L'ultimo atto del Governo Draghi: approvato il DDL sulla non autosufficienza

Nell'ultimo Consiglio dei Ministri presieduto da Draghi è stato approvato il DDL per la riforma nazionale del settore della non autosufficienza che dovrebbe portare, qualora l'iter parlamentare proceda senza intoppi, alla creazione del nuovo sistema di assistenza entro l'1 marzo 2024

Lorenzo Vaiani

Come analizzato in maniera approfonditati all’interno del Quaderno di Itinerari Previdenziali dedicato alla Silver Economy, oggi la popolazione over 65, fascia anagrafica in cui si colloca in buona parte la platea dei potenziali beneficiari diretti della riforma, rappresenta il 23,8% dell’intera popolazione nazionale, vale a dire poco più di 14 milioni di persone.

L'importanza e l'urgenza della misura attraverso i numeri 

Incidenza che è destinata a crescere fino ad arrivare tra il 2045-2050 a superare il 35%, con un numero di persone ultra65enni superiore ai 19 milioni. Di pari passo aumenterà anche la quota di popolazione sopra gli 80 anni, tra i più esposti al rischio di perdita di autosufficienza: all'1 gennaio 2022 questa fascia di popolazione pesava in percentuale per il 7,6% (4,8 milioni di individui). Nel 2050 è destinata a toccare quota 14,1%, pari a circa 7,8 milioni di anziani. 

Portando l’attenzione sulle persone anziane non autosufficienti, a oggi in Italia questa categoria conta tra i 2,5/2,8 milioni di individui, ovvero poco meno del 18% di tutti gli over 65. Quando verrà raggiunto il picco di anzianità nel nostro Paese, ipotizzando che l’incidenza percentuale resti pressoché la medesima, le persone non autosufficienti dovrebbero essere circa 3,4 milioni. 

Bastano questi pochi numeri per far capire quanto sia grande e potenzialmente difficile da gestire il problema se non si interverrà adeguatamente e per tempo.


Cosa prevede il DDL 

Il Disegno di Legge Delega recepisce le proposte e le indicazioni riportate nel Manifesto del Patto per un nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, e affida al neonato Parlamento la discussione in merito prima di conferire al nuovo governo il compito di legiferare, mediante decreti legislativi, sui seguenti ambiti: assistenza e cura delle persone anziane (non solo quelle non autosufficienti), prevenzione delle fragilità e promozione dell’autonomia, sviluppo delle politiche di invecchiamento attivo e valorizzazione della solidarietà e coesione tra generazioni. Il complesso di questi nuovi principi e intenti dovrebbe consentire la definizione e creazione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNAA). 

I punti sui quali poggia il DDL sono i seguenti: 

- l’armonizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEPS) rivolti alle persone anziane non autosufficienti con i livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA);

- l’introduzione di un punto unico di accesso – presso le case di comunità – quale luogo fisico di facile individuazione che offra informazioni sugli interventi disponibili, orientamento su come riceverli e supporto nelle pratiche amministrative;

- la valutazione multidimensionale unificata, che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni statali. Alla valutazione è collegata la successiva valutazione multidimensionale territoriale, di competenza di Regioni e Comuni, per ottenere le prestazioni di loro responsabilità;

- la valorizzazione di una “nuova domiciliarità“, capace di assicurare risposte unitarie da parte di comuni e ASL e offrire un appropriato mix di prestazioni: medico-infermieristico-riabilitative, garantendo l’assistenza per il tempo effettivamente necessario;

- la considerazione, in sede di valutazione delle condizioni della persona anziana e di successiva definizione del Piano Assistenziale Integrato, delle condizioni del caregiver familiare, ove presente, con riguardo ai suoi specifici bisogni di supporto, anche psicologico. La delega prevede interventi di formazione e certificazione delle competenze acquisite nel corso dell’esperienza sviluppata e inoltre forme integrate di sostegno, per evitare che l’impegno assistenziale possa costituire un pregiudizio per la vita lavorativa.


I punti di forza e potenziali criticità

Sicuramente, il primo e più importante punto di forza del nuovo impianto legislativo è la definizione e costituzione di un sistema unitario di Long Term Care. Attualmente, infatti, il settore della non autosufficienza (in generale, e non solo quella specifica relativa gli anziani) è eccessivamente frammentato e con abnormi differenze a livello territoriale. La definizione di un quadro regolatorio strutturale e di una governance precisa, che veda al vertice il Comitato interministeriale per le politiche a favore della popolazione anziana (CIPA) e poi a cascata le Regioni e i Comuni, e il collante costituito dai LEPS che dovranno garantire dei livelli uniformi su tutto il territorio nazionale in termini di quantità e di qualità dei servizi, sono sicuramente ottime basi sulle quali costruire. Tuttavia, è proprio a proposito dei livelli essenziali delle prestazioni e della relativa armonizzazione con i LEA che emergono le potenziali maggiori criticità e difficoltà. È bene ricordare, infatti, come i LEP, almeno normativamente, siano già previsti all’interno dell’ordinamento italiano ma non siano mai stati “attivati”; anche perché ciò comporterebbe l’obbligo da parte delle istituzioni competenti di stanziare un quantitativo di risorse, non solo economiche, tale da poter garantire i suddetti livelli essenziali. 

A ciò occorre aggiungere un ulteriore monito, ovvero quello legato alla determinazione dei livelli essenziali contestualmente con le relative risorse economiche per poterli garantire. Infatti, il rischio, in un contesto nel quale la spesa pubblica non può permettersi di aumentare ulteriormente ed è dunque destinata a rimanere stabile se non addirittura a contrarsi, è che i LEP (ma il medesimo discorso vale anche per i LEA) vengano stabiliti in funzione delle risorse a disposizione, in una sorta di "rincorsa al ribasso". Naturalmente ciò non significa che non debbano essere definiti i LEPS né tantomeno che non debbano essere armonizzati ai LEA: anzi, per la buona riuscita del SNAA questo sarà uno dei passaggi chiave e fondamentale. Occorrerà solo prestare la massima attenzione affinché gli standard qualitativi e quantitativi dei servizi da erogare, e che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, non vengano soggiogati ai vincoli economici ma stabiliti in maniera scientifica garantendo un efficace ed efficiente utilizzo delle risorse a disposizione.

Le fondamenta sono state poste e ora toccherà al nuovo esecutivo costruire quell'impalcatura normativa che permetta poi a Regioni e Comuni di mettere a terra in maniera ottimale gli aspetti pratici di una riforma che, per troppo tempo, è rimasta ferma nel cantiere della politica. 

Lorenzo Vaiani, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

24/10/2022

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche