla previdenza privata

In particolare, in questi ultimi anni il numero di pensionati attivi è più che raddoppiato, passando dai 42mila del 2005 a 110mila del 2022, e la relativa crescita è risultata nettamente superiore a quella degli iscritti attivi (160% rispetto a oltre il 20%). Peraltro, il rapporto fra pensionati attivi e attivi evidenzia una marcata differenza regionale, con una polarizzazione verso il Nord-Est (il 10% degli iscritti attivi è composto da pensionati rispetto al 5% del Sud).

Un altro fenomeno che ha assunto sempre più importanza nel tempo per il mondo delle Casse privatizzate è la cosiddetta femminilizzazione della professione, un trend che non viene riscontrato nelle altre categorie lavorative in cui la componente femminile è rimasta pressoché costante negli anni. La percentuale di iscritte donne è cresciuta notevolmente, passando dal 30% del 2007 al 41% del 2022, seppure con importanti differenze per fasce d’età. Se, infatti, tra i professionisti sotto i 40 anni c’è una prevalenza della componente femminile (circa il 54% del totale), le proporzioni si invertono con l’aumentare dell’età degli iscritti. Infatti, le donne tra i 50 e 60 anni rappresentano solo il 35% degli iscritti e la quota si riduce ulteriormente all’aumentare dell’età anagrafica. Peraltro, le donne costituiscono il 52% del totale nuovi iscritti che è diminuito, seppur di poco, rispetto all’anno precedente; considerando poi solo gli under 40, le nuove iscritte superano i colleghi uomini di quasi il 7%.

Figura 2 – Percentuali di donne e uomini per fasce d’età

Figura 2 – Percentuali di donne e uomini per fasce d’età

Fonte: XIII Rapporto AdEPP sulla previdenza privata


Il reddito dei professionisti: gender pay-gap e age pay-gap

A partire dal 2010 la decrescita dei redditi ha pesantemente inciso sul sistema professionale italiano (-12% tra il 2010 e il 2016). La variazione è poi tornata positiva nel 2017, nel 2018 e nel 2020 portando a crescere, per tutti e 3 gli anni, il reddito del 3% circa. Va comunque evidenziato che l’andamento del reddito medio risente delle riforme a cui gli enti sono soggetti e che ne modificano la platea di riferimento. In particolare, la grossa variazione di redditi tra il 2012 e il 2013 è, almeno in parte, dovuta alla Riforma Forense del 2012, che ha previsto il passaggio di un gran numero di avvocati, il cui reddito era inferiore a 10.300 euro, dalla Gestione Separata dell’INPS alla Cassa Forense. Tale passaggio, di concerto con gli effetti della crisi del settore professionale, ha comportato il decremento del 5,5% fatto registrare tra il 2012 e il 2013. Se includiamo gli effetti dell’inflazione sui redditi, si rileva una riduzione, in termini reali, dell’8% dal 2005. 

Oltre alla citata crisi del settore e all’effetto riforme, la diminuzione dei redditi è anche dovuta alla crescente quota di donne nelle professioni; libere professioniste che hanno mediamente redditi inferiori a quelli dei colleghi uomini, circa il 45% nel 2022. A questo proposito, il gender pay-gap persiste in tutte le fasce d’età, ma con delle differenze importanti: il gap è meno rilevante per i redditi molto bassi e per le professioniste under 30 ma, ancora una volta, diventa più evidente per i professionisti silver. Con riguardo invece all’age pay-gap, il Rapporto evidenzia come i professionisti sotto i 40 anni guadagnino meno della metà dei loro colleghi over 50. Tale differenza decresce con l’età del professionista, com’è naturale immaginare per effetto dell’esperienza via via maturata sul campo, ma resta comunque marcata fino ai 50 anni. 

Figura 3 – Gender/age pay gap

Figura 3 – Gender/age pay gap

Fonte: XIII Rapporto AdEPP sulla previdenza privata


Il sostegno delle Casse di Previdenza al sistema Paese e lo sguardo al futuro

Accanto a questi trend consolidati (femminilizzazione della professione, aumento dell’età media dei professionisti, gender pay-gap, etc.), una delle principali tematiche emerse dal Rapporto di quest’anno è il sostegno delle Casse di Previdenza al sistema Paese di fronte a fenomeni ormai inarrestabili come, ad esempio, il progressivo invecchiamento della popolazione, le nuove tecnologie e l’Intelligenza artificiale, la concorrenza globale o gli insufficienti investimenti nella formazione e nelle competenze.

In tale contesto, risulta sempre più rilevante l’attività delle Casse che stanno implementando ulteriori e nuove forme di aiuto, sostegno, sviluppo e promozione della libera professione. Accanto alle misure di welfare “tradizionale” da tempo previste – come l’indennità di maternità e paternità, il rimborso delle spese sostenute per la frequenza dell’asilo nido e della scuola per l’infanzia, le borse di studio a favore dei figli studenti, le coperture assicurative per malattia o LTC - si stanno attivando azioni di welfare attivo: dal “welfare per l’avvio” al “welfare per lo sviluppo” al welfare per la promozione della professione e la transizione digitale. Come si legge nel documento, la necessità di anticipare – e dunque gestire – le transizioni, è alla base della nuova strategia delle Casse di Previdenza che, nel solo 2023, hanno stanziato risorse pari a quasi 272 milioni (cui si aggiungono le indennità obbligatorie riconosciute per legge) e stanno riformulando le proprie politiche adeguandole al contesto nel tentativo di prevedere le variabili e i fattori di rischio che influenzano i processi”.

Il futuro del sistema delle Casse professionali potrebbe allora essere riassunto con le parole dinamicità e rilancio. Attraverso un coraggioso percorso di cambiamento, pur avendo sempre presente la mission principale (garantire prestazioni pensionistiche adeguate e sostenibili nel tempo), questi enti potranno indubbiamente ricoprire un ruolo fondamentale nella ripresa del nostro Paese. 

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

3/1/2024 

 
 
 

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