La transizione del modello degli investimenti delle compagnie di assicurazione

Le compagnie assicurative stanno affrontando una graduale transizione verso un modello di investimenti più diversificato e complesso rispetto al passato, con implicazioni sui modelli organizzativi e sulla sempre più stretta interconnessione con la funzione di risk management

Andrea Nanni

La congiuntura macroeconomica continua a non favorire la redditività delle compagnie assicurative, per lo meno sulle polizze tradizionali, agganciate alle gestioni separate, strette tra le esigenze di assorbimento di capitale e le difficoltà nel reperire investimenti performanti.

I rendimenti, a livello di sistema, tengono ancora, intorno al 3% (prima dei costi, per i sottoscrittori), ma l’impressione, guardando ai portafogli, è che i BTP rappresentino tuttora l’ancora di salvezza, soprattutto quando, con una certa regolarità, lo spread aumenta ed è possibile reinvestire a rendimenti in linea con i target. In Italia e Spagna, infatti, le compagnie investono in titoli di Stato una quota del patrimonio (oltre il 50%) quasi doppia rispetto a Germania, Francia e Regno Unito. A livello aggregato non sorprende peraltro il fatto che negli ultimi 7 anni la quota di titoli di Stato detenuti da soggetti residenti, tra cui le compagnie assicurative, sia aumentato di quasi 400 miliardi di euro.

L’auspicabile contenimento dello spread comporterà in ogni caso una maggiore diversificazione degli attivi, percorso già avviato da molte compagnie anche sulla scorta dell’adozione del provvedimento IVASS n. 68 del 2018, che ha eliminato nei nuovi contratti l’obbligo di retrocedere subito agli assicurati eventuali plusvalenze da vendita di attività. Tale ulteriore flessibilità contabile, a regime, potrebbe incentivare le compagnie ad adottare strategie di gestione più dinamiche soprattutto nelle gestioni separate di nuova istituzione.

Altri fattori stanno trainando il cambiamento dei portafogli: tra questi l’intenzione delle compagnie di contribuire allo sviluppo degli investimenti infrastrutturali in Italia, progetto su cui ANIA si è impegnata direttamente, promuovendo la costituzione di un fondo dedicato. Da segnalare anche la transizione verso un modello di investimenti compatibile con criteri di tipo Environmental, Social & Governance (ESG) e le implicazioni sulle scelte degli strumenti, tra i quali, ad esempio, i green bond.

Qualunque scelta di investimento però, deve essere anche efficiente dal punto di vista dei rischi e dell’assorbimento di capitale: molto si è dibattuto sugli effetti dell’applicazione di Solvency II sulla scelta dell’asset allocation strategica e soprattutto sull'individuazione degli investimenti adeguati. Sta di fatto che l’allocazione “effettiva” a titoli di capitale e a strumenti alternativi, illiquidi, è tuttora modesta: “effettiva” perché, sempre più spesso, si ricorre a strategie complesse, impacchettate dall’industria del risparmio gestito all’interno di veicoli ottimizzati per Solvency II, che consentono di avere esposizione a determinati fattori di rischio, non sempre in modo lineare, riducendone l’assorbimento di capitale.

Qualunque sia l’elemento prevalente, non vi sono dubbi sul fatto che sia in atto una transizione verso un modello di portafoglio più diversificato, per certi versi più complesso e in parte meno liquido. Questo passaggio richiede competenze e livelli di specializzazione sempre più elevati all’interno delle Direzioni Finanza delle compagnie e un ricorso sempre più intenso al supporto di advisor finanziari sia nell’impostazione dell’asset allocation strategica (AAS) ottimale che nella scelta degli investimenti.

Prometeia Advisor SIM, che per il comparto assicurativo ha sviluppato un modello di generazione di scenari economici (ESG) in grado di produrre sia scenari market consistent, compatibili con il Regolamento IVASS n.18, per la valutazione delle riserve tecniche, che real world a supporto dell’impostazione dell’asset allocation strategica, nell’ambito della più ampia progettualità legata agli investimenti alternativi, ha di recente elaborato uno studio, analizzando i portafogli a copertura delle riserve tecniche delle compagnie italiane e ipotizzando un investimento graduale in investimenti illiquidi e diversificati nell’ordine del 10%: FIA specializzati in infrastrutture, direct lending, bank loans, real estate e una quota residuale di private equity.

Il risultato, in termini di contributo alla redditività, è interessante: stimando un soft & long landing dei rendimenti verso un 2,7%, a portafogli attuali, il contributo degli investimenti alternativi illiquidi sarebbe nell’ordine di 60 centesimi, portando la redditività vicino al 3,3% sullo stesso periodo. Pur rendendoci conto delle semplificazioni e dei limiti di questo approccio, riteniamo valga la pena approfondire gli aspetti di assorbimento di capitale calando il potenziale investimento nella realtà della singola compagnia. 

Andrea Nanni, Responsabile Fondi Pensione e Assicurazioni Prometeia Advisor SIM 

30/5/2019

 
 

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