Spesa pubblica per prestazioni di invalidità: trend opposti per invalidità civili e previdenziali

La spesa per prestazioni di invalidità civile e assegni di accompagnamento vale nel 2017 oltre 15,8 miliardi di euro. Se il trend è in crescita nel tempo (e numerose sono le richieste in attesa di verifica), decrescono invece le invalidità previdenziali: un fenomeno che merita di essere attentamente monitorato

Mara Guarino

Il costo complessivo annuo delle pensioni di invalidità previdenziale dell’INPS è diminuito dai 14,4 miliardi di euro del 2005 agli 8,8 miliardi di euro del 2017, a fronte di un aumento della spesa complessiva annua per prestazioni di invalidità civile, che invece cresce dai 9,3 miliardi di euro del 2005 ai 15,81 miliardi di euro del 2017, con un aumento di oltre 450 milioni di euro rispetto al 2016.

Sono questi alcuni dei principali dati emersi dall’approfondimento a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali “Osservatorio sulla spesa pubblica: invalidità civili e invalidità previdenziali” che, nell’ambito delle verifiche di sostenibilità del sistema di protezione sociale italiano, evidenzia come le due tipologie di prestazioni stiano registrando nel tempo un andamento contrapposto in termini di numero complessivo dei trattamenti.

Se, da un lato, tendono a decrescere le invalidità previdenziali, vale a dire i trattamenti che derivano da versamenti contributivi effettuati all’INPS in forza di un rapporto di lavoro, dall’altro si evidenzia un trend ascendente per le invalidità civili, erogate a titolo di assistenza dallo Stato e che prescindono dunque da ogni contribuzione previdenziale. Il totale complessivo è di circa 4 milioni di trattamenti, da ripartire tra 1 milione di pensioni di invalidità previdenziale e 3 milioni di prestazioni di invalidità civile. Quanto alla distribuzione geografica si rileva invece che, benché la popolazione residente nel Nord (il 45,8% di quella italiana) e nel Centro (il 19,9% di quella italiana) sia in genere più anziana, con età media di 45,6 anni, di quella residente nel Sud (34,4% della popolazione italiana) con età media di 43,7 anni, le prestazioni di invalidità si concentrano nel Sud, rispettivamente per il 45% del totale delle invalidità civili e per il 47,9% del totale delle invalidità previdenziali. Al Nord viene erogato il 34,3% del totale delle invalidità civili e il 31,5% del totale delle invalidità previdenziali, mentre il Centro si attesta rispettivamente al 20,7% e al 20,6%. 

Come spiegare il trend?  Mentre per quanto riguarda la drastica riduzione delle invalidità previdenziali un ruolo fondamentale si deve agli effetti della legge 222/1984, che ha circoscritto il riconoscimento delle prestazioni ai soli aspetti sanitari e alla limitazione della capacità di lavoro, la crescita delle invalidità civili è da imputare principalmente agli effetti della crisi economica e, in particolare, al lavoro irregolare che rende difficoltoso il raggiungimento del requisito contributivo per il diritto alla prestazione previdenziale. Come evidenzia dunque lo studio condotto da Itinerari Previdenziali, una quota delle prestazioni di invalidità civile sembra ormai fungere da ammortizzatore sociale. Si pensi ad esempio al caso delle indennità di accompagnamento, che prescindono di fatto anche da requisiti di natura reddituale e che rappresentano la quota più rilevante delle prestazioni di invalidità civile.

L’Osservatorio sulla spesa pubblica evidenzia poi come gli effetti del fenomeno si riflettano inevitabilmente sui conti pubblici, con un importante distinguo di cui tenere conto nell’ottica di mettere a punto misure di contenimento della spesa per invalidità civile: mentre l’accertamento del diritto alle prestazioni di invalidità previdenziale rientra nella piena competenza dell’INPS, la titolarità delle prestazioni di invalidità civile (di tipo assistenziale) resta in capo alle Regioni. Da cui, i diversi interventi legislativi volti a affidare compiti maggiori all’INPS con l’obiettivo, oltre di limitare la spesa, di evitare abusi e di assicurare uniformità sul territorio nazionale.

Tra resistenze opposte in particolare da alcune Regioni e sperimentazioni su nuovi possibili modelli organizzativi attualmente in corso su un campione di 17 province, le criticità – tra cui la riduzione dei medici a disposizione dell’INPS rispetto al passato -  non mancano, tanto che, conclude lo studio, “ancora una volta si rischia di assistere a un fenomeno ‘perverso’ legato ad aspetti di maladministration o meglio di poor organisation della pubblica amministrazione, i cui effetti sono quelli di rendere inefficaci gli sforzi del legislatore che, nel corso del tempo, ha individuato misure di contenimento della spesa anche nel settore delle invalidità civili”.

Mara Guarino

6/2/2018

 
 

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