Le Compagnie di Assicurazione nel 2023: un quadro di risorse e investimenti

Dopo il calo 2022 torna a crescere, anche se leggermente, il patrimonio del settore Vita, pari a 608 miliardi di euro: l'investimento prevalente resta quello obbligazionario, ma aumenta il peso dei fondi, complici soprattutto il crescente interesse verso la sostenibilità e le opportunità offerte dalle grandi transizioni in atto

Bruno Bernasconi

Per la loro funzione di "assicurazioni sociali" (quand’anche di natura privatistica) e per la natura dei loro investimenti, le Compagnie di Assicurazione costituiscono uno dei principali investitori istituzionali del Paese, operanti nel welfare cosiddetto privato. Come di consueto, l’Undicesimo Report sugli investitori istituzionali italiani, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali in collaborazione con ANIA, fornisce un’analisi degli investimenti in riferimento ai patrimoni previdenziali di risparmio afferenti alle polizze tradizionali vita dei rami I, IV e V che compongono la cosiddetta classe C e che rappresentano essenzialmente il welfare individuale.

Nel 2023, i premi complessivi del portafoglio italiano ed estero, diretto e indiretto, raccolti dalle imprese aventi la sede legale in Italia e dalle rappresentanze di imprese estere non comunitarie, sono aumentati dell’1,1% a 136 miliardi (dopo il -6,1% del 2022), frutto del +8,7% a 43,4 miliardi nei rami Danni e del -2,2% a 92,6 miliardi nei rami Vita. Approfondendo l’analisi del settore Vita limitatamente al portafoglio diretto italiano, le prestazioni nel 2024 sono cresciute del 47,5% a 113,2 miliardi per effetto del sensibile aumento dei riscatti, principalmente di ramo I ma anche di ramo III. Come sottolinea ANIA, l’incremento delle estinzioni anticipate dei contratti Vita, osservato nel mercato italiano a partire dalla seconda metà del 2022, è dovuto essenzialmente a scelte degli assicurati dettate da maggiori esigenze di liquidità, anche a causa dell’elevata inflazione che ha eroso il potere d’acquisto dei redditi; inflazione a cui si è aggiunta la rinnovata concorrenza nelle scelte di investimento delle famiglie di altri prodotti finanziari, quali i titoli di Stato, che hanno visto il ritorno di rendimenti interessanti dopo diversi anni di tassi di interesse storicamente bassi registrato. 

Per quanto riguarda gli investimenti del settore Vita delle assicurazioni, nel 2023 sono stati pari a 869 miliardi, di cui 608 (il 70%) relativi alle polizze tradizionali (classe C) e 260 miliardi (il 30%) alle polizze connesse a prodotti unit linked e a fondi pensione (la cosiddetta classe D). In riferimento alla classe C, l’investimento prevalente resta quello obbligazionario con quasi 474 miliardi (di cui il 70% investito in titoli di Stato), seguito da 98 miliardi di quote di fondi comuni e 32 di azioni. Allargando il periodo di analisi all’ultimo decennio 2014-2023, si nota che il patrimonio Vita della classe C è aumentato di circa 170 miliardi, da 441 a 608 miliardi, con una crescita media di circa 20 miliardi l’anno, interrotta solo nel 2022. Da sottolineare, inoltre, come il peso della componente obbligazionaria, sebbene aumentata in valore assoluto di 100 miliardi nell’ultimo decennio, sia diminuito dall’83,5% del 2014 al 78% del 2023; nel frattempo, quello dei fondi comuni è passata dal 6,9% al 16,1%.

Figura 1 - L'evoluzione del patrimonio delle Compagnie di Assicurazione (settore Vita, classe C)

Figura 1 - L'evoluzione del patrimonio delle Compagnie di Assicurazione (settore Vita, classe C) 

Fonte: Undicesimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2023”

 

Una tendenza che, secondo ANIA, nonostante il recente incremento dei tassi di interesse abbia reso nuovamente attraenti i bond, dovrebbe proseguire anche nei prossimi anni soprattutto per quanta riguarda i fondi alternativi, anche ai fini di una maggiore diversificazione dei rischi, di una maggiore decorrelazione e di un sempre più crescente interesse negli investimenti sostenibili e nell’economia reale domestica, garantendo rendimenti maggiormente in linea con le passività. Tesi che trova conferma anche da quanto emerso dalla sesta edizione dell’indagine sulle politiche di investimento SRI degli investitori istituzionali italiani, curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che ha confermato come le Compagnie siano già oggi tra i player istituzionali più attenti alla sostenibilità. Non solo, l’82% delle imprese assicuratrici rispondenti alla survey ha dichiarato di voler incrementare la propria esposizione agli investimenti sostenibili nel prossimo futuro e i settori verso cui dovrebbero essere indirizzate maggiori risorse si confermano in linea con quelli che interessano le tre grandi transizioni che stiamo attraversando, ecologica, demografica e digitale: al primo posto figurano infatti le energie rinnovabili (68%), seguite da healthcare (45%), infrastrutture sanitarie (36%), Silver Economy (27%) e tecnologia (27%).

Figura 2 - Distribuzione dei fondi di investimento OICR a fine 2023 (esclusi i contratti linked)​

Figura 2 - Distribuzione dei fondi di investimento OICR a fine 2023 (esclusi i contratti linked)​

Fonte: Undicesimo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2023”

 

A oggi, i dati evidenziano come circa il 28% dei quasi 100 miliardi di fondi comuni di investimento sia investito in fondi di debito, in progressiva diminuzione rispetto al 2020 quando era pari al 32%. Stabile rispetto al 2022 la quota di investimenti in fondi di asset allocation, pari a fine 2023 al 22,7% (24,4% nel 2020), e in crescita quella dei fondi immobiliari, passata dal 16% del 2020 al 18% del 2023. Meno rilevanti, infine, le quote dei fondi alternativi (5%), dei fondi infrastrutturali (6,4%) e dei fondi di private equity (4,7%). 

Gli investimenti collegati a polizze linked (classe D), invece, sono stati pari a fine 2023 a 261 miliardi, di cui l’85% relativi a fondi di investimento e la restante parte investita in titoli di Stato (7%), equity (4%) e obbligazioni (3%). I fondi azionari e i fondi di debito rappresentavano insieme l’81,7% dei 222,6 miliardi investiti, in lieve aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari al 78,3%. In leggero calo, e pari all’8,9% la quota investita in fondi di asset allocation. 

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

11/9/2024

 
 

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