Previdenza complementare, i vantaggi di una buona diversificazione

La crisi dei mercati finanziari scatenata da COVID-19 ha evidenziato come la diversificazione sia per i risparmiatori previdenziali, e per tutti gli investitori in genere, un'ottima arma per contrastare anche i periodi di maggiore difficoltà: perché la strategia sia efficace necessita però anche di selettività e tatticità 

Leo Campagna

Quando si parla di investimenti si sentono spesso citare i vantaggi della diversificazione. Assicurarsi che i propri risparmi siano ripartiti in più asset class ben distribuite tra mercati azionari, obbligazionari, materie prime e valute consente una navigazione relativamente più equilibrata.  Un'ulteriore prova sul campo si è avuta durante la crisi causata dalla diffusione del coronavirus. 

Dal 19 febbraio, giorno in cui le Borse hanno fissato i loro massimi, i mercati hanno sperimentato una violenta e rapida correzione con perdite di oltre il 30% per gli indici di Borsa USA e del 40% per quelli europei, ampliamenti degli spread delle obbligazioni societarie e del debito emergente, un crollo del prezzo del petrolio e ampie fluttuazioni dei cambi valutari. Successivamente, dall’ultima settimana di marzo in poi, si è assistito a un recupero che ha portato a colmare una buona parte delle perdite accumulate. Per esempio, l’indice MSCI world delle Borse mondiali, dopo aver segnato un -33,9% il 23 marzo, si è riportato a -14,5% il 15 giugno 2020.

Tuttavia, se gli indici hanno evidenziato un altrettanto rapido e imponente recupero, è però anche vero che si contano vincitori e vinti in questa prima fase della crisi. Tra i vincenti figurano senza dubbio i titoli della tecnologia e quelli della salute, mentre un discreto recupero lo hanno mostrato pure le obbligazioni societarie di medio alta qualità (investment grade). Per contro, sul banco dei "perdenti", trovano posto i titoli bancari, quelli delle compagnie aeree e delle crociere, della ristorazione e alberghieri e il settore petrolifero. In ambito obbligazionario, i titoli con merito di credito inferiore (high yield) e il debito emergente hanno invece evidenziato una forza di recupero limitata. 

Un portafoglio bilanciato ben diversificato ha potuto, nella prima fase della crisi, attutire i violenti impatti della correzione, e, successivamente, partecipare al recupero dei mercati. Tradotto in soldoni, la sua performance si è spinta a -16%, dal 19 febbraio al 23 marzo, per poi registrare un rialzo del 12% dal 23 marzo al 15 giugno: la risultante è un -6% dal massimo del 19 febbraio, e un -3,3% da inizio anno. La lezione che se ne può trarre è che la diversificazione si è confermata una soluzione valida anche durante questa crisi ma, per essere ancora più efficace, necessità di più selettività e tatticità.

Leo Campagna

3/7/2020

 
 
 

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