Raddoppiare il diritto alla salute degli italiani con la sanità integrativa

L’istituzione di un secondo pilastro sanitario che si affianchi al Servizio Sanitario Nazionale garantirebbe le cure a tutti in tempi ragionevoli: a partire dai dati dell'ultimo rapporto annuale RBM-Censis, alcuni spunti di riflessione sul ruolo presente e futuro della sanità integrativa in Italia

Marco Vecchietti

Il welfare integrativo come strumento per tutelare non più solo la pensione ma anche la salute degli italiani. Nel 2005 è stata attuata la riforma della previdenza complementare che ha istituito un secondo pilastro del sistema di protezione sociale del nostro Paese, con l’obiettivo di andare a integrare i livelli di tutela di base già garantiti dal sistema pubblico. Un sistema che nei fatti riguarda, in particolare, la pensione complementare e i lavoratori dipendenti e che ora potrebbe essere esteso anche alla sanità. Raddoppiare il diritto alla salute degli italiani, istituzionalizzando la sanità integrativa proprio come fatto in passato con la previdenza integrativa, è diventata ormai una priorità improcrastinabile e per farlo serve un secondo pilastro sanitario aperto che si affianchi al Servizio Sanitario Nazionale. I dati in questo senso aiutano a comprendere meglio la situazione.     

Nell’ultimo anno 19,6 milioni di italiani sono stati costretti a pagare di tasca propria per ottenere prestazioni essenziali LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) prescritte dal medico. E quasi un italiano su due, a prescindere dal proprio reddito e a causa della lunghezza delle liste d’attesa, si è “rassegnato” a pagare personalmente di tasca propria per ottenere una prestazione sanitaria senza neanche prima provare a prenotarla attraverso il SSN. Questi sono i dati principali emersi dal rapporto annuale sullo stato di salute della sanità italiana che RBM Assicurazione Salute, in collaborazione con il Censis, ha presentato a Roma il 13 giugno in occasione del Welfare Day 2019. 

È ormai chiaro che la spesa sanitaria di tasca propria è diventata un’integrazione necessaria del Servizio Sanitario Nazionale. Quest’anno la spesa sanitaria privata media per famiglia sarà pari a 1.522 euro (+2,97% dal 2017), mentre quella pro capite raggiungerà i 691,84 euro (+12,33% dal 2017), per un totale stimato di poco inferiore ai 42 miliardi di euro.

La spesa sanitaria: i trend delle fonti di finanziamento

Una necessità, quella per gli italiani di doversi pagare di tasca propria le cure sanitarie, che cresce in base allo stato di salute (i malati cronici spendono in sanità privata il doppio rispetto all’ordinario; i non autosufficienti il triplo) e all’età (per gli anziani la spesa sanitaria privata è in media il doppio di quella ordinaria). 

La spesa sanitaria pro capite: analisi per stato di salute

La spesa sanitaria pro capite: analisi per fase di vita

Ognuno di noi ha sperimentato la necessità di muoversi tra pubblico e privato per completare, in tempi certi, un iter clinico o diagnostico prescritto dal proprio medico. Considerando le visite specialistiche, su 100 tentativi di prenotazione di visite ginecologiche nel SSN, sono 51,7 quelli che transitano nella sanità a pagamento; 45,7 le visite oculistiche, 38,2 quelle dermatologiche e 37,5 le visite ortopediche. Per quanto riguarda gli accertamenti diagnostici, su 100 tentativi di prenotazione nel SSN, transitano nel privato 30,1 ecografie, 27,4 elettrocardiogrammi, 26,3 risonanze magnetiche e 25,7 RX.

Di fronte a questi dati diventa fondamentale e urgente raddoppiare il diritto alla salute degli italiani, tramite il ricorso alla sanità integrativa. Non è più sufficiente limitarsi a garantire finanziamenti adeguati alla sanità pubblica, ma è necessario affidare in gestione le cure acquistate dai cittadini al di fuori del SSN attraverso un secondo pilastro sanitario aperto. Un sistema sanitario universalistico è incompatibile con una necessità strutturale di integrazione “individuale” pagata direttamente dai malati, dagli anziani e dai più fragili. Il secondo pilastro sanitario non è un modello nel quale i cittadini ricevono le cure privatamente, ma un sistema di “gestione in monte” delle prestazioni sanitarie erogate al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale rimaste a loro carico.

I livelli assistenziali: ammontare per tipologia di cura

L’adesione a una forma di sanità integrativa permette al cittadino-paziente un notevole risparmio: i 2/3 della spesa vengono rimborsati dalla polizza sanitaria in una percentuale che varia tra  l’oltre 60% per l’odontoiatria e l’84,5% per le cure ospedaliere. La sanità integrativa, fondi e polizze sanitarie sono perciò strumenti in grado di garantire un aiuto concreto ai cittadini e alle famiglie italiane di fronte al costante innalzamento dei bisogni di cura e alla necessità di pagare una quota sempre maggiore delle cure di tasca propria. Un sistema che, per chi già ne beneficia (circa 14 milioni di italiani), funziona piuttosto bene. A questo punto auspichiamo che il governo possa implementare delle politiche a sostegno di quest’importante tutela sociale aggiuntiva. 

Marco Vecchietti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di RBM Assicurazione Salute    

7/8/2019

 
 
 

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