PIP, perché le linee obbligazionarie non sono riuscite ad assorbire il 2022

Come evidenziano i rendimenti a 3 anni, le unit linked obbligazionarie collegate ai PIP censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali stanno faticando più di quelle azionarie a recuperare le perdite accumulate nel 2022: quali le possibili prospettive per il futuro? 

Leo Campagna

A maggio le unit linked collegate ai PIP censiti dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali  hanno messo a segno un rialzo medio del +1,6%, archiviando la piccola battuta di arresto di aprile (-1,4%) e portanto il risultato da inizio anno a quota +5,0%. Meglio della media le linee azionarie che hanno chiuso il mese in rialzo del +3,0%, portando la performance media da inizio anno a +8,5%.

Fanalini di coda i comparti obbligazionari che non sono andati oltre un modesto +0,5%, non sufficiente a riportare la loro performance da inizio 2024 in territorio positivo (-0,3%). A pesare su questi andamenti non allineati, la divergenza tra le Borse, che stazionano sui massimi di sempre, e il mercato obbligazionario, in particolare quello dei titoli di Stato. Le attese per i molteplici tagli dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense e la BCE sono andate presto deluse e questo ha determinato una correzione al rialzo dei rendimenti mentre i prezzi dei bond, che si muovono in direzione opposta ai  rendimenti, sono calati.

Particolarmente penalizzati i titoli a medio e a lungo termine perché la sensazione è che ci si stia muovendo in un nuovo regime di tassi alti più a lungo e questo nuoce alla duration: tanto più un titolo presenta una scadenza lunga tanto più aumenta la sua sensibilità alla variazione dei tassi di rendimento di mercato, sia al rialzo sia al ribasso. Un'interessante chiave di lettura per leggere i rendimenti a 3 anni che vedono le unit linked azionarie collegate ai PIP vantare una performance media del +14,6% e quelle obbligazionarie ancora in "rosso" del -7,2%. E questo nonostante nell’annus horribilis del 2022 le unit linked azionarie abbiano lasciato sul parterre il 13,2%, ben più di quanto accaduto alle obbligazionarie (-11,2%).

D'altra parte, mentre i mercati azionari, come si diceva, sono tornati sui massimi di sempre, quelli obbligazionari devono metabolizzare un brusco e ravvicinato rialzo dei tassi che ha comportato una corposa perdite percentuale nei prezzi. Ora, ipotizzando un rendimento medio annuale del 3% (frutto di un mix di bund tedeschi, OAT francesi, bonos spagnoli e BTP italiani) con una duration media di 10 anni, sarebbe necessario che nei prossimi 12 mesi i rendimenti dei decennali dell’area euro scendessero di mezzo punto percentuale per far registrare un total return (flusso cedolare e apprezzamento dei titoli) del 7,5% circa. 

Leo Campagna

21/6/2024 

 
 

Ti potrebbe interessare anche