Come si misura lo sviluppo sostenibile?

Il rapporto sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite mostra, attraverso un accorto monitoraggio statistico, l’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile adottati con l’Agenda 2030 da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Bene le dimensioni ambientale e sociale, meno quella economica

Giovanni Gazzoli

Sviluppo sociale, ambientale ed economico: sono queste le tre dimensioni principali, insieme a quella istituzionale, che comprendono i 17 obiettivi di sviluppo (declinati in 169 target specifici) individuati dall’ONU per trasformare sostenibilmente la società. Il gruppo di esperti delle Nazioni Unite che ne segue l’implementazione ha identificato 232 indicatori e 325 misure statistiche utili a monitorare i progressi nella realizzazione di questi obiettivi: l’aggiornamento è stato diffuso nella terza edizione del Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo, con tuttavia il limite dell’impossibilità, al momento, di valutare l’impatto della pandemia di COVID-19 in modo strutturale. Effetti che si possono ipotizzare positivi per quanto riguarda l’ambiente, vista l’interruzione delle attività produttive, ma di conseguenza fortemente negative per l’ambito economico e, di conseguenza, sociale.

Il quadro italiano, in riferimento ai dati 2018, è complessivamente positivo: rispetto al 2017, il miglioramento riguarda quasi la metà degli indicatori, mentre poco più di un quinto sono peggiorati; rispetto a dieci anni prima, invece, il miglioramento investe il 61% degli indicatori. L’analisi su base regionale vede i progressi più marcati nelle province autonome di Bolzano e Trento e in Valle d’Aosta; a seguire le altre regioni del nord-Est, oltre alla Lombardia. Sicilia, Calabria e Campania sono invece fanalini di coda. A livello nazionale, i miglioramenti si registrano più per le dimensioni ambientale (ruolo importante dell’energia pulita e del consumo responsabile) e sociale (bene gli indicatori su salute e istruzione) che per quella economica, che fino al 2013 ha visto un declino per poi migliorare costantemente. Vediamo quindi nello specifico lo “stato di salute” del progresso sostenibile italiano.

Come detto, i maggiori progressi si registrano nella dimensione ambientale, con un forte traino attuato dalla diffusione di “Energia pulita e accessibile” (obiettivo 7): il 17,8% del consumo finale lordo di energia deriva da fonti rinnovabili (-0,5% sul 2017 ma +5% sul 2008), in particolare dal settore elettrico; inoltre, è sempre meno la percentuale di popolazione che non riesce a riscaldare adeguatamente l’abitazione (14,1%). Per quanto riguarda “Consumo e produzione responsabili” (obiettivo 12), è migliorata la gestione dei rifiuti sia nella percentuale di rifiuti riciclati (aumenta al 51%) sia in quella della raccolta differenziata (58%), mentre aumentano i sussidi alle fonti fossili (1% del PIL). In merito alla “Lotta al cambiamento climatico” (obiettivo 13), il valore delle emissioni pro capite di CO2 è stabile a 7,3 tonnellate/abitante, valore sul quale le attività produttive incidono per tre quarti (un quarto dai consumi delle famiglie). La tutela della “Vita sott’acqua” (obiettivo 14) migliora, con l’aumento di oltre 5mila Km quadrati del perimetro delle aree marine comprese nella rete Natura 2000; tuttavia, nota negativa per quanto riguarda la pesca che, nel 90,7%, dei casi opera in condizioni di sovra-sfruttamento.

Aproposito di acqua, per quanto riguarda “Acqua pulita e servizi igienici e sanitari” (obiettivo 6) l’Italia è prima in Europa per prelievo di acqua per uso potabile da corpi idrici superficiali e sotterranei: 419 litri al giorno per abitante; migliora la rete idrica, la cui efficienza è al 62,7%. Infine la “Vita sulla terra” (obiettivo 15): i boschi coprono più del 30% del territorio nazionale (+0,6% annuo dal 2000 al 2015), anche se è poco diffusa la certificazione della gestione forestale; nonostante l’80% delle aree chiave per la biodiversità rientri nelle aree protette, questa è in pericolo, sia per il rischio di estinzione del 20% degli insetti e del 30% dei vertebrati, sia per la continua diffusione di specie alloctone invasive.

Passando alla dimensione sociale, cominciamo esaminando l’obiettivo 1, “Sconfiggere la povertà”: il 27,3% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale, dato in diminuzione dal 28,9% dell’anno precedente, così come la percentuale di famiglie e di individui in povertà assoluta, rispettivamente 6,5% e 7,8%; rimane comunque una perplessità circa le metriche utilizzate per valutare la diffusione della povertà, essendo una condizione spesso riconducibile a fattori molto più variegati come l’educazione, la salute, lo stile di vita. Per quanto riguarda “Sconfiggere la fame” (obiettivo 2), l’1,5% delle famiglie italiane dichiara di non aver potuto comprare cibo in alcuni periodi dell’anno (percentuale che contrasta con quella della povertà assoluta); un dato molto preoccupante è quello sui bambini da 3 a 5 anni sovrappeso, il 30%. Passando a “Salute e benessere” (obiettivo 3), ecco un dato che è stato al centro dell’attenzione pubblica durante la pandemia da COVID-19, ossia il numero di medici per abitante (4/1000) e di farmacisti per abitante (1,1/1000); altro tema cruciale è quello dell’invecchiamento attivo, misurato dall’indice di speranza di vita in buona salute alla nascita: 58,5 anni nel 2018, pochi rispetto agli 83 anni attesi di vita totali; dopo la stagione delle polemiche sui vaccini, infine, si registra un alta diffusione delle vaccinazioni sia negli over 65 sia nei bambini. 

Altro tema all’ordine del giorno è quello dell’educazione, compreso in “Istruzione di qualità” (obiettivo 4): quasi il 26% degli studenti sono low performer nelle materie scientifiche, mentre il 13,5% dei 18-24enni non terminano il percorso formativo; solo il 27,6% dei 30-34enni possiede una laurea o un titolo terziario, mentre gli adulti svolgono poche attività di formazione (8,1%). Passando alla “Parità di genere” (obiettivo 5), ecco un dato tristemente aumentato durante il lockdown, quello dei femminicidi che, già nel 2018, aumentava a 133 dai 123 del 2017; il 55,2% di donne con bimbi tra 0-5 anni è occupato, percentuale che si alza al 74,3% in assenza di figli; nel Parlamento oltre il 40% degli eletti è di sesso femminile, mentre nei consigli di amministrazione lo è il 36,1% (percentuale tra le più alte dei Paesi europei), mentre è solo al 18,6% negli organi decisionali. Oltre a quelle di genere, gli obiettivi sostenibili mirano anche a “Ridurre le disuguaglianze” (obiettivo 10) di reddito: ebbene nel 2017 è peggiorata, essendo i redditi di tutta la popolazione cresciuti più di quelli delle persone più povere (rispettivamente +1,6% e +0,2%); solo il 19,3% di reddito è disponibile per il 40% della popolazione più povero; rispetto al 2017 diminuiscono inoltre permessi di soggiorno, rifugiati e acquisizioni di cittadinanza. Dunque il tema “Pace, giustizia e istituzioni solide” (obiettivo 16): a fine 2019 il 16,0% della popolazione carceraria era in attesa di giudizio di primo grado; peraltro, il numero di detenuti è superiore al numero di posti disponibili (119,9%); per quanto riguarda la giustizia civile, diminuisce di 20 giorni la durata dell’espletamento dei procedimenti civili, che però resta in media di 421 giorni. Da ultimo le Partnership per gli obiettivi” (obiettivo 17): diminuiscono le rimesse verso l’estero degli immigrati, aumenta l’uso dell’ICT nella popolazione e nelle imprese, e cresce anche la percentuale di imprese con più di dieci dipendenti e famiglie che usufruiscono della banda larga (95% e 75%).

Infine la dimensione economica che, come anticipato, fa registrare le prestazioni peggiori, anche se i dati scontano tutti la mancata valutazione del grave impatto della crisi economica innescata dalla crisi sanitaria da COVID-19. Partendo da “Lavoro dignitoso e crescita economica” (obiettivo 8), al rallentamento della crescita del Pil pro capite (+0,4% nel 2019) si affianca l’alto livello di lavoro irregolare, pur assistendo a un lieve miglioramento dei tassi di occupazione e disoccupazione; gravissima è la più alta percentuale nell’UE28 di NEET (22,2%). In merito a “Imprese, innovazione e infrastrutture” (obiettivo 9) resta basso l’investimento in ricerca e sviluppo sul PIL (1,39%); squilibrata la rete ferroviaria, che è polarizzata a favore di Nord e Centro Italia. Infine, non è rosea la situazione in “Città e comunità sostenibili” (obiettivo 11): oltre un quarto della popolazione vive in condizioni abitative non soddisfacenti, come dimostra il 27,8% delle famiglie in abitazioni sovraffollate; non sono molto apprezzati i mezzi pubblici (un terzo delle famiglie è insoddisfatto), pertanto resta alta la percentuale di cittadini che vanno al lavoro con mezzi privati (74,2%). 

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

22/5/2020

 
 

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